Rialzarsi ora o mai più
di Davide Parascandolo ARS L'Aquila
Atteggiamento arrendevole, sguardo basso, estinta ogni voglia di combattere per se stessi e per la propria terra, fuga nella sfera dell’egoismo e dell’individualismo per salvare il salvabile nel momento in cui ogni certezza sembra sgretolarsi.
Questi i tratti salienti, duole dirlo, propri al momento di un’intera nazione, di un popolo spento, inebetito, che vive stancamente, che subisce passivamente un disegno eterodiretto e arbitrariamente architettato per renderlo schiavo e impotente, senza che il popolo medesimo se ne avveda e con la vergognosa complicità delle nostre classi dirigenti, quelle del passato così come quelle del presente.
Fiaccati nello spirito, ci hanno inculcato il dogma dell’irreversibilità, dovendo fare quello che ci dicono di fare, senza se e senza ma, insultandoci e denigrandoci in continuazione, in totale spregio di ogni forma di rispetto per le nostre peculiarità culturali e per la nostra storia.
E noi, come sempre carenti di amor proprio e di amor patrio, accettiamo la flagellazione purificatrice “per il nostro bene”, perché ce lo meritiamo, come si sente dire spesso. Stiamo dunque espiando le nostre colpe che, tradotto, significa sacrificare le vite e la dignità di milioni di individui, di cittadini di quella Unione europea che segnerebbe, secondo i suoi giullari di corte, il trionfo storico della razionalità, del progresso, della moralità, in una parola, della Civiltà.
E tutto ciò lo dobbiamo sopportare con il sorriso sulle labbra, perché l’Europa è un “sogno” (per pochi, per tutti gli altri è un incubo).
Essa appare invece come il trionfo dell’insensatezza e del dogmatismo più becero e retrivo, il quale non esita ad elevare degli assurdi criteri di contabilità al di sopra della dignità umana. L’Unione europea è costruita sulla menzogna, su un principio che sta culturalmente minando l’essenza più profonda dell’essere umano, quel principio di competizione elevato a misura di tutte le cose (una volta tale misura era l’uomo medesimo), a causa del quale non solo viene meno il presunto e tanto sbandierato solidarismo di facciata sul quale si vorrebbe edificata questa mirabile costruzione, ma che pone gli uni contro gli altri individui, popoli e interi Stati.
Questo è uno dei paradossi maggiori del nostro tempo: proprio l’Unione europea, da molti ominidi poco evoluti reputata come l’unico baluardo a difesa di una altrimenti inevitabile distruzione intraeuropea, sta seminando il vento dell’odio e della diffidenza reciproca tra i popoli che ne fanno parte, le cui opinioni pubbliche sono manipolate ad arte per additare nel vicino poco laborioso la colpa della catastrofe continentale.
Ebbene, è il momento di dire basta, è il momento di reagire e di opporsi vigorosamente a questa violenta e soffocante dittatura, levando alto il vessillo del Sovranismo, unico principio in base al quale poter garantire l’autodeterminazione dei popoli nel rispetto reciproco delle culture e dei rispettivi sistemi di aggregazione sociale.
I sovranisti non sono pericolosi e aggressivi nazionalisti, sono dei patrioti che hanno a cuore le sorti della propria nazione e dei propri concittadini. Si badi bene, nell’epoca del globalismo la dimensione nazionale rimane l’unico baluardo, seppur imperfetto, della partecipazione e del controllo democratico dei cittadini sulle istituzioni che hanno il compito di assumere decisioni fondamentali per le loro vite.
Ogni aumento di scala, alias Unione europea o altre simili aberrazioni, non farà altro che restringere drammaticamente lo spazio del controllo, lasciando ad élites sostanzialmente impalpabili, lontane e completamente autocratiche la facoltà di determinare le condizioni di esistenza di milioni di individui.
L’uniformità culturale, sociale ed economica imposta da queste gerarchie deve essere combattuta e osteggiata con ogni mezzo. Ne va delle nostre stesse vite. Un giorno la Storia decreterà l’impostura di tali spregevoli disegni e di coloro che ne sono i fautori, ma, prima che il giudizio storico, con i suoi tempi lunghi, faccia il suo corso, i sovranisti sono chiamati ad unirsi adesso, per scardinare il falso mito dell’irreversibilità e di un supposto finalismo (o fatalismo) storico che rischia di estirpare il vero significato della politica, ovvero quello di assumersi la responsabilità di una scelta, di una visione del mondo, della società, dell’uomo stesso, da immaginare, perseguire ed attuare con convinzione e passione civile.
Occorre riconsegnare all’Italia la facoltà di determinare il proprio destino, e occorre farlo al più presto.
Occorre infonderle nuovamente convinzione e passione.
Rialziamo dunque quello sguardo e riprendiamo a combattere.
Commenti recenti