La situazione in Siria secondo Andrei Kartapolov, vicecapo di stato maggiore russo e capo delle operazioni russe in Siria.
Il Foglio ha pubblicato ampi stralci della traduzione in Italiano dell’intervista di Victor Baranets, colonnello in pensione e commentatore militare, ad Andrei Kartapolov, vicecapo di stato maggiore russo e capo delle operazioni russe in Siria. L’intervista è stata pubblicata la settimana scorsa su Komsomolskaja Pravda, quotidiano moscovita, ed è stata tradotta in inglese dal sito internet The Saker.
L’intervista è di straordinaria importanza per comprendere quale sia la situazione in Siria (e in Iraq).
Intanto Kartapolov ha asserito che la distruzione dello Stato Islamico può essere conseguita “soltanto con operazioni da terra”: “con l’operato della cosiddetta coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, che si limita a bombardare gli obiettivi dall’alto, è impossibile distruggere lo Stato islamico. Questo può essere fatto soltanto con operazioni a terra. E a terra non c’è nessun altro a combattere eccetto l’esercito della Repubblica araba siriana. E’ da qui che abbiamo iniziato. E per coordinare gli sforzi, dovevamo unire le iniziative di quei paesi e di quelle forze che combattono lo Stato islamico sul terreno”.
Poi ha spiegato che gli Stati Uniti avevano varie ragioni per rifiutare di partecipare al comitato di coordinamento proposto dalla Russia e al quale gli Stati Uniti sono stati invitati:
“Hanno un numero di ragioni per non farlo”.
a) “Considerano umiliante ammettere che senza la Russia non possono risolvere la situazione come hanno dichiarato un anno fa”. Dunque non ha dichiarato che gli USA non vogliono combattere lo Stato Islamico;
b) “Non vogliono che si dica che stanno in un certo senso cooperando con Assad, che hanno demonizzato negli ultimi anni”. Dunque ha ammesso che la posizione degli Stati Uniti nei confronti di Assad si è attenuata -“in un certo senso stanno cooperando con Assad”-, anche se non vogliono ammettere di aver combinato un disastro. La posizione degli USA, tuttavia, è rimasta molto ambigua: “La coalizione guidata dagli Stati Uniti conduce strike aerei contro le infrastrutture dello Stato islamico… Questo rende la vita della gente intollerabile, ma non fa molto per fermare l’azione dello Stato islamico, mentre al tempo stesso complica l’azione delle armate governative del presidente Assad. In questo modo ha ridotto il potenziale di combattimento delle forze armate siriane. Per questo, l’esercito ha abbandonato sempre più posizioni, perché i trasporti erano più difficili, non c’era acqua, non c’era riscaldamento, non c’erano beni di prima necessità. Lo Stato islamico non ne ha bisogno, loro comprano cibo da vari paesi vicini (sappiamo da chi, ma non parleremo adesso di queste organizzazioni e di questi stati). Ecco il risultato…”;
c) “Inoltre, loro hanno a malapena la quantità di informazioni necessaria sugli obiettivi dello Stato islamico, e questo è evidente dal risultato degli attacchi”. Insomma, non soltanto la strategia degli Stati Uniti di bombardare senza coordinarsi con chi combatte sul terreno era insensata ma gli USA non avevano quelle informazioni che invece la Russia ha, per aver monitorato la situazione “dall’inizio di questi sommovimenti contro il governo”: la Russia, invece, è più efficiente perché per conoscere la posizione delle formazioni dello Stato Islamico ha “sviluppato un intero sistema di metodi di riconoscimento. Su questo tema non ci sono segreti per noi”.
Kartapolov ha poi spiegato perché lo Stato Islamico è potente sotto il profilo della strategia e della tattica militare ed ha ammesso, con ammirevole onestà, che i comandi militari dello Stato Islamico sono in mano a patrioti: “E per quanto riguarda le tattiche dei miliziani, nello Stato islamico ci sono molti ufficiali che hanno servito nell’esercito iracheno sotto Saddam Hussein. Lo hanno lasciato solo perché gli americani, dopo aver devastato l’Iraq, l’hanno occupato. E loro, da patrioti (in un certo senso è possibile chiamarli così) hanno deciso di combattere contro l’occupazione. Ovviamente è stato un errore decidere di combattere entrando nei gruppi dello Stato islamico, ma questa è la loro scelta. Questi ufficiali possiedono capacità e conoscenze piuttosto avanzate; sono in grado di organizzare e istruire la gente. Sono individui ben preparati… Sanno come combattere. Hanno sviluppato diversi approcci tattici, che hanno usato durante le operazioni contro gli eserciti iracheno e siriano. E a volte questi approcci hanno avuto un notevole successo”.
