L’antidoto
Giorgio Napolitano nel 1994 scrisse un libro: “Dove va la Repubblica”. Già dal titolo si capisce che il futuro presidente della Repubblica non voleva porsi una domanda, – poiché avrebbe messo un punto interrogativo alla fine del titolo – ma tracciare una rotta. Il libro racconta dagli occhi di chi era allora Presidente della Camera dei deputati, il biennio 1992-1994 e quindi la breve legislatura che lo accompagnò.
In quel biennio la storia ci racconta che cambiò qualcosa, anzi molto. Tanti sono i fatti storici che si concentrarono in quel periodo: “tangentopoli” e lo sconvolgimento dei partiti che avevano governato per 40 anni, i delitti dei magistrati Falcone e Borsellino, la firma del trattato di Maastricht, le privatizzazioni, la trasformazione della pubblica amministrazione, le bombe del 1993, la campagna elettorale del 1994.
Questi i fatti sapientemente avvelenati da chi li ha interpretati sia nell’immediatezza della cronaca, che nella calma della riflessione propagandistica.
Il veleno a dir la verità è stato usato anche prima di quel biennio, già dalla fine degli anni ’70 alcuni fatti come l’inflazione e la svalutazione venivano “avvelenati” da interpretazioni lontane dalla verità storica. Penso alla facile colpa data alla "liretta" e alla demonizzazione di politiche monetarie espansive, tralasciando la portata degli effetti degli shock (esterni) petroliferi.
I dispensatori di veleno occupano le istituzioni e i giornali da più di 35 anni.
Siamo avvelenati dal livore verso la politica, verso lo Stato e, consentitemi, verso la democrazia.
Se il futuro Presidente della Repubblica italiana nel libro sopra citato scrive a pag. 193: “Maggioranza e governo non possono sfuggire, debbono rispondere in qualche modo – innanzitutto con i provvedimenti di bilancio – a una richiesta di ulteriore, sistematico risanamento dei conti pubblici, che viene dei mercati, dalla comunità europea, dal fondo monetario internazionale" si capisce perchè l’ex direttore di “La Repubblica”, Eugenio Scalfari, 20 anni dopo, replica “Senza l'Europa non si cresce. Il nostro governo vorrebbe essere autorizzato a sforare il 3 per cento del deficit almeno per due anni. Può darsi che questa facilitazione si ottenga, darebbe un certo respiro ma non è quella la chiave per uscire dalla stagnazione che minaccia di portarci a fondo.
La chiave è nella nascita dell'Europa federale, con opportune cessioni di sovranità da parte degli Stati nazionali e diretti interventi di Bruxelles sulla politica economica e fiscale negli Stati in questione.
Dirò un'amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l'Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale.
[…]
Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l'appunto uno di quei casi.”
Veleno, veleno e veleno, anni e anni di veleno, generazioni cresciute con queste parole, bombardati mediaticamente, educati all’anti-italianità, all’europeizzazione.
Ormai gli italiani che si auto-denigrano con frasi del tipo: “questa è l’Italia” o “gli italiani sono un popolo di …” li considero vittime di questo veleno somministrato da anni da una classe dirigente che ha un preciso scopo politico: distruggere lo Stato democratico e consegnare il Popolo al “Dio mercato” senza bandiera, senza frontiere e senza Costituzione.
Eppure penso che l’antidoto a questo veleno si stia diffondendo. Sta facendo breccia tra le avanguardie del popolo italiano l’immunità a parole, frasi e pensieri. Ci stiamo lentamente svegliando da quel torpore livoroso in cui ci hanno ricacciato.
E’ solo una questione di tempo che ci divide dal completo risveglio a cui deve necessariamente fare seguito l’organizzazione politica.
Svegli, liberi e mai più avvelenati.
Andrea Franceschelli – ARS Abruzzo
L'autorassismo è autolesionismo italiano è unico al mondo, o girato il mondo, ma una cosa del genere non l'ho mai vista da nessuna parte.
Più avanza la crisi, più assume forme grotesce.