Il compito dell’Italia nel Mediterraneo: La Pira scrive a Pio XII
di GIORGIO LA PIRA
4 maggio 1958 – IV Domenica dopo Pasqua (S. Monica!)
Beatissimo Padre,
permettete che io sviluppi -giova a me!- la mia meditazione sulla vocazione e missione cristiana dell’Italia oggi.
Premessa: quanto Voi avete detto ai giovani: c’è la pace e bisogna edificare un mondo nuovo e migliore: un nuovo «universo delle nazioni»: un universo delle nazioni illuminato da Cristo e dalla Sua Chiesa: “quod parasti ante faciem omnium populorum, lumen ad revelationem gentium” (S. Luca) [“la salvezza che preparasti di fronte a tutti i popoli, luce per illuminare le genti”, ndr]. Come? Che posto e che compito ha l’Italia cristiana? Vi dico subito, Beatissimo Padre, quale è la «intuizione» che da qualche tempo fiorisce sempre più chiaramente nella mia anima.
Questa: il Mediterraneo «il lago di Tiberiade» del nuovo universo delle nazioni: le nazioni che sono nelle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; del Dio vero e vivo. Queste nazioni, col lago che esse circondano, costituiscono l’asse religioso e civile attorno a cui deve gravitare questo nuovo Cosmo delle nazioni: da Oriente e da Occidente si viene qui: questo è il Giordano misterioso nel quale il re siro (e tutti i «re» della terra) devono lavarsi per mondarsi della loro lebbra (4 Re, V, 10).
E praticamente cosa fare? Cosa deve fare l’Italia cristiana? Preoccuparsi (con la preghiera, con la meditazione e con l’azione prudente, ma intelligente e a «largo respiro») della «unificazione», della convergenza, di queste nazioni mediterranee: svolgere la propria azione politica, economica, culturale, sociale (religiosa) ecc. in vista della costituzione di questo «centro» del nuovo universo delle nazioni: in vista della costituzione di questo punto di attrazione e di gravitazione delle nazioni: perché da Oriente e da Occidente le nazioni «vengano a bagnarsi» in questo grande lago di Tiberiade, che è, per definizione, il lago di tutta la terra.
Ecco un piano politico molto preciso: un piano che ha per norma ultima, per misura, per fine, per ispirazione, la rivelazione divina: l’asse attorno a cui si muove è l’asse stesso di Dio quale la Sacra Scrittura lo rivela: ha per scopo la «convergenza» di tutte le fondamentali nazioni nelle quali si eleva la adorazione al Dio vivo e vero.
Beatissimo Padre, non è questa la «terza forza» di cui si va in cerca con tanto affanno? Non è proprio questa la pietra d’angolo politica e civile sulla quale si può edificare la nuova casa dei popoli e delle nazioni? Non è proprio questo il «punto» di rilancio della fede -meglio: della civiltà teologale- in tutte le direzioni della terra? A me la cosa pare così chiara: mi pare tanto evidente che la crisi del mondo trovi qui la sua soluzione fondamentale: la «resurrezione» della civiltà teologale si opera qui: e da qui essa riparte per la sua nuova avventura storica che avrà per prospettiva i secoli futuri e le nazioni future.
Le nazioni tutte devono «ribagnarsi» nel «mare di Tiberiade» ingrandito: da qui fiorirà la loro rinascita e la loro nuova ripresa. Ecco, Beatissimo Padre, quanto penso da qualche tempo con chiarezza sempre maggiore: ed ecco perché il fatto che l’Italia in generale e Firenze in ispecie siano diventate un punto di gravitazione per i popoli nuovi e le nuove nazioni mediterranee (Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto, Israele, Libano, Turchia ecc.) mi sembra cosa di grande importanza politica: perché questo è il compito più qualificato -e più storicamente valido- dell’Italia e di Firenze oggi: collaborare efficacemente alla pace del mondo attraverso la costruzione del centro stesso del nuovo cosmo delle nazioni: il centro (religioso e civile: centro, in certo senso, teologale) costituito dalle nazioni mediterranee.
Il «colloquio mediterraneo» di Firenze (che avrebbe dovuto aver luogo in Giugno ma che è stato rinviato ad Ottobre) ha proprio questo scopo: cooperare alla edificazione di questo «asse» delle nazioni. Poesia? No: realtà politica profonda: perché anche la grazia ha una sua geografia: la storia sacra è storia autentica: si svolge attraversando popoli, terre, città, civiltà e così via: storia «incarnata»: nello spazio, nel tempo, nelle persone, negli eventi.
