MI PRESENTO
Con quest’articolo, inizio la mia collaborazione a questo sito, e così è d’obbligo che mi presenti, anzi dedicherò appunto questo post alle presentazioni.
Naturalmente, la presentazione riguarderà esclusivamente gli aspetti connessi al contesto in cui mi trovo, e cioè le mie idee in ambito politico. In realtà, la politica ha questo di caratteristico, di farsi delimitare con difficoltà, parli di politica ed improvvisamente finisci col parlare di filosofia, di economia, di antropologia, di etica, di sociologia e perfino di psicologia. E’ ciò che è successo a me.
Dopo la mia fase giovanile che si inserisce nell’onda del ’68, una esperienza tutta schierata all’interno della sinistra marxista, mi sono trovato all’inizio degli anni ’80 in una crisi ideale strettamente collegata anche alle vicende personali della paternità e del lavoro che per me è l’insegnamento universitario e la ricerca nel campo delle scienze sperimentali, tutto maledettamente impegnativo, tanto da lasciare ben poco spazio temporale alla politica. Ho tuttavia attraversato anche l’esperienza del pacifismo contro i missili da installare a Comiso. Poi una lunga pausa di dieci anni in cui il mio impegno politico è rimasto confinato nel voto infilato nell’urna in occasione delle periodiche votazioni. A metà degli anni novanta mi sono ritrovato a riprendere interesse per la politica, ma stavolta appunto vista più da lontano, non la politica praticata, ma la teoria politica, strettamente intrecciata a tutte quelle discipline che dianzi elencavo. E’ così iniziata una nuova stagione della mia vita che continua ancora ai nostri giorni, il cui aspetto forse più importante è che io la sto percorrendo in solitudine. Non si tratta quindi di un percorso condiviso con altri, si tratta semplicemente di riflessioni personali che vanno maturando dentro me, e i cui frutti visibili sono costituiti da una parte da un libro che ho pubblicato già da qualche anno e da un blog che tengo ormai da più di quattro anni. Il progetto teorico che perseguo è in effetti molto ambizioso perché si propone di fondare una nuova ed originale visione della realtà, ben distinta sia dal liberalismo che dal marxismo. Ciò che più mi allontana dal pensiero di Marx, sta proprio in tutto ciò che nell’ambito della sinistra è presente (ed aggiungerei trionfante) del liberalismo. Non è ovviamente un discorso che si possa affrontare in un post, potrei tuttavia soffermarmi sulla necessità che ha il marxismo di difendere il capitalismo per preservare la visione progressiva della storia di derivazione hegeliana. Il capitalismo è preferibile al feudalesimo ed il feudalesimo all’antichità col suo schiavismo.
In effetti, ci sono pensatori che non credono alla descrizione storica che Marx ci consegna, basti riflettere sul fatto che i rapporti di lavoro non si sono realizzati in successione, a volte si sono mescolati. Ad esempio, nella città anche nel medioevo esisteva il lavoro salariato, come esisteva anche la schiavitù. Lo stesso termine “capitalismo” viene messo in crisi ad esempio da Polanyi che distingue nettamente il mercantilismo dalla società di mercato, seppure questi sistemi economici condividano tante caratteristiche.
Più importante dal mio punto di vista rimane stabilire in che senso sia utile parlare ancora di destra e sinistra in politica, e in cosa consista questa sinistra contemporanea, e quando dico contemporanea, mi riferisco alla sinistra post-68, che mi pare costituire un punto di discrimine. In sintesi estrema, penso che col ’68, la sinistra diventa il luogo di trionfo del liberalismo. In effetti, oggi ciò che nella sinistra è condiviso da tutti sono alcuni elementi che fanno parte integrante e fondamentale della teoria liberale nella sua tradizione anche più antica. Ciò che al contrario non è liberalismo, è fonte di scontro dentro la sinistra. Se ad esempio sei per i matrimoni gay, fai senz’altro parte della sinistra, ma puoi essere di sinistra sia se sei contro che se sei a favore della competizione in economia. Un giovane militante di sinistra non si potrebbe riconoscere nel vecchio comunista che vedeva con disagio i gay, e forse non si potrebbe riconoscere nello stesso vecchio comunista anche nelle rivendicazioni in fabbrica.
Vi ho già accennato al libro che ho scritto, e che ha un titolo significativo “L’ideologia verde. La rivoluzione necessaria” che chiarisce come il mio pensiero si iscriva nel pensiero ambientalista. Tuttavia, non è un caso che io non riesca a collocarmi all’interno dei principali e più noti filoni di pensiero ambientalista. Piano piano, ho maturato la convinzione che anche in sedi teoricamente insospettabili, come appunto quelle ambientaliste, covi il pensiero liberale. Insomma, oggi anche più che al momento in cui ho scritto il mio libro, mi sono sempre più convinto che il liberalismo costituisca ormai una sorta di pensiero unico, che finisce per rendere vano ogni tentativo di uscire dall’attuale modello sociale, in quanto le teorie alternative in auge nei fatti non lo sono quasi per niente, nel fatto stesso di condividere questa vera e propria ideologia liberale. Se le cose stanno così, è evidente che compito prioritario di chi voglia cambiare radicalmente la società, stia nel mettere in crisi il liberalismo, cioè quel substrato unificatore della cultura dei paesi occidentali, un programma da far tremare i polsi a chiunque!
Privo di qualsiasi dotazione (perfino l’età avanzata mi ostacola, impedendomi lunghe prospettive temporali) necessaria anche solo ad intraprendere un’iniziativa di questa portata, non mi rimane che sviluppare le mie considerazioni teoriche, sperando che ci sia qualcuno più giovane e più intraprendente di me che voglia raccogliere il testimone, ed è questa la motivazione principale che mi spinge a questi miei interventi sul web, ed in particolare ora a collaborare a questo sito.
Ringrazio sin da adesso chi avrà la pazienza di leggermi.
Caro Vincenzo,
benvenuto a bordo.
Scrivi:
Il capitalismo è preferibile al feudalesimo ed il feudalesimo all’antichità col suo schiavismo
ma precisi che
il liberalismo costituisca ormai una sorta di pensiero unico, che finisce per rendere vano ogni tentativo di uscire dall’attuale modello sociale
Ora delle due l'una: o il capitalismo è penetrato a tale profondità nelle nostre coscienze (inconscio collettivo) da rendere impossibile la sua rimozione, e quindi di gran lunga peggio dei modelli sociali precedenti che, per quanto terribili, hanno permesso la loro riforma verso modelli "migliori" oppure è effettivamente un modello migliore. Ma a questo punto dovresti spiegarci perchè. Forse perchè è impenetrabile ai mutamenti?
Mi scuso innazitutto per il ritardo con cui rispondo, ma non sono stato in sede.
Bene, la questione è presto risolta. La prima delle frasi che citi, era da me riferita al marxismo, non corrisponde ad una mia opinione. Al contrario, io non credo a questa progressività della storia che Marx mutua da Hegel.
La seconda frase, che invece corrisponde al mio pensiero, potregbbe3 forse prestarsi ad un equivoco. Naturalmente, il liberalismo può essere superato e sarà sicuramente superato, ma solo se se ne riconosce la negatività.