Gli “Eurocontenti” e la campagna contro il TTIP
di ANDREA FRANCESCHELLI (ARS Abruzzo)
L’altro giorno mi sono recato, su suggerimento di un amico, ad un convegno organizzato da FairWatch, una “Lobby buona” – come ha tenuto a definirla la relatrice e vicepresidente Monica Di Sisto – sul TTIP.
La relazione prendendo spunto dallo scandaloso spot realizzato e diffuso dalla RAI sui presunti benefici derivanti dalla adesione al TTIP, i cui i termini resteranno segreti fino a quando il trattato non diverrà operativo, descriveva in maniera precisa e puntuale quale scenario deriverà dalla sua applicazione: uno scenario devastante di cui beneficeranno in pochissimi e in cui soccomberanno in molti.
Convegno molto interessante, ma che tuttavia non mi ha illuminato più di quanto non lo ero già sugli effetti del TTIP.
Ho ricevuto invece l’illuminazione su quanto siano pericolosi gli atteggiamenti e le forme di “lotta” di un certo “attivismo civile”.
Dopo la relazione è arrivato il momento delle domande a cui non ho resistito di partecipare chiedendo: “che differenza c’è tra il mercato unico della Unione Europea e lo scenario che deriverebbe dalla applicazione del TTIP?”
A questa domanda “provocatoria” ho ricevuta una risposta a mio avviso deludente in difesa del mercato Unico Europeo.
A quel punto dentro di me era tutto un ribollire e non riuscivo a togliermi dalla testa una parola: incoerenza.
Quale logica sottende a chi nel farsi parte attiva in una campagna di contestazione di un trattato di libero scambio USA –UE non contesti, ma anzi difenda, una zona di libero scambio tra paesi europei?
Quale logica?
O si contesta l’istituzione di una zona di libero scambio, ovunque essa venga creata, oppure si è favorevole alla sua instaurazione. Delle due l’una, la terza scelta è quella dell’incoerenza.
O si accetta che le frontiere della democrazia siano definite dagli Stati, oppure si accetta che il mercato detti le regole di vita. Delle due l’una, la terza scelta è quella dell’incoerenza.
O si dice chiaramente che l’Unione Europea è un mostro, oppure si accettano le sue regole ivi compresa quella della negoziazione di un trattato come il TTIP, che altro non è se non il suo ampliamento territoriale. Delle due l’una, la terza scelta è quella dell’incoerenza.
“ io non sono euroscettica, io sono eurocontenta” ha dichiarato Monica Di Sisto durante la sessione delle domande a conferma del suo punto di vista europeista, aggiungendo anche: “provengo dal movimento di Seattle (1999), da Genova (2001) e sono stata un’attivista della promozione del commercio equo e solidale. Oggi sono una “lobbysta buona”.
Alla mia domanda: “perché ti definisci Eurocontenta? “ la “lobbysta buona” ha tirato fuori la sua carta romantica: “Io sono una Spinelliana”. E quando le ho chiesto “scusa, ma tu lo hai letto il Manifesto di Ventotene”, lei mi ha risposto: “si, bellissimo” e io: “anche quella parte nella quale si dice che la democrazia è un peso morto?” A quel punto un po’ imbarazzata, non paga di avere di fronte uno dei pochi che abbia letto quell’orrendo manifesto politico, ha scomodato anche Gramsci dicendo: “la mia idea di Europa è quella di Gramsci.”
Spinelliana, eurocontenta e quindi anti-italiana, lobbysta buona e quindi non militante politica, internazionalista e quindi contro il concetto di Stato. Ma contro il TTIP.
L’attivismo civile internazionalista sul modello di Seattle e Genova ha distrutto la militanza politica e ci ha resi schiavi.
Per chi ha scelto di percorrere l’unica strada che porterà alla liberazione e cioè la via dell’organizzazione politica, gli attivisti civili di cui sopra sono dei finti amici, sono pericolosi alleati, anche se in buona fede.
“Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io”
Bell´articolo, tagliente nei modi e nei contenuti