Italiani comunisti!
di Francesca Recchia
Sabato pomeriggio passeggiavo con Melinda intorno alla Cittadella in cerca di regali di Natale. Ad un certo punto un odore di biscotti appena sfornati ci ha distratto e per seguire il naso ci siamo un po’ perse. Camminando, camminando siamo passate davanti ad una vecchia chaikhana, una casa da te con tante finestre e le colonne decorate di specchietti.
Il padrone ha notato che ficcavo un po’ il naso e ci ha fatto cenno di entrare. La chaikhana non è propriamente un posto da donne… è il luogo di ritrovo dove gli uomini si incontrano per bere te, parlare di politica e giocare a domino. L’invito ci ha preso in contropiede e un po’ incredule abbiamo deciso di non lasciarci sfuggire una simile occasione. Ci siamo sedute ad un tavolo non troppo in vista ma non troppo appartato e ci siamo concesse un’aria disinvolta. Il padrone con qualche parola d’inglese ci ha chiesto da dove venivamo. Melinda è stata la prima a rispondere e “America” non ha suscitato nessun particolare entusiasmo. Quando è toccato a me rispondere la faccia del vecchietto si è illuminata e ha esclamato: “Italiani: Comunisti!” La risposta mi ha preso completamente alla sprovvista e là per là non ho saputo come reagire. Ma il sorriso che aveva stampato sulla faccia non mi ha lasciato dubbi e ho confermato con un sorriso più grande del suo! Andando via, non ci ha fatto pagare e ci ha offerto il te. Sulla porta mi sono girata per salutare e lui di nuovo, con il pugno chiuso e un grande entusiasmo mi ha detto: “Italiani: Comunisti!” e io un po' commossa: “Si! Si! Italiani: Comunisti!”
Per Cittadella intendi la Cittadella di Arcore?
capitalismo e comunismo sono due faccie della stessa medaglia,ormai dovrebbe averlo capito anche un id…a,ma evidentemente..no no .Un altro sito che non leggerò più.Addio coglioni,continuate a sbattere la testa contro il muro.
Per Namaless, nel caso tornassi a leggere.
Capitalismo e comunismo sono due modi di produzione della fase storica che inizia con e poi segue la rivoluzione industriale, più teorici che reali, i quali segnano il prisma all'interno del quale si collocano numerosi concreti modi di produzione, tra i quali si rinvengono quelli statali, corporativo e non, che si sono avuti in Italia dagli anni trenta ai primi anni ottanta.
Soltanto nel senso sopra precisato si tratta di due facce della stess medaglia, dove medaglia sta ad indicare l'attività di produzione e scambio di beni e servizi dalla fase della industrializzazione di massa in poi.
Sotto il profilo teorico si distinguono perché per l'uno, il comunismo, tutto il valore prodotto doveva andare a retribuire il lavoro; per l'altro il valore prodotto era soltanto valorizzazione del capitale (per Sey il lavoro dell'imprenditore è un costo!? Per chi? Per il capitale, che è il soggetto della storia che Sey racconta).
Ora si può anche essere antimoderni o per la decrescita (una teoria dai buoni propositi, ma confusa e irrealizzabile molto più del comunismo platonico) – io sono un pò antimoderno e un pò per la decrescita (come fini, visto che la teoria, fino ad oggi, non mi persuade) – ma in qualsiasi società si desideri vivere, qualsiasi sia il modo di organizzazione della produzione e degli scambi, si porrà il problema, che non è il problema fondamentale sotto il profilo morale, ma è il fondamento materiale di ogni società e con il quale si devono fare i conti, della valorizzazione del lavoro o del capitale. Noi siamo tendenzialmente per il lavoro, autonomo o subordinato, privato o pubblico, in un sistema tendenzialmente autarchico e autonomo, comunque indipendente. Forse questo lo sappiamo perché siamo stati comunisti (invero soltanto alcuni di noi). Coloro che ignorano o credono di ignorare il problema capitale/lavoro vivono nel mondo delle favole (e sono i veri coglioni, anche se animati da buoni sentimenti).
Gli articoli del sito, compreso il Manfesto, mi sembra che dimostrino che esistono problemi e scelte morali che sono, in astratto, di gran lunga più importanti del problema capitale/lavoro. Ma se non hai intenzione di organizzare un esercito di un milione di persone disposte ad ogni violenza contro i tuoi compatrioti, contro quel problema sei costretto a sbatterci il muso.
Dopo tutto in questo sito non ha mai trovato scritto di proposte per rifondare il comunismo o simili (credo che nessuno di noi ci pensi o ci creda). Quindi evidentemente ti da fastidio la parola. Il tuo è un problema psicologico; quando ascolti o leggi quella parola perdi l'equilibrio (perché l'hai odiata o perché ti ha deluso).
Trova l'equilibrio e poi torna ad affacciarti sul nostro sito.