Immigrazione. Il rigor mortis del governo
di NICOLA DI CESARE (ARS Sardegna)
La cronaca e la politica di questa rovente estate sono state caratterizzate dalle violente polemiche scatenate dalle frequenti ondate di arrivi di stranieri nordafricani provenienti perlopiù dai porti Libici.
Al riguardo i militanti di Ars-FSI hanno già da tempo stabilito il da farsi con uno specifico documento politico programmatico su cui non mi soffermo ma che chi è incuriosito potrà trovare al seguente Link:
Questo intervento è invece mirato a porre in evidenza alcune domande e considerazioni che dall’analisi dei fatti sorgono spontanee.
Primo. Non è chiara quale sia nel merito delle soluzioni la posizione dell’ONU la quale non perde mai occasione per dimostrare la sua inconsistenza e la sua dipendenza atlantista. Da un lato il suo presidente spinge affinché l’Unione Europea si faccia carico di tutta l’accoglienza possibile; dall’altra vorrebbe che si operasse più incisivamente sul fronte della deterrenza da attuarsi con la distruzione programmata dei mezzi nautici, i cosiddetti barconi responsabili delle migliaia di morti in mare; a queste posizioni fa da contraltare l’assordante silenzio circa le cause che hanno portato all’esodo biblico degli ultimi mesi, come ad esempio l’attacco militare alla sovranità nazionale Siriana, la penetrazione crescente dell’ISIS in Libia e il nuovo fronte di partenza dai porti Turchi di Didim e Mersin (ma lì i barconi non si possono bombardare come lascia intendere Ban-Ki-moon). E’ comunque singolare che chi si preoccupa della sorte dei profughi in mare (2500 morti quest’anno) non si preoccupi affatto della loro sorte quando essi sono costretti a permanere in terra ostile (300.000 migranti in marcia al momento).
http://www.huffingtonpost.it/2015/04/26/ban-ki-moon-irritazione-vertice-immigrazione_n_7145764.html
Secondo. Non è dato sapere quale sia la posizione al riguardo del Governo Italiano sulla gestione dei flussi dal momento che, all’ultimo vertice sulla crisi immigrazione tenutosi a Berlino alla presenza dei padroni d’Europa Merkel e Hollande, questi ultimi si sono preoccupati di ordinare al cameriere (Il governo Italiano) di realizzare al più presto un efficiente sistema di identificazione che consentisse agli immigrati in transito di essere equamente distribuiti sui territori dei paesi facenti parte dell’Unione Europea ma con il fine abbastanza evidente di impedire all’Italia di far uscire dai suoi confini la maggior parte di essi non aventi le caratteristiche di profugo DOC. Essendo un cameriere sempre in procinto di essere licenziato, probabilmente questo governo farà quanto ordinato dai suoi padroni nordeuropei e nulla più.
Terzo. Non sono chiare le stime di quanti migranti si dovrà ancora gestire in previsione dei futuri arrivi. La materia, come quasi tutto in questa vicenda, è apparentemente lasciata al caso e comunque ben occultata agli organi di informazione. Si sa che in quest’anno 2015 si supereranno abbondantemente le 150.000 unità di cui nessuno ha idea quanti siano meritevoli di asilo e quanti irregolari. Un business colossale per le organizzazioni private e religiose che si occupano di accoglienza.
Se un tempo si diceva “tutto fa brodo” oggi si dice “tutto fa PIL” con l’avvertenza che (a meno degli scarsi denari di derivazione comunitaria) la coperta è corta e le risorse destinate all’accoglienza che gravano sul bilancio dello Stato dovranno necessariamente andare a detrimento di altri capitoli di spesa ma nessuno sa a quanto ammonterà questa spesa. Queste le stime da far tremare i polsi per i prossimi anni:
Appare chiaro che al di là delle migliori intenzioni e delle polemiche sterili e ridicole fomentate dai “buonisti contro presunti razzisti e viceversa” il fenomeno appare, ad essere ottimisti, del tutto fuori controllo; non a caso le cancellerie di Parigi, Berlino e Londra si stanno apprestando a chiudere le loro frontiere in faccia all’Italia, lasciando agli Italiani l’onore di decidere se intendono ancora essere governati dai loro camerieri.
http://www.affaritaliani.it/esteri/londra-immigrazione-ue-380909.html
Quarto. Molto sinteticamente, come mai la Marina Militare Italiana è perfettamente in grado di penetrare in territorio Libico senza alcuna autorizzazione, fino a tre miglia dalla loro costa, per effettuare i salvataggi a mare dei barconi appena partiti, (sorge il dubbio che partano tutti già in procinto di affondare) ma non è in grado di contrastare, sempre in territorio libico, le nefandezze di questi quattro cialtroni di scafisti, riportando a terra (ripeto, di tre miglia, in retromarcia) gli imbarcati per essere assistiti in Libia? Delle due una; o siamo in grado di penetrare in territorio straniero con le nostre forze per necessità umanitarie o non lo siamo. Naturalmente agli interventi di artiglieria alla Ban-ki moon o alla Luttwack preferisco quelli di intelligence (lo dice il termine stesso, sono intelligenti) ma qui qualcosa non torna o qualcuno non la vuole far tornare.
Quinto. Scremate le statistiche dal fenomeno profughi, persiste quello dell’immigrato clandestino in cerca di fortuna (difficilmente distinguibile). Considerato che un immigrato irregolare non è come un diamante e dunque non è “per sempre”, non è dato di sapere ancora quali siano le iniziative che si vogliono intraprendere per far tornare in patria volontariamente coloro che sono arrivati qui in cerca di illusoria fortuna. Come sappiamo, molti di loro non sono scolarizzati e, loro malgrado, vanno a rinforzare le politiche di riduzione salariale tanto care all’Unione Europea; ma anche accettando condizioni di evidente sfruttamento gran parte non riesce a collocarsi in un mercato del lavoro asfittico e resta costantemente ai margini della legalità. E’ difficile ma ci si può provare magari monitorando ogni singolo individuo inoccupato, fornendogli alcuni strumenti di emancipazione per sottrarlo alle grinfie della malavita organizzata e del caporalato attraverso un adeguato percorso di formazione Italiana e, al termine di permanenza prestabilito, con alcuni programmi di microcredito da utilizzare nel suo paese per scongiurarne il ritorno.
Infine l’ultima domanda che sorge spontanea è la seguente: perché nessuno ha ancora aperto una conferenza internazionale per parlare delle cause di questo esodo mortale e dei possibili provvedimenti per debellarle ? Io lo so, e forse anche voi, ma non ve lo dico.
Buon Melting Pot a tutti
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