Dopo 2600 anni, la Grecia dà una nuova lezione di democrazia al mondo
Come avevo preannunciato in precedenti miei articoli, usciti sia su “Conflitti&Strategie” sia su “Appello al Popolo”, la Grecia si avvia verso il default e molto probabilmente verso l´uscita dall´euro. Ma non lo fa andando via a testa bassa da debitore insolvente ed umiliato. Come nella scena finale di un antico dramma greco, ”Hellas” sta per uscire di scena a testa alta, vincitore morale di una trattativa con la troika durata 6 mesi.
Questo lo si deve al coraggio del suo leader Tsipras che amleticamente diviso tra l’eventualità di rimanere in Europa a prezzo di sacrifici e perdita di sovranita´ e quella di affrontare uno dei periodi economici piu´ difficili nella storia moderna riappropriandosi delle sorti del paese, trova la risposta dando al popolo greco con un referendum l´ultima parola.
Proprio questo passaggio gladiatorio di dare al popolo ellenico la possibilita´ di rivolgere il pollice verso l´alto o verso il basso su questa Europa delle banche ha fatto saltare in aria in maniera isterica il tavolo della trattativa.
Secondo la troika, Tsipras avrebbe potuto continuare un tira e molla bizantino fino all´ultimo minuto per ottenere qualcosa in piu´ ma non poteva compiere l´atto piu´ democratico che un capo del governo puo´ riservarsi in una situazione drammatica come quella greca: appellarsi al volere del popolo.
Questo atto e´ un tale tabu´ nel mondo della troika che fa urlare, fino a diventare cianotici, i socialdemocratici Hollande e Shultz alla decisione irresponsabile.
Il bravo Tsipras si e´ preso tutti gli insulti nelle ultime 48 ore: populista, irresponsabile con il suo comportamento altamente pericoloso, antisociale, democratico.
Riflettiamo un attimo: in questo mondo finanziario dove miliardi di euro, che ormai non rispecchiano piu´ l´economia reale, vengono bruciati e creati in pochi minuti di scambi elettronici, il gesto piu´ rivoluzionario e destabilizzante e´ rimettersi al giudizio del popolo. Certo, dare voce a quel popolo che produce beni materiali, servizi, prodotti agricoli significa mettere in discussione il mondo che ha creato l´assurdita´ per cui ogni secondo sui mercati finanziari mondiali circola una quantita´ di denaro pari a dieci volte l´ipotetico cartellino-prezzo di tutti i beni immobili presenti sulla terra.
Quel mondo che ha bisogno di popoli schiavi e non popoli sovranisti. Ecco quindi spiegarsi l´arcano per cui la Lagarde, presidente del FMI, riesce a prestare miliardi di euro all´Ucraina, insolvente per dichiarazione dei suoi stessi leader (Poroshenko ed Yatzenuk), non preoccupandosi di dare soldi ad un paese in guerra, occupato in una manifesta pulizia etnica e con una corruzione a livelli africani.
Anche organi di solito molto allineati con la troika si stanno accorgendo di queste macroscopiche diversita´ di comportamento: e´ il caso dell´ottimo articolo di Maria Grazia Bruzzone, uscito sulla “Stampa” il 27 giugno, che mette puntualmente a confronto le inspiegabili diversita´ di comportamento tra le facili concessioni finanziarie del FMI al paese
dei cleptocrati, l´Ucraina, e l´estrema rigidita´ nei confronti della Grecia.
Le fonti che cita sono tutte di pregio, dal “Washington´s Blog” che descrive una Lagarde intenta a perseguire per via finanziaria la politica Usa in Ucraina e la politica dei gruppi finanziari di Wall Street in Grecia, per passare all´analista storico-finanziario Eric Zuesse, che spiega in maniera precisa il come e il perche´ il FMI sia andato contro il suo statuto nel caso Ucraina.
La piu´ recente incongruenza e´ avvenuta il 19 giugno, quando la Lagarde in persona annuncia che continuera´ a sostenere finanziariamente il paese anche in caso di default tecnico a luglio. Ma Zuesse non e´ il solo ad accorgersi che le manovre del FMI sono ”ad personam”. Michel Hudson, uno degli economisti che aveva predetto la crisi economica del 2008, ha denunciato il fatto che la Lagarde non segue piu´ le regole che lo stesso fondo si e´ dato. L´analisi finisce con una comparazione del comportamento assolutamente rigido nei confronti della Grecia, che ha portato all´interruzione della trattativa sabato 27 giugno. L´articolo è ben fatto ma manca di una conclusione: perche´ il FMI, la cui presidenza puo´ essere fatta oggetto di veto dal presidente USA, ha comportamenti apparentemente cosi non consequenziali?
Obama si e´ espresso piu´ volte per una conclusione favorevole della trattativa tra Grecia ed UE ed è sembrato giocare il ruolo di poliziotto buono a confronto dell´arcigna Merkel. Ma, approfondendo meglio l´analisi, il FMI non e´ altro che l´espressione finanziaria del potere atlantico, tanto che i BRICS hanno sentito l´esigenza di costituire una loro banca antagonista. La mia conclusione e´ che anche in Grecia il FMI sta seguendo un disegno politico statunitense, ben più raffinato delle apparenze. La Grexit non e´ alto che il grimaldello americano per indebolire l´euro e, nello stesso tempo, punire un paese la Grecia che ha dato prova di una voglia di sovranita´ sconosciuta negli altri paesi europei.
La tempesta perfetta che si abbattera´ sulla UE sara´ tale da indebolire e sparigliare ancora di piu´ l´euro, l´unica valuta forte in grado di concorrere con il dollaro, indebolire la posizione tedesca di fronte agli altri partner europei e disintegrare quella cosa buffa che e´ diventa la UE. I crucchi con il duetto dilettantistico Merkel -Schäuble non solo non hanno subodorato niente ma, con la lungimiranza politica di un somaro con i paraocchi, si rinchiuderanno sempre di piu´ in una politica senza ambizioni se non quella di mantenere la locomotiva economica sotto pressione. Ben presto si accorgeranno quanto guadagnavano da un Europa Unita senza barriere da riempire con i loro prodotti. Certo, a breve si rischia di spingere sempre piu´ la Grecia nelle braccia di Mosca ma i ragazzi della Cia stanno sicuramente mettendo in cantiere una strategia della tensione se non una rivoluzione arancione ad hoc per riportare “Hellas” all´ovile atlantico. Washington e´ disposta a tutto pur di mantenere il controllo dell´Europa: lo si e´ visto anche ultimamente, quando lo scandalo delle intercettazioni all´Eliseo aveva incominciato a far alzare la cresta al galletto francese, tanto da far paventare un asilo politico ad Assage (nemico numero uno dell´amministrazione Obama).
Quasi a comando arriva un´ondata di attentati dei famigerati cattivoni dell´ISIS. Uno in Francia, l´altro in Tunisia, paese fortemente collegato a Parigi in quanto ex colonia. Come si dice, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.
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