La «terra delle nazioni» ha un «lago» che Dio ha scelto per farne, in certo senso, un lago di grazia e di preghiera: questo lago ha, lungo le sue rive, città misteriose ed eterne: Gerusalemme, Roma, Atene, Firenze, Parigi, e così via! L’edificio della pace lo si costruisce cominciando, in certo modo, da qui: cominciando dalla pietra d’angolo da cui tutta la costruzione trarrà compattezza e vita. Ecco, Beatissimo Padre, come vedo le cose storiche e politiche dell’Italia, di Firenze e del mondo: ed ecco in che senso oriento la mia azione.
Ed ecco la prospettiva -la terrazza di Abramo!- nella quale si svolgerà il colloquio mediterraneo di Firenze: centrare sul Mediterraneo (e, cioè, sull’unità di fondo della rivelazione che accomuna, alla radice, le nazioni credenti del Mediterraneo) per svolgere sul mondo intiero delle nazioni una nazione irradiatrice «di civiltà teologale». La grande battaglia contro l’ateismo si vince così: riunendo le membra disunite della unica famiglia di Abramo (“principes populorum congregati sunt cum Deo Abraham”) [“i capi dei popoli sono uniti al Dio di Abramo”]: tutte le nazioni credenti che si trovano sulle rive di questo lago «ascendono insieme a Gerusalemme» per adorare (illuc enim ascenderunt tribus, tribus Domini Ps. 121).
Li conforta il pensiero che questi orientamenti sono indicati -anche se indirettamente- anche da Voi: uomini di alto livello intellettuale e spirituale (come parecchi Padri Gesuiti di Francia, di Italia e di altre parti del mondo), figli fedeli della Chiesa, sostengono appunto la validità di questa intuizione storica e di questa azione correlativa. Tutto ciò, Beatissimo Padre, ho voluto scrivervi perché Voi conosciate quale è il quadro ideale nel quale si svolge la mia preghiera, la mia riflessione e la mia azione (a raggio nazionale ed internazionale).
Prego, medito ed opero, come membro vivo del Corpo mistico impegnato nei problemi della pace delle nazioni: altro scopo non ho: altra luce non mi guida: la luce della Chiesa; la luce dell’Evangelo; della Sacra Scrittura; dello Spirito Santo che sollecita le anime fedeli a muoversi nella direzione -«missionaria» di Cristo. La Madonna -regina delle nazioni!- mi aiuti: e Voi, Beatissimo Padre, sigillate con la Vostra affettuosa e patema benedizione queste speranze audaci di pace e di luce per i popoli e per le nazioni tutte del mondo.
Vostro in X.to
La Pira
FONTE: G. La Pira, Beatissimo Padre. Lettere a Pio XII, a cura di Andrea Riccardi e Isabella Piersanti, Milano, Mondadori 2004.
Credo sia una visione di un esponente politico che da terziario domenicano e francescano, appartenente all’Istituto Secolare dei Missionari della Regalità di Padre Agostino Gemelli, servo di Dio per la Chiesa cattolica,quale esso era,non poteva esimersi dall’esprimersi.
Invece avrebbe fatto bene a sottolineare come nei secoli, la maggior parte dei contrasti regionali del mediterraneo, erano fondati sulla diversità religiosa messa da parte la quale, ha permesso la comunicazione,il commercio e la scienza di evolversi,e di trasformare Stati sottomessi al potere temporale,in Stati moderni e laici.
Lo Stato italiano deve diventare laico e sovrano !
No, caro Nicola, se leggi tutta la pagina di wikipedia di cui hai citato solo le prime righe ti accorgerai che si tratta della visione utopica (ma ancor più “profetica”, secondo me) di un padre costituente (suo l’art. 2: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale») e di un grande politico, che da sindaco di Firenze, fra l’altro, costruisce scuole e case popolari e salva dal licenziamento i tremila operai delle officine Pignone.
Sono cattolico, e uno stato influenzato da valori cristiani non mi dispiacerebbe, io lotto sicuramente per questo…..
Scelgo sovranista perché uno stato che garantisce i bisogni essenziali, come lavoro, casa, cibo, sanità,poi la persona può tranquillamente dedicarsi con calma sia alla vita sociale e soprattutto a quella interiore, che per me è più importante di tutto….se non stai bene con te stesso, non puoi stare bene nemmeno con gli altri…