L'ARS, né globalista né identitaria
di STEFANO D’ANDREA (ARS Abruzzo; Università della Tuscia)
Non amo l’espressione “identità nazionale”, che sembra alludere a qualcosa di fisso, di naturale o comunque di immutabile.
La nazione, come insieme dei costumi delle abitutini degli istituti, della lingua, della cultura e della storia di un popolo è la personalità di un popolo, muta nel tempo e può decadere o esprimere grandi civiltà; il passato resta comunque come storia, come esperienza, come leggenda negli elementi valutati come positivi o indubbiamente grandiosi. Sovrano è uno stato, nazionale o plurinazionale.
Ed è bene che una serie di istituti, riconducibili ai principi democratici, ai referendum, soprattutto ai partiti, senza i quali non può esserci democrazia sostanziale, ossia in qualche modo vera, promuovano, per quanto possibile, la sovranità del popolo, con ampie tutele delle minoranze linguistiche, là dove esse esistano, sia pure piccolissime, o dove lo Stato è plurinazionale.
Perciò rivendico e noi dell’ARS rivendichiamo la sovranità dello Stato Italiano, che può essere anche definita, senza equivoci, sovranità nazionale, ossia il potere assoluto e incondizionato di attuare la nostra Costituzione, la quale, soprattutto attraverso i partiti – la pluralità dei partiti -, voleva essere fondata sulla sovranità popolare, sovranità che è da riconquistare, abbandonando tutti i vincoli che impediscono questa attuazione, ossia la sovranità.
Per il resto sono d’accordo, salvo che, a mio e nostro avviso, non esiste oggi in Italia un solo partito che rivendichi la sovranità nazionale, ossia la ricollocazione, anche di fatto, della nostra Costituzione al vertice dell’ordinamento. Quel partito che manca noi intendiamo concorrere a formare.
Non conosco nessun teorico identitario, nemmeno di quelli più incazzati, che crede che l’identità nazionale (che è un cincetto viceversa nobile e bellissimo) sia fissa ed immutabile.
L’unico è paradossalmente un anti identitario comservatore alla McIntyre, che per questo si espone al ridicolo dei filosofi liberali cosmopoliti (tutti o quasi).
La pretesa di avere sovranità nazionale senza identità è una cosa alquanto dubbia.