DOCUMENTO DELL'ARS SULL'IMMIGRAZIONE – Documento per l'Assemblea Nazionale del 7 giugno 2015

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6 risposte

  1. durga ha detto:

    1- Il principale snodo di traffico degli esseri umani non e’ l’Egitto, ma la Libia.
    2- Non si dice come dovranno essere effettuate le espulsioni di chi non abbia diritto all’asilo.

  2. Enrico ha detto:

    Eccomi finalmente al pc fuori tempo massimo per proporre qualunque emendamento ma almeno provo a fare un ragionamento che lo spirito del documento assolutamente non coglie.

    Se io penso al concetto di “immigrazione”, penso prima di tutto a persone che incontro tutti i giorni sul luogo di lavoro come colleghi; non alla microcriminalità o al terrorismo. Poi che all’interno della gestione di questo fenomeno ci siano anche da tenere in conto le situazioni di irregolarità o di micro e macrocriminalità è innegabile, ma secondo me un serio “documento sull’immigrazione” dovrebbe preoccuparsi anche e soprattutto di molte altre cose. Invece il documento in questione è quasi completamente focalizzato sulle problematiche sicuritarie e perde quasi completamente di vista il fenomeno nel suo complesso.

    Tengo a precisare che di immigrazione so poco e niente, per cui quelle che pongo sono semplici domande che partono solo dal buon senso e alle quali provo a dare risposte che forse non sono le migliori; ma sono domande che chi ha stilato quel documento non si è preoccupato di porsi.

    Partendo da un’analisi dettata dal buon senso mi viene da pensare che i fenomeni migratori sono qualcosa che in una certa misura “conviene” sia a chi li produce (per i benefici economici che portano le rimesse degli emigrati oltre che per motivi politici perchè consentono di abbassare le tensioni sociali incanalando forze spesso giovani e insoddisfatte verso obiettivi “neutri” rispetto ai conflitti che attraversano la collettività) sia a chi li riceve (per il fatto che si trova della manodopera qualificata senza aver dovuto sborsare un quattrino in formazione).

    Chiaramente, come in tutte le cose, oltre ai vantaggi ci sono anche dei costi per entrambi: per i paesi originari dei flussi sono rappresentati dalla perdita di opportunità di sviluppo conseguenti alla fuga all’estero di quelle stesse forze che potrebbero essere molto più proficuamente utilizzate all’interno qualora venissero perseguite politiche di piena occupazione; per i paesi destinatari il rischio che i migranti vengano utilizzati come esercito industriale di riserva per spingere al ribasso la quota salari.

    Secondo me allora un documento politico sull’immigrazione dovrebbe contenere delle indicazioni sulle metodologie da seguire per regolare i flussi migratori che favoriscano a) l’immigrazione di manodopera qualificata nei settori dove questa manca (per evitare pressioni al ribasso sulle retribuzioni) e b)l’emigrazione da paesi che promuovano al loro interno politiche volte al raggiungimento di un regime di piena occupazione (per favorire nel tempo un processo di “esaurimento” dei flussi). In questo campo un po’ di esterofilia non guasterebbe: bisognerebbe capire come hanno fatto tanti paesi storicamente mete di emigrazione (es. Svizzera, Germania) a mantenere alti i livelli delle retribuzioni, almeno fino a che non hanno aderito alla moneta unica; potrebbero emergere indicazioni interessanti.

    La necessità di evitare pressioni al ribasso sulle retribuzioni fa un po’ a pugni con quanto riportato dal documento dove dice che “l’impegno solidaristico non include il diritto al lavoro del quale, per l’articolo 4 della Costituzione, sono titolari i soli cittadini, in quanto destinatari delle sovrane politiche di piena occupazione”, o pensiamo che se sul territorio italiano ci siano delle persone che non hanno lo stesso diritto al lavoro dei cittadini italiani, la cosa possa non avere delle ricadute negative anche su questi ultimi? Lo stesso diritto al lavoro dell’immigrato è di fatto completamente annullato dalla necessità di rinnovare il permesso di soggiorno ogni anno, rinnovo che viene concesso solo a condizione che l’interessato abbia un lavoro. Pensiamo che la paura di non vedersi rinnovato il permesso non abbia un ruolo nel creare una massa di lavoratori docili e refrattari a qualsiasi forma di rivendicazione sindacale? Il documento propone un arco di tempo di 10 anni prima di dare all’immigrato la possibilità di chiedere la cittadinanza, ma nulla dice come in questi 10 anni debba venire regolata la sua presenza in Italia. Mantenere l’obbligo di rinnovo annuale del permesso? O concedere all’ingresso un permesso decennale? E come comportarsi con coloro che non desiderano (e sono la maggior parte) diventare cittadini italiani? Li teniamo indefinitamente nella condizione di rischiare ogni anno di diventare irregolari, magari quando ormai hanno famiglia e figli? Non riesco a non pensare che mantenere una situazione del genere possa avere effetti deleteri, oltre che sul sovraffollamento delle carceri, anche sul livello delle retribuzioni.

