IL PREZZO elogio della corruzione
E’ un vanto, non più vergogna,
il vendersi
se questo avviene a un prezzo più alto di quello ordinario.
Francesco Burdin
Alla fine Giuda vendette Gesù per pochi spiccioli. In pratica l’avrebbe venduto anche gratis. Insomma non lo fece per soldi.
Potremmo dedurre che il prezzo che corruppe l’Iscariota, non fu la ricchezza, o il potere, ma il rancore e il disprezzo covati per il suo Maestro, e quindi, la possibilità di vendicarsi. E perché mai se fino all’attimo prima aveva provato affetto e devozione cieca per il suo Maestro? probabilmente proprio per questo: ogni volta Gesù gli preferiva qualcun altro, che fosse Pietro, Tomaso o la Maddalena.
Gesù lo lasciò fare. l’aveva previsto, ma non lo fermò, non parlò con lui, non lo salvò da se stesso. Perché a conti fatti, a conti nudi e crudi, quel tradimento era funzionale alla sua missione: niente Giuda, niente crocifissione, niente redenzione per tutti.
Per Gesù, neppure la vita di un suo discepolo, neppure la sua stessa vita, valeva quella di tutte le altre. due morti, consapevoli, volute, perseguite, barattate con la salvezza di tutti.
Anche la causa più nobile ha il suo prezzo. o la sua esca.
E dunque vien da porsi una domanda: per fare il bene non si può non fare anche un po’ di male?
Sarebbe interessante sottoporre la domanda al giudizio di Re Salomone, colui che ebbe in dono da Dio il discernimento del bene e del male, e che donò a sua volta al popolo d’Israele un regno di felicità e opulenza. Sarebbe davvero interessante sapere che ne pensa della corruzione proprio lui che è passato alla storia per la saggezza dei suoi giudizi, lui che per salire al trono non si fece scrupolo di mettere a morte il fratellastro, non perdonandogli la contesa al trono, sempre lui, la cui sete di potere, gli astuti giochi di alleanze e di matrimoni, furono pari alla sua sete di divino e di giustizia.
Potemmo anche cambiare “giudice” e passare alla giurisdizione degli antichi nordici. Odino, venerato come signore di ogni saggezza, ottenuta restando appeso per nove notti e nove giorni all’Albero Cosmico, era anche grande conoscitore delle arti, prima fra tutte, l’arte della guerra. Non a caso, “Terribile” è uno dei suoi epiteti. E terribile era soprattutto quando non disdegnava sacrifici umani.
E allora passiamo a un giudice famoso per essere invece terribile nella pace, Gandhi. Il mahatma era infatti implacabile con i suoi discepoli, sapeva di avere un grande potere su di loro e non mancava di farne uso e abuso, “strappando via i loro pensieri senza bisogno che fossero espressi”. E implacabile il mahatma lo era stato anche con gli africani, rei di avere lingua e affari troppo diversi da quelli degli indiani, ma non lo fu altrettanto con Hitler, definito “amico”, perché lui, il mahatma, voleva “assicurarsi l’amicizia di tutta l’umanità”, e perché non credeva “che il fuhrer fosse il mostro descritto dai suoi avversari”, anzi, non dubitava “della bravura e dell’amore di Hitler per la sua patria, sebbene molti dei suoi atti fossero mostruosi e attentassero alla dignità umana”. Per non attentare alla dignità umana, il mahatma, dal canto suo, predicava la sobrietà e la povertà, salvo godere del sostegno finanziario dei magnati dell’industria indiana. e, naturalmente, inneggiava alla pace. Nel nome del suo ideale pacifista, Gandhi convinceva le folle a non difendersi, a non reagire alle armi e a farsi brutalmente ammazzare.
Fermiamoci qui. Ad altri profeti, quelli che sposano bambine di 9 anni, meglio non chiedere nulla.
