Luciano Canfora: L’UE, inattesa realizzazione del sogno di Hitler
Alcuni brani tratti dal pamphlet di Canfora “E’ l’Europa che ce lo chiede! (Falso!)” – titolo decisamente fuorviante rispetto al contenuto-. (gm)
E’ quasi una carducciana ‘nemesi storica’ il fatto che proprio l’Europa abbia deluso e stravolto lo scenario e le previsioni dell’europeista per antonomasia Altiero Spinelli. Proprio la costruzione europea infatti ha reso possibile, per il modo stesso in cui si è attuata (non già intorno ad una struttura statale ma intorno ad una struttura bancaria e alla conseguente velleitaria e artificiosa moneta unica), che le forze definite da Spinelli ‘establishment amministrativo ed economico’ prendessero nelle loro mani direttamente il potere decisionale insediandosi senza bisogno di passaggi ‘elettorali’ ma in nome di competenze ‘tecniche’ al posto di comando. Questo passaggio, che è effetto diretto dell’adozione precipitosa e anacronistica della ‘moneta unica’, ha tolto quasi ogni significato alla consolidata polarità destra/sinistra. (p. VIII-IX)
L”ideologia’, dichiarata defunta, ritorna in forme impreviste, e alquanto fatue, come ideologia dell’Europa, come valore in sé! L”europeicità’ è diventata la nuova ideologia, soprattutto presso la ex-sinistra. Qui alligna ormai sempre più spesso il monito intimamente compiaciuto e pensoso: ‘Ce lo chiede l’Europa!’. Un tale ritornello, che serve a tappare la bocca a qualunque rilievo critico, è solo una parte dell’ideologia ‘europea’. Si finge infatti che l’epiteto ‘europeo’ (di cui si ignorano peraltro il contenuto e il significato, nonché l’ambito geografico) possa, e anzi debba, riferirsi – qualificando e promuovendo – a un qualche oggetto o fatto o comportamento. Per non parlare della ‘prospettiva’ che è tenuta sempre ad essere ‘europea’ (…) Non vi è soltanto comicità involontaria in questo modo di pensare e di esprimersi. Vi è anche una istintuale ideologia soft-razziale. Tutto ciò che non è ‘europeo’ è peggio. (p. 21)
Al tempo nostro (…) la divaricazione partitica si è venuta incardinando su questioni non più sociali ma etico-individuali; e, soprattutto, la ‘forza direttrice a sé stante’ si è ‘delocalizzata’ fuori dei confini statali divenendo perciò stesso inattingibile, protetta e totalitaria nelle sue direttive e decisioni; tale ‘forza direttrice’ è nel potere bancario (BCE e FMI in primo luogo), che preferisce collocare d’autorità, al vertice degli Stati nazionali subalterni, direttamente suoi funzionari, saltando il fastidioso problema della conquista del consenso e del cimento ‘elettorale’. (p. 26)
L’Unione Europea (…) non divenne mai una unione politica, né di tipo elvetico né di tipo statunitense. La sua coesione politica rassomiglia più o meno a quella della Lega araba. Da oltre un decennio esiste (per i paesi i cui governi questo imposero) una moneta unica. Una moneta che non ha alle spalle né un governo né un’unità statale né un esercito. Ha una Banca Centrale che ha via via assunto il ruolo di governo effettivo: una surroga allarmante e ormai dotata di un potere immenso. I suoi voleri vengono comunicati, ai governi nazionali da mettere in riga, con lettere perentorie e semi-segrete. La lettera della BCE al governo italiano dell’agosto 2011 è bastata da sola per imporre al nostro paese un cambio di governo svincolato da una qualunque, pur possibile, espressione di volontà del corpo elettorale. (p. 27-28)
Poiché il problema più grave e più urgente è come uscire vivi dalla morsa dell’euro e dei ‘parametri di Maastricht’, è evidente che è su questo difficile terreno che una (eventuale) risorta sinistra dovrebbe cimentarsi, proporre soluzioni attuabili, battersi per attuarle. Certo, la cosa è resa difficile dalla circostanza (che è ben presente nella memoria dei più) che fu proprio la sinistra – o meglio ciò che allora si faceva passare per tale – a imporre l’entrata nell’euro come in una nuova e allettante terra promessa. (p. 34)
La creazione della moneta unica europea (lo si dice spesso) fu un assurdo perché non è mai esistita una moneta che non avesse alle spalle uno Stato. Ed è vero; ma a rigore lo Stato c’è, di cui l’euro è proiezione e strumento, ed è la Germania! (…) La creazione della moneta unica ha coronato il processo storico onde la Germania è divenuta (con l’unificazione e i successivi sviluppi ‘europeistici’) il vero vincitore della Seconda guerra mondiale (p. 36-37)
Dalla dichiarazione dei diritti del 1791 alle codificazioni istituzionali del Novecento (da Weimar al secondo dopoguerra) la ‘marcia dei diritti’ si è venuta svolgendo tra contrasti e conflitti che hanno lasciato segni e ferite indelebili. Ma sembravano, le costituzioni del secondo dopoguerra, aver determinato e stabilito un punto di non ritorno. Ora sappiamo che è possibile anche una marcia indietro, e che essa è incominciata. ‘Ce lo chiede l’Europa!’. (p. 76)
Il riferimento a Hitler ve lo potevate rispiarmare.
Tanto più che fu lui, nei primi anni Trenta, a portare avanti il programma sovranista che salvò la Germania dalla grinfie dell'usura internazionale, ricreò lavoro e prosperità, e che (mutatis mutandis) somiglia come una goccia d'acqua al vs. programma di affrancamento dalla UE e dalle catene del neoliberismo.
Hitler oramai lo citano ovunque è la storiella degli idioti che non capiscono cosa stà accadendo e cercano disperatamente di dar colpa a qualcuno,trovare un colpevole contemporaneo (che poi è sempre quello da decenni),anche se questo ha combattuto per primo contro l'usura e che il potere lo ha cancellato da 70 anni.
Condivido al 100% il commento di Lorenzo.
Non capisco davvero perché un Italiano nel 2013 avverta l'esigenza di difendere la figura di Hitler. Come era stato annunciato, la germania avrebbe finito per ribellarsi all'usura alla quale era stata assoggettata. Il regime di Hitler la liberò e superò brillantemente la crisi del 1929, mostrando che ciò che serviva era statalismo. Bene. Molti economisti di sinistra concordano perfettamente con questa ricostruzione, e precisano che quando ciò accadde non si era nella misura assoluta in presenza di un'economia di guerra. Ma l'articolo non alludeva a questo. Alludeva ai grandi spazi e all'unificazione europea sotto il comando tedesco. Hitler ebbe questo sogno si o no? Si. Si realizzo'? No. Si sta realizzando? Sembrerebbe di si (Ma alla fine si scatenerà una reazione tale che la germania sarà di nuovo la nemica per decenni, vedrete). E allora perché contestate l'ovvio? L'articolo non è dedicato alla liberazione dei popoli dall'usura, bensì alla liberazione dall'egemonia tedesca, che sta realizzando il sogno di Hitler.
http://it.wikipedia.org/wiki/Hjalmar_Schacht