Se vincono i si e se vincono i no
Se vincono i si, Tsipras dovrà rispettare la promessa solennemente fatta: “E prendo io personalmente l’impegno di rispettare il risultato di questa vostra scelta democratica qualsiasi esso sia”. Dovrà quindi accettare le condizioni dell’Unione europea e non avrà più margini di trattativa, a parte briciole. Quindi, continuando a governare dovrà attuare una politica economica nell’ambito dei vincoli assunti e, se non sarà più primo ministro o al governo, perché il suo governo sarà stato sostituito da un governo di “Unità (anti)nazionale”, dovrà sostenere il governo. Altrimenti si rivelerebbe un personaggio ridicolo. Fino a quando la minoranza di Syriza che addirittura vuole uscire dall’euro o dall’Unione europea potrà restare fedele alla promessa di Tsipras? In caso di vittoria del si direi perciò che è estremamente probabile che Syriza subirà la scissione.
Tsipras ne uscirà comunque come un pessimo politico, “costretto” al potere per attuare provvedimenti che rifiutava e causa della probabile scissione. Un uomo che non ha saputo dosare le sue forze, non ha avuto il coraggio di prendere la decisione eccezionale, ha indebolito o ucciso il partito.
Se vincono i no, sono date due sotto-ipotesi.
In primo luogo è possibile che prevalga la linea tedesca del fanatico rigore, linea in fondo forse nemmeno assolutamente necessaria per tenere insieme il mostro unionista. Ebbene in questo caso Tsipras dovrà decidere di uscire dall’euro o dall’Unione europea. Sarebbe un vero cretino se interrompesse una seconda volta le trattative e chiedesse al popolo se bisogna uscire dall’euro: il popolo ha detto che non devi accettare le condizioni della controparte; la controparte resta ferma su quelle condizioni; tu devi uscire. In questo caso, quindi, Tsipras potrebbe trovarsi nella condizione di dover risolvere il problema greco fuori l’Unione europea. Tsipras ha ammesso che esiste questa possibilità: “se vince il no, forse diremo addio all’euro“.
Oppure, è possibile che prevalga la linea statunitense, che sarà incarnata dalla Merkel, favorevole a un “compromesso”, contro Junker, che si è già esposto. E’ l’anima statunitense dell’Unione europea, o meglio il potere imperiale nel quale l’Unione europea si inserisce. Infatti, è possibile e anzi direi certo che gli Stati Uniti cominceranno a fare pressione perché si arrivi a un compromesso. Il fanatismo rigorista è tedesco, non statunitense. Agli USA interessa soltanto che i paesi europei stiano e restino nella loro orbita e non tornino alla socialdemocrazia o comunque a forme di dirigismo o statalismo: su tutto il resto, per gli USA, si può soprassedere.
Qui si osserva una singolare “alleanza” tra “antagonisti” che vogliono “cambiare l’Europa” e gli Stati Uniti. Tsipras in questo caso potrebbe non trovarsi nella necessità di uscire ed avere la possibilità di perseguire il suo sogno di “riformare l’Europa”.
ADDENDUM: Non è un uomo serio. Oggi ha dichiarato: “Se il popolo greco vuole procedere con i piani di austerità in eterno, piani che ci impediranno di risollevare la testa,lo rispetteremo,ma non saremo noi a darvi attuazione”. Il contrario di quanto aveva affermato nel discorso con il quale ha annunciato il referendum.
Non è un uomo serio. Oggi ha dichiarato: “Se il popolo greco vuole procedere con i piani di austerità in eterno, piani che ci impediranno di risollevare la testa,lo rispetteremo,ma non saremo noi a darvi attuazione”. Il contrario di quanto aveva affermato nel discorso con il quale ha annunciato il referendum.