Siamo ancora alla ricerca della risposta alla nostra domanda. ma chissà che alla fine di questa frase non vada già meglio un punto interrogativo anziché un punto.
La storia è piena di grandi uomini corrotti dai propri ideali e di piccoli uomini senza ideali che hanno fatto grandi cose. E se i primi, ligi al dovere, hanno portato la morte, i secondi, vinti dalle tentazioni, hanno permesso la vita. Un esempio su tutti che ha per protagonisti due tedeschi: Eichmann puntava a deportare quanti più ebrei possibili, spogliarli dei propri beni e poi sterminarli, mentre Becher, mirava a prendere il controllo delle principali imprese ebraiche. Pur di mettere le mani sul cartello dell’acciaio di Manfred Weiss, Becher, dietro compenso, consentì a 45 membri della famiglia Weiss di emigrare in tutta sicurezza verso il Portogallo. Eichmann seppe di queste attività e le definì «porcherie». Ma Becher se ne infischiò e giocò al rialzo, fissando una tariffa di duemila dollari: pagandoli, gli ebrei avrebbero potuto fuggire. E fu così che 1.684 israeliti che avrebbero trovato la morte in mano all’incorruttibile Eichmann, trovarono la salvezza grazie al corrotto Becher.
Dopotutto la corruzione non è mai stato il fine, ma sempre e solo lo strumento per ottenere un oggetto del desiderio. E desiderare è nella natura umana.
Ed è anche piuttosto ridondante chiedersi se la corruzione sia figlia della miseria o del potere. la corruzione è semplicemente figlia del desiderio. Il povero desidera essere ricco, il ricco desidera essere re, il re desidera essere Dio.
Parlare della corruzione come se fosse qualcosa che si possa evitare, o addirittura come qualcosa che si possa sconfiggere come un virus col vaccino della virtù, significa non solo non avere memoria storica, ma non avere neppure memoria personale. significa non ricordare che tutta la nostra vita è, è stata, e sarà sempre una costellazione di do ut des. fin da quando eravamo fanciulli e ci si disponeva a fare i “bravi” per farci portare sulle giostre, o si studiava per avere una bicicletta nuova. e non per questo qualcuno si sognerebbe, da adulto, di dire di essere stato corrotto dai propri genitori.
Tecnicamente gli psicologi comportamentali lo hanno ben descritto: tra le strategie educative atte a incrementare un comportamento appropriato, il rinforzo, la fa da padrone.
Per rinforzo s’intende qualsiasi evento che se fatto seguire tempestivamente ad un dato comportamento (quello che vorremmo formare e promuovere), sia in grado di facilitarne la ricomparsa.
Se poi diamo un’occhiata alle tipologie di rinforzi possibili, tutto ci diviene anche più chiaro:
1) TANGIBILI: consistono in stimoli e oggetti di natura fisica (stimoli sensoriali: aromi, suoni, colori, ecc.) o materiale (oggetti concreti: matite colorate, giochi, merendine, ecc.)
2) SOCIALI: tutte le manifestazioni espressive che offrono approvazione e partecipazione
3) DINAMICI: consistono nelle più disparate attività (per es. si offre un rinforzo dinamico quando si chiede ad un bambino di eseguire prima i compiti scolastici e poi di uscire a giocare)
4) SIMBOLICI: sono elementi convenzionali (per es. stelline, gettoni, ecc.) che una volta raccolti in quantità prestabilita (tale da dar tempo al soggetto di produrre efficacemente il comportamento desiderato), consentono di accedere ad una delle altre 3 classi di rinforzi.
Naturalmente al mutare dell’età, muta anche l’appetibilità del rinforzo, ma non certo la sua ricerca e applicazione. Per cui se da bambini per fare qualcosa che non ci piaceva ci bastava la promessa di andar poi fuori a giocare, o le giostre, o la bicicletta, da grandi, pretendiamo qualcosa in più, magari una comoda auto, una bella casa o una lussureggiante vacanza.