Inoltre, Kartapolov ha precisato che il grosso delle armi dello Stato Islamico non proviene da donazioni di Stati, come sostengono ingenui complottisti, bensì è stato conquistato sul campo: “hanno razziato una gran massa di armi dalle armerie dell’esercito iracheno e dalle unità dell’esercito siriano. Sono le stesse armi che i nostri partner americani hanno consegnato con tanta energia all’Iraq. Ci sono carri armati Abram M1, mezzi blindati per il trasporto di truppe, sistemi d’artiglieria e molte altre cose. Per questo, quando si parla di Stato islamico, non immaginiamo che siano banditi da quattro soldi, una marmaglia armata solo con mitragliatrici e spadoni, che non sanno fare altro che tagliare teste”.
Kartapolov ha chiarito come lo Stato Islamico ha reagito ai bombardamenti russi: “I terroristi stanno abbandonando le loro posizioni, vanno verso l’interno, cercano di nascondersi in distretti remoti e in diverse caverne e formazioni rocciose. Fra l’altro, abbiamo mostrato un video in televisione dove tutto ciò viene reso evidente. Stanno anche cercando di mescolarsi alla popolazione civile”.
Si è detto fiducioso, anche se non certo, che l’esercito siriano possa condurre una offensiva via terra: “E’ difficile per me giudicare quanto sia pronto l’esercito siriano per operazioni offensive. Posso trarre solo una conclusione, che persino nelle condizioni attuali dell’esercito siriano, se è riuscito a portare avanti l’offensiva vuol dire che i nostri attacchi hanno significativamente ridotto il potenziale dei suoi avversati. Nei primi giorni dell’offensiva sono stati liberati più di dieci insediamenti, e un grande insediamento chiamato Achan è stato riconquistato oggi, dopo che i militanti lo avevano occupato per lungo tempo. Nei primi giorni, circa 90 chilometri quadrati sono stati liberati durante le operazioni offensive. Di conseguenza, penso che i quadri militari siriani non siano stati ingenui ma abbiano scientemente deciso di proseguire con l’offensiva”.
Kartapolov ha risposto con grande stile ad Aston Carter, segretario della difesa degli Stati Uniti, che aveva pronosticato che uno di questi giorni il gruppo russo subirà perdite notevoli: “Abbiamo letto questa dichiarazione come una manifestazione del più alto grado nella gerarchia americana di mancanza di professionalità. Un politico serio non può permettersi minacce del genere. Ancor più visto che sta parlando di alleati che sono usciti vittoriosi contro Hitler nella Seconda guerra mondiale (sarebbe il caso di ricordarglielo). In ogni caso, qualsiasi cosa ciò significhi, lasciamo che rimanga sulla sua coscienza. Ricordiamoci come Lev Tolstoi ha risposto a Leonid Andreyev: “Cerca di spaventarmi, ma io non ho paura”.
Kartapolov ha escluso che, quand’anche si rivelasse necessario in ragione degli sviluppi della situazione, la Russia possa mai giungere ad aiutare Assad accollandosi il compito di combattere lo Stato Islamico e gli altri ribelli sul terreno di battaglia: “Questo è fuori questione. Le nostre unità di combattimento a terra non prenderanno parte alle operazioni in nessun caso. Lo ha detto il nostro presidente”.
Ha rivelato che gli Statunitensi stanno cercando di mettersi in contatto con i Russi: “Sono costretti a farlo. Hanno richiesto una videoconferenza con noi…Abbiamo dato il nostro consenso. Siamo pronti a lavorare con loro ovunque, a ogni livello, in ogni angolo del mondo. Se per loro è più comodo lavorare da Washington, noi lavoreremo da Mosca…Gli americani sono un popolo molto pragmatico. Ma è molto difficile per loro ammettere i loro stessi errori di calcolo. Quando arriveranno al punto di riconoscere che, alla fine, hanno fatto dei calcoli errati, allora spero prenderanno una decisione ragionevole”.
Infine Kartapolov ha considerato “favole per bambini” le affermazioni Statunitensi circa le capacità tecnologiche e militari di questi ultimi. Perché gli Stati Uniti hanno reagito così male al lancio dei missili Caliber dal Mar Caspio? “Perché si sono persi completamente la scarica di missili cruise dal mare…Perché tutte le loro capacità, delle quali parlano come se fossero illimitate, sono in realtà solo una favoletta per bambini”.
Tutta l’intervista si legge qua.
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