Dittatura digitale
I temi relativi allo sviluppo democratico di uno stato, quelli legati ai diritti civili e alle libertà politiche e di espressione sono importanti nell’adozione e nella diffusione di Internet ( Milner 2003).
Il tipo di regime politici prevalente in un Paese è un fattore determinante nell’adozione di nuove tecnologie. Nei paesi democratici è più veloce ed è facilitata anche in presenza di differenti gradi di sviluppo economico.
Esiste quindi un legame tra fattori politico- istituzionali e investimenti per la diffusione delle nuove tecnologie.
La banda larga per esempio, in Italia non ha la stessa diffusione tipica degli altri paesi democratici e la causa e’ da ricercare proprio nella volontà politica.
A questo proposito e’ utile una citazione accademica della Teoria dei “politici perdenti” ( Ancemoglu e Robinson 2000). Secondo questa tesi, i gruppi al potere tenderanno a bloccare le innovazioni tecnologiche che minacciano le fonti della loro forza politica ( Sartori: Il divario digitale).
Il caso estremo e’ il paese governato da dittatura che limita e controlla in modo ferreo l’acceso e l’utilizzo della rete. Un esempio intermedio e’ l’Italia dove i controlli dell’utilizzo ci sono ma non dichiarati e l’accesso alla rete viene limitato dal mancato investimento volontario, nella creazione di infrastrutture necessarie alla diffusione più efficiente e a costi più bassi di Internet.
Nonostante questo, lo scenario politico e’ molto cambiato negli ultimissimi anni proprio grazio all’uso di Internet e di strumenti come i blog e i social network. Questi sono i nuovi terreni di confronto tra politici e cittadini; confronto ormai quotidiano e facile per chiunque ne abbia accesso tramite telefono o pc. Il politico quindi, ha perso l’aurea di irraggiungibilità, venerabilità e segretezza che lo ha protetto fino a poco tempo fa, trovandosi in condizioni di aperto scontro frontale con il cittadino libero di esprimere la propria contrarietà o aderenza al suo operato.
La velocità di diffusione delle informazioni che viaggiano in spazi aperti senza ostacoli morfologici, in tempi brevi, rende difficile l’insabbiamento o la manipolazione stessa del misfatto ( non impossibile ma senz’altro molto più difficile). I canali tradizionali ( tv, radio, giornali) fungevano da barriera asettica perché permettevano una ‘preparazione’ della notizia da comunicare ed erano talmente limitate le fonti dalle quali attingere le informazioni che la scelta era quasi univoca a favore del potere.
Questi sono i presupposti per i quali è plausibile pensare che ancora oggi nessuna fazione politica si sia mai spesa concretamente a favore dell’ampliamento delle infrastrutture per la diffusione di Internet.
Le condizione attuale comporta delle disuguaglianze sociali ( digital divide): chi non usa internet ( classi sociali meno abbienti) e’ limitato nella scelta delle fonti e quindi nel confronto critico tra le stesse, ed è escluso dal grande dibattito pubblico, circoscritto ai luoghi fisici d’incontro sociale; rimane quindi chiuso in una visione ristretta della realtà legata al suo ambiente e la sua posizione sociale.
La banda larga rimane allora un arma a doppio taglio; pesa da una parte la capacità di sviluppo economico nel settore terziario e dell’e-commerce e diminuisce dall’altro, fino a farlo scomparire, la distanza tra potere e cittadino, condizione necessaria per tenere il popolo nella debita ignoranza.
Questo spiega in parte perché fino ad oggi nessun governo italiano ( legittimo o meno) abbia mai concretizzato lo sviluppo della rete nelle riforme di sviluppo e rilancio dell’economia, avvicinandosi di più a un regime dittatoriale piuttosto che a uno democratico.
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