Gauss e la distribuzione “bipolare”
di DAVIDE VISIGALLI (FSI-Riconquistare l’Italia Genova)
Sulla pandemia ne abbiamo sentite di tutti i colori, dal #moriremotutti al #ilvirusnonesiste. Ora, se potessimo graficare la distribuzione delle opinioni nel Paese, non credo si otterrebbe una distribuzione normale (in senso statistico, la famosa curva a campana di Gauss), ossia lievi e costanti allontanamenti dalla media, ma una distribuzione con almeno due picchi molto distanti uno dall’altro, che chiamerò “bipolare”, con chiaro riferimento alla neurologia, anche se credo che il termine corretto sia bimodale.
Questo tipo di distribuzione delle opinioni crea appunto due poli, via via sempre più stretti e distanti tra loro, rendendo ogni tipo di discussione e confronto praticamente impossibile. Questo funziona con il Covid-19 ma è facilmente verificabile in tutti i campi della pubblica opinione attuale. Questa distribuzione avrà l’effetto che un’opinione equidistante da entrambi i poli cadrà nelle rispettive “code” e quindi sarà rifiutata da entrambe le posizioni prevalenti.
Quindi, con il passare del tempo le opinioni si cristalizzeranno intorno ai rispettivi picchi. Una polarizzazione del genere raramente riuscirà a raggiungere anche solo un misero pezzettino di verità. Se avessimo una distribuzione normale, i due poli estremi diventerebbero code di opinioni poco rappresentate nella popolazione e la vicinanza tra vari gradi di opinioni così elevata che sarebbe possibile una discussione che arricchisca tutti i partecipanti.
Come fare ad ottenere una distribuzione normale nel nostro Paese? Credo sia difficile. Bisognerebbe trovare un ideale comune che releghi la pletora degli altri argomenti di opinione a sfumature oggetto di discussione. Sono fortemente convinto che questo compito lo abbiano i partiti, nuovi partiti popolari.
Infatti, piccole comunità con un forte ideale comune, riuscirebbero a riprodurre in scala ridotta la distribuzione normale voluta, e attraverso la discussione tra molte sfumature che non intaccano l’identità, arrivare ad una nuova sintesi su cui il partito potrà esprimersi collegialmente. E così via su i molti argomenti che la vita sociale ci mette davanti.
Rimarrebbero ovviamente le code, posizioni estreme su argomenti non vincolanti, che se diventassero prioritarie rispetto all’ideale comune in alcuni partecipanti, ne determinerebbero l’esclusione volontaria e l’auspicabile ingresso in un gruppo politico con diverse priorità. Stiamo parlando di pochi casi insignificanti per la collettività, che con il passare del tempo diventerà sempre più salda e legata tra i suoi componenti, sempre meno inclini a spostarsi verso le code, ma rimanendo nello stesso tempo con una variabilità di sfumature diverse importante per la salvaguardia del partito stesso.
Più partiti costruiti con questo obiettivo avremo e più si riuscirà a indirizzare la popolazione ad una discussione serena limitata da una sintesi di un ideale davvero comune. Verso una vera rappresentanza. Verso un’identità nazionale, forse.
Questa idea della verità come risultato dell’espressione delle opinioni non l’ho capita, una cosa sono le opinioni che ognuno è giusto che abbia un altra è la verità che è il frutto del lavoro e della metodologia scientifica (unica verità umanamente dimostrabile). Qualunque sia l’argomento l’opinione delle persone è mossa da interessi economici e personali solo fino a quando non c’è reale conoscenza del fenomeno ma una volta raggiunta raggiunta questa conoscenza le opinioni convergono e rimangono solo “le code” come i terrapiattisti per fare un esempio. Sul Covid si sa poco per la semplice ragione che è poco che c’è e si hanno solo molti dati che a volte sembrano portare in una direzione a volte in un altra, quando avremo una conoscenza certa anche le opinioni convergeranno; non sono le opinioni che formano la verità ma il contrario e, francamente, fare una discussione su un virus tra un avvocato, un commercialista, un bottegaio ed uno sportivo e pensare che arrivino ad una qualche verità è una falsità evidente.
Mai detto che la verità è il risultato della espressione delle opinioni. Mi riferivo al fatto che posizioni contrarie e distanti non propense alla discussione non arriveranno mai ad una forma di verità. Questo non vuole dire che altre opinioni ci arriveranno sicuramente. I concetti comunque si affinano discutendo, anche nella scienza. L’esperimento prima viene creato nella mente dello scienziato e poi riprodotto. E risultati discussi dalla comunità. Poi la scienza non produce verità, ma teorie che si spera ne siano più vicine possibile. Il concetto di verità a cui alludevo comprende la scienza ma non ne è esclusiva.
Poi la mia riflessione partiva da Covid si estendeva a tutte le polarizzazioni che i media e l’attualità ci propinano. Dalla medicina all’economia.