Tutti i limiti della tregua in Siria
di GLI OCCHI DELLA GUERRA
Oggi, al tramonto, dovrebbe scattare in Siria l’attesa tregua raggiunta da Stati Uniti e Russia,condicio sine qua non per far pervenire aiuti umanitari alla popolazione civile e passaggio preliminare alla costituzione di una commissione congiunta con il compito di censire i vari gruppi dell’opposizione anti-Assad per stabilire quali siano terroristi e quali no.
Una volta superata questa fase, Usa e Russia dovrebbero compiere azioni congiunte in primo luogo contro l’Isis e contro al Nusra (ramo siriano di al Qaeda). La decisione di colpire anche al Nusra rappresenta la novità rispetto alla tregua raggiunta lo scorso febbraio e durata 3 mesi.
Le attese così come le aspettative sono molte, tanto che lo stesso Staffan de Mistura, l’inviato speciale della Nazioni Unite per la Siria, ritiene che già al margine della prossima Assemblea Generale dell’Onu di New York, si potrà tracciare un bilancio della situazione.
La tregua tuttavia, al netto degli effetti che potrà o meno produrre, ha certificato, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, l’internazionalizzazione del conflitto. Non sfugge infatti che gli attori regionali impegnati del 2011 nel conflitto siriano non siano riusciti con le loro forze e l’impiego di foreign fighters a spostare, chi su un fronte chi sull’altro, l’ago della bilancia in modo decisivo da una parte. Al tempo stesso il conflitto si è evoluto e all’iniziale contrapposizione regime di Assad / gruppi di opposizioni, si è aggiunta l’avanzata del Daesh, la guerra parallela e poco nota combattuta in Siria tra Israele ed Hezbollah e in ultimo, ma non meno importante, lo scontro tra le milizie curde del PYD ed Ankara.
Lo stesso intervento militare russo in Siria, iniziato nel settembre del 2015, è stato vitale per sostenere la tenuta delle forze militari di Assad ed ha consentito a quest’ultimo di riprendere il controllo di alcune aree e consolidarne altre ma non è stato risolutivo sul piano militare.
Ben diverso invece è il risultato diplomatico raccolto da Mosca che ha obbligato tutti gli attori, statuali e non, del campo di battaglia a fare i conti con il ritorno della Russia, seppur non più Unione Sovietica in Medio Oriente. Per questo motivo il dialogo tra Washington e Mosca potrebbe portare al raggiungimento di risultati utili ad entrambi i competitors anche se molte sono ancore le incognite e le difficoltà. Mosca da una parte vuole evitare un maggior coinvolgimento militare ed evitare l’incubo Afghanistan, mentre a Washington potrebbero avere tutto l’interesse a chiudere le ultime settimane dell’amministrazione Obama con la prosecuzione della guerra all’Isis ma soprattutto ad al Nusra (al Qaeda) in Siria.
Resterebbe, verosimilmente fuori portata temporale per questa amministrazione uscente, il futuro assetto della Siria, la permanenza di Assad, così come la possibile soluzione “federale” della Siria. Ad oggi alcune sigle dell’opposizione siriana hanno accolto con favore l’intesa ma molte sono le perplessità che trapelano e che Occhi della Guerra ha raccolto nel campo dell’opposizione. Si ritiene, infatti, che lo smembramento tra le varie sigle combattenti anti – Assad, che proprio unendosi e coordinandosi tra di loro avevano, all’inizio del mese scorso, aperto un parziale varco tra le forze governative nella battaglia di Aleppo sia un’operazione destinata al fallimento. Nel campo delle forze a sostegno di Assad sia gli Hezbollah libanesi sia l’Iran hanno accolto favorevolmente le proposta russa, aderendo ad essa. Entrambi hanno però escluso dal rispetto della tregua sia l’Isis che Fateh al – Sham, la formazione militare uscita, lo scorso luglio, dai ranghi di al Nusra. In definitiva le possibilità di successo della tregua saranno ancora una volta appese alla capacità di Stati Uniti e Russia nell’individuare questo o quel gruppo in un conflitto in cui la definizione del terrorismo non è da tutti, e nello stesso egual modo utilizzata.
fonte: http://www.occhidellaguerra.it/tutti-i-limiti-della-tregua-in-siria/
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