La sovranità parziale dei Cessionisti
Nella corsa verso il baratro dell’espropriazione per via fiscale dell’intera Italia, perpetrata dagli organismi governativi, in ossequio alle pretese di solvibilità dello Stato nei confronti della speculazione finanziaria internazionale, stiamo assistendo alla diversificazione e ai distinguo delle varie congreghe fintopolitiche del paese, più o meno ispirate a qualche refolo di sovranità, declinato perlopiù in forme parziali e fantasiose; quel tanto che basta per essere in linea coi tempi senza passare inosservati.
Dal punto di vista strettamente grammaticale, il termine sovranismo, rappresenta un sostantivo che richiama l’aggettivo di “sovranista”. Tale aggettivo ha le stesse caratteristiche di altri aggettivi non quantitativamente declinabili come “intero”, “parziale” , “vivo” o “morto”. Un oggetto non può infatti definirsi “un po’ intero” o “quasi parziale”; un essere vivente non si può definire “morto solo un pochetto” così come non si può applicare la Sovranità solo in alcuni campi di azione di un’entità statuale. Uno stato o è sovrano integralmente o non lo è affatto, in quanto le stesse pretese cessioni di sovranità previste dell’articolo 11 della costituzione tanto care ai “Cessionisti” sono da intendersi in regime di condivisione paritaria di diritti e doveri con le controparti contraenti e pertanto di reali cessioni non trattasi. Sfido chiunque a fare un esempio di un trattato internazionale multilaterale di un certo rilievo in cui l’Italia attualmente si trovi in condizioni di reciprocità, non certo la NATO, non l’ONU e tanto meno la UE.
La differenza tra i Cessionisti e i Sovranisti, oltre alla nota profondità di analisi e la serietà nella proposta politica dei secondi, consiste pertanto anche nella corretta interpretazione del concetto stesso di Sovranità.
E’ dunque doveroso diffidare dalle imitazioni ma niente paura. Coloro che definendosi sovranisti, cadono nei distinguo parzializzanti ed edulcoranti sono facilmente individuabili. A tal proposito è abbastanza tipica la posizione di alcuni analisti che, pur dichiarandosi favorevoli al ripristino del governo nazionale della moneta in Italia, restano convintamente Europeisti; un ossimoro senza eguali; un doppio salto carpiato che non sta in piedi principalmente in termini se non giuridici quantomeno politici. In quest’ottica non possono definirsi sovranisti coloro che perseguono l’obiettivo de “L’altra Europa” da costruirsi a loro detta per il tramite di un non meglio definito processo di trasformazione endogena dell’attuale Unione Europea. Che dire delle finte battaglie anti Euro di una nota forza politica il cui proprietario (hanno privatizzato anche i partiti) è convintamente Mercatista, Eurista ed Europeista? Più a sinistra, sempre su queste posizioni appare molto curiosa la posizione assunta da Barra Caracciolo in un suo noto articolo (http://orizzonte48.blogspot.it/2013/11/lunione-europea-in-base-ai-trattati-non.html) in cui a mio avviso egli, seppur nel distinguo giuridico tra abbandono dell’EZ e recesso dall’Unione” di cui all’art. 50 del TUE, non coglie l’essenza della questione sovranista costituzionalista. Non è la semplice “correzione” dei trattati, esplicitamente auspicata, nel senso del rispetto dell’articolo 11 della costituzione, a dover essere perseguita, ma è l’intero progetto politico ultracapitalista e mercantista, formalizzato dall’Atto Unico fino a Lisbona, basato sulla competizione tra potere finanziario multinazionale in opposizione agli Stati sovrani (ed in particolare al modello economico e sociale inscritto nel dettato costituzionale Italiano), uno scontro ormai degenerato apertamente in un contesto di “bellum omnium contra omnes” alla Thomas Hobbes, a dover essere convintamente abbattuto. Per perseguire questo obiettivo, l’abbandono dell’Euro e del giogo Europeo sulla politica monetaria e fiscale del paese è condizione necessaria ma non sufficiente. Si rende a tal fine indispensabile la cacciata dei mercanti dal tempio, ripensare integralmente la politica estera del paese, alla sua autodeterminazione geopolitica, provvedere alla riscrittura di tutti gli accordi bilaterali da stipularsi in funzione dell’interesse imprescindibile dei cittadini, in un quadro di pace, di rispetto delle altrui prerogative e di proficua collaborazione internazionale ma soprattutto di rispetto del proprio popolo.
I Cessionisti, nell’annacquare le loro posizioni sovraniste, limitandosi spesso alla critica all’EZ, finiscono per tenere bordone al grande capitale, trascurando la reale esigenza di ricostruzione del proprio paese per la quale è evidentemente imprescindibile una cesura netta con gli ultimi trent’anni di demolizione costituzionale che va ben oltre il solo bistrattato articolo 11. Sovranisti o lo si è del tutto o non lo si è affatto.
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