    La necessità di favorire l’emigrazione da paesi che attuino al loro interno precise politiche del lavoro fa un po’ a pugni con il “principio di non interferenza” perseguito dal documento; mi rendo conto che il testo si riferisce all’attuale contesto di interferenze di stampo neocoloniale, ma forse sarebbe meglio fare presente che mantenere buoni rapporti che consentano di indirizzare le politiche di questi paesi verso direzioni che più convengono sia a noi che a loro è sicuramente una buona cosa. In questo senso quindi cercare di intercettare i flussi all’origine disponendo una filiera di gestione dell’immigrazione che parta dalle ambasciate che dovrebbero intercettare “alla fonte” i migranti che hanno intenzione di arrivare in Italia mettendo loro a disposizione viaggio e alloggio (per un anno?) in una struttura ricettiva dietro pagamento – anche anticipato – dei medesimi, secondo me non è assolutamente una brutta idea: quanto sborsano queste persone oggi per un viaggio che mette in pericolo le loro stesse vite è probabilmente una cifra molto più alta. Le stesse ambasciate potrebbero poi farsi carico di corsi di lingua, conoscenza della costituzione etc per i candidati che abbiano i requisiti per poter arrivare nel ns paese la cui identità, provenienza e buona condotta in patria sarebbe a questo punto più che comprovata.

    Di tutte queste considerazioni che riguardano la realtà dell’immigrato o aspirante tale nel documento non c’è molta traccia; in altre parole, sarà anche costituzionale, ma manca di quella cosa che spinge molti anche a interessarsi di politica e che è l’empatia: non commiserazione e nemmeno “solidarietà” ma riconoscimento di sè nell’altro.

    Tra l’altro nel contesto attuale una diversa gestione dell’immigrazione potrebbe essere la chiave per cominciare a scardinare gli accordi UE. La stragrande maggioranza degli sbarchi di lampedusa e dintorni ha per meta l’europa, non l’italia. Credo che se a queste persone si concedesse il permesso di soggiorno dietro presentazione di documentazione che attesti la presenza di famigliari o amici disposti ad accoglierli sul suolo EUROPEO, ci troveremmo a ridurre di molto la presenza di questi irregolari in Italia (con il permesso di soggiorno puoi girare in tutta l’area Schengen); e a quel punto si vede come reagiscono i “fratelli” europei: http://www.stranieriinitalia.it/normativa-permessi_di_soggiorno._ecco_con_quali_si_circola_in_schengen_13244.html

    Quindi immigrati irregolari e cittadini italiani hanno GROSSI interesse in comune, non vedo perchè non sfruttare questo terreno. Anche in nome del ruolo di cerniera che dovrebbero avere i paesi dell’Europa mediterranea tra il sud e il nord del mare nostrum.

    Enrico Bonfatti

  3. durga ha detto:

    Egregio Bonfatti, i nostri “fratelli” europei hanno gia’ prontamente reagito, dichiarando che non accetteranno nessun migrante proveniente dall’Italia, eccetto una piccola quota di rifugiati siriani. Punto. Vorrebbe poi gentilmente dirmi di quante migliaia di lavoratori “qualificati” avrebbe bisogno l’Italia? E se gli immigrati diventano milioni?

  4. Enrico ha detto:

    Infatti. Ma se volessero respingere alle loro frontiere delle persone munite di passaporto e regolare permesso di soggiorno rilasciato da un paese di Schengen non avrebbero altra scelta che ripudiare gli accordi o denunciare l’Italia per non averli rispettati, ma il significato politico della cosa sarebbe comunque enorme.

    Per quanto riguarda il bisogno di lavoratori qualificati ricordo che esistono campi lavorativi, come la sanità, l’assistenza agli anziani e disabili e i servizi alla persona in genere, dove oggi, grazie al susseguirsi di tagli alla spesa, gli organici sono ampiamente sottodimensionati rispetto a quelli che molti di noi ritengono essere i minimi per garantire dignità alla persona. E anche oggi, nonostante la crisi, non si trovano infermieri o medici a spasso, tuttalpiù si trovano medici e infermieri sottopagati, ma con un lavoro. Gli immigrati non diventano milioni se si predispongono regole chiare per l’accesso e anche per eventuali rientri in patria (forzati o volontari).

    • durga ha detto:

      Va bene avere un po’ di immigrati per la sanita’, l’assistenza agli anziani ecc. Io l’ho sempre pensato. Pero’ insisto, spero che gli altri aderenti all’ARS abbiano idee meno confuse di Lei sul fenomeno dell’immigrazione. Attualmente non c’e’ NESSUNA REGOLA PER L’ACCESSO. Puo’ arrivare chiunque e diventeranno quasi sicuramente milioni.

  5. enrico ha detto:

    Non ho mai detto di avere le idee chiare. Ma lei non legge quello che scrivo. Mi sembra di avere posto proprio la questione delle regole per l’accesso che secondo me il documento affronta in modo molto superficiale dando invece un risalto secondo me eccessivo alle regole per l’espulsione che, per forza di cose, si rende necessaria solo per una minoranza degli immigrati – quelli che in qualche modo infrangono leggi e regole vigenti nel ns paese.

    Detto questo la ringrazio di avermi chiarito le idee sul fatto che senza nessuna regola per l’accesso gli immigrati diventeranno quasi sicuramente milioni (ma lo sono già). Ho sempre pensato che una volta riacquistata la sovranità monetaria i flussi migratori fossero destinati a calare di colpo, vista la conseguente consistente svalutazione delle rimesse, a prescindere dalla chiara definizione di regole per l’accesso. Tra l’altro – ricordo ancora – in questo campo un po’ di esterofilia non ci guasterebbe: la Germania Ovest ha accolto per decenni milioni di immigrati italiani e turchi, ma questo non le ha impedito di diventare quello che è diventata, segno che forse qualche convenienza a “importare forza lavoro” (termine osceno) c’è; sarebbe bello riuscire a capire come i biondi ariani hanno gestito questa cosa, visto che anche da noi si rischia che diventino milioni.

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