Vista in questi termini, l’inclinazione alla corruzione non è altro che la propensione a raggiungere una situazione di vita migliore, perché l’individuo, anche quello che si accontenta, ha in ogni caso stabilito il suo meglio ed è disposto a tutto per ottenerlo, persino all’ascesi…e che nulla turbi la sua contemplazione, neppure la sofferenza altrui…
Sempre in quest’ottica, pensare di poter sconfiggere la corruzione, significa pensare di distruggere l’umanità.
La politica che ha come unico obiettivo la lotta alla corruzione, non si sta impegnando contro la povertà, ma sta operando affinché povero e ricco rimangano precisamente tali. In realtà sta dicendo al popolo: “tu stai avendo troppo. devi avere di meno”. sta adulando il povero con l’inganno peggiore: “se togli qualcosa a chi ha più di te, sarete poveri tutti e due, e sarete felici, perché uguali”. perché per questo tipo di politica l’uguaglianza è sempre al ribasso.
Un buon governo, un buon partito, invece dice al popolo: “non è lui che deve avere di meno, sei tu che devi avere di più”.
Il vero nemico del povero non è la corruzione, il contante, l’evasione, ma uno Stato che non crea lavoro e quando lo crea anziché renderlo sicuro e soddisfacente, lo precarizza e lo infarcisce di ricatti e di miserie, svende il pubblico a favore degli speculatori privati e nonostante tutto continua austeramente a tassare e a bucare tasche e anime, reprime il lavoro e non le rendite, taglia la sanità, l’istruzione, le pensioni, istiga una categoria contro l’altra anziché incoraggiare la solidarietà sociale, spaccia i diritti per privilegi e li toglie a tutti anziché estenderli a tutti, urla istericamente contro gli sprechi di denaro per distogliere l’attenzione dagli sprechi e dagli spregi della volontà popolare, cui non consente neppure più di votare, ridicolizza e offende il suo popolo, vorrebbe addirittura che non fosse più popolo, blatera di confini statali da abbattere mentre tiene ben alti i muri tra le leggi del mercato e quelle della democrazia, tra ciò che serve ai cittadini e ciò che ingrassa l’alta finanza, tra ciò che indebita lo Stato e ciò che lo renderebbe prospero: una propria banca, una propria moneta, la spesa sociale, la libertà da trattati stranieri, la sovranità.
Sarà per questo che la lotta alla corruzione è l’unica voce nell’agenda di certi politici. È l’alibi di un dito mentre volano alla conquista della luna e lasciano il popolo a contendersi il pozzo.
In fondo la parola corrompere contiene dentro di sé la parola rompere: una rottura implica un cambiamento, il superamento di una situazione stagnante. la parola corrompere contiene dentro di sé il germe dell’evoluzione. e qualche volta della rivoluzione.
All’inizio mi sembrava che l’articolo non tenesse conto della distinzione tra il piano economico (a- o pre-morale) e quello morale. Con il conseguente rischio di cadere in una specie di elogio della corruzione. Nessuno mette in dubbio -pensavo tra me e me- che sul terreno dell’economia o della vitalità l’interesse particolare sia più che legittimo (sebbene amorale). Altra cosa –pensavo- è la sfera morale che, in quanto tale, subordina il particolare all’universale. La morale –mi illudevo- è proprio questa lotta tesa a utilizzare l’interesse particolare per scopi universali. La corruzione -farneticavo- è l’interesse particolare trasferito sul piano morale e per questo condannabile e da combattere in eterno. Poi -mentre così elucubravo- sono rimasto abbagliato dall’argomento “comportamentismo”. In particolare mi ha colpito la recentissima teoria del rinforzo. Di fronte a cotanta SCIENZA i miei dubbi a proposito si sono felicemente sciolti. Me ne è però sorto un altro su argomento diverso: i bambini che studiano “per avere la bicicletta o l’ Iphone” potrebbero essere destinati a non capire nulla di quanto studiato?