Uscire dall'Unione europea: questione politica, questione nazionale e questione di classe
di STEFANO D’ANDREA
1) Si uscirà soltanto quando sarà stata formata la VOLONTÀ elettoralmente maggioritaria di abbandonare e così distruggere l’Unione europea e, prima ancora, quando esisterà un partito, composto da una classe dirigente nuova e apprezzata, che si faccia portatore credibile di questo scopo nobile ed epocale. La formazione di questo partito è la QUESTIONE POLITICA prioritaria, che logicamente procede ogni altro problema.
2) La VOLONTÀ elettoralmente maggioritaria non implica, salvo in un numero più o meno ristretto di persone, la conoscenza dei differenziali di inflazione o della teoria dell’area valutaria ottimale o di altre questioni tecniche, bensì la salda convinzione che un popolo è tale ed è popolo di uno Stato, se ha la possibilità di esercitare, mediante gli organi preposti, la politica monetaria, fiscale, industriale, commerciale, doganale che autonomamente elabora; l’Unione europea va estinta perché essa vuole estinguere lo Stato italiano. È una lotta a morte: o vive l’una o vive l’altro. Questa è la QUESTIONE NAZIONALE, che viene prima, logicamente e moralmente, della questione di classe.
3) Un benessere diffuso implica, anche per i lavoratori autonomi, tendenziale piena occupazione e salari alti; ciò impone che l’economia sia sottoposta a CONTROLLI E VINCOLI, tutti i controlli e i vincoli che l’Unione europea ci ha imposto di distruggere per creare il mercato unico. E questa è la QUESTIONE DI CLASSE, che va declinata nella forma del blocco sociale lavoratori autonomi/lavoratori subordinati, in adesione al programma economico costituzionale.
Condivido le idee e il programma di azione del FSI. L’euro ci sta portando a fare la fine della Grecia, bisogna fare in.modo che tutto il popolo ne prenda coscienza, perché la lotta sarà dura e si potrà vincere solo se saremo tutti decisi a combatterla.