L’austerità uccide
di EMMA CLANCY
(traduzione di ENRICO BONFATTI, FSI Vicenza)
I manifestanti che protestavano contro i tagli ai servizi pubblici durante la recessione causata dalla crisi finanziaria del 2008 portavano spesso striscioni e cartelli riportanti lo slogan “L’austerità uccide”. La pandemia di COVID-19 sta dimostrando quanto brutalmente reale fosse quello slogan. Dieci anni di austerità imposti dalle istituzioni europee e dai governi dei paesi membri hanno causato dei significativi arretramenti nella qualità dei servizi sanitari in tutta l’Unione Europea.
Durante la scorsa settimana i medici dell’Italia settentrionale hanno descritto l’orribile situazione in cui si trovano quando sono costretti a scegliere quali pazienti trattare e quali lasciare morire. L’European Center for Disease Control ha avvertito lo scorso 12 marzo che “la velocità con la quale COVID-19 può portare all’incapacità di fermare l’epidemia una volta che si installa all’interno delle comunità indica che in poche settimane o addirittura giorni sarà possibile vedere situazioni simili a quelle sperimentate in Cina e Italia anche in altri paesi della UE o nel Regno Unito… Il rischio che la capacità dei sistemi sanitari europei venga superata nelle prossime settimane è considerato alto”.
L’OMS ha definito le azioni da intraprendere nell’immediato in ogni stato membro dell’UE:
• individuare, isolare, sottoporre a test e curare tutti i contagiati e tracciarne tutti i contatti;
• attrezzare gli ospedali;
• proteggere ed istruire il personale sanitario.
Questa è stata la strategia utilizzata in Cina, Sud Corea e altri paesi del sudest asiatico che sono riusciti a contenere l’epidemia. Ma la risposta di molti stati membri della UE non include nemmeno l’ambizione di “individuare, isolare, sottoporre a test e curare tutti i contagiati e tracciarne tutti i contatti”. I settori pubblico e sanitario degli stati UE semplicemente non sono attrezzati per rispondere in maniera coerente alle migliori pratiche internazionali. Servizio sanitario svuotato da tagli alla spesa e privatizzazioni. Un report del mese scorso ha rilevato 63 richieste di tagli alla spesa e/o privatizzazioni o affidamento a terzi dei servizi sanitari inviate agli stati membri da parte della Commissione Europea dal 2011 al 2018, allo scopo di soddisfare gli arbitrari parametri su deficit e debito conservati come reliquie nel tempio del Patto di Stabilità e Crescita.
Queste richieste hanno avuto conseguenze particolarmente deleterie sulle economie “periferiche” colpite dalla crisi dei debiti sovrani: Grecia, Spagna, Irlanda, Italia e Portogallo. Alcuni dei punti più importanti del report Discipline and Punish: End of the Road for the Stability and Growth Pact?, tra i quali le conseguenze sui servizi pubblici all’interno dell’Unione Europea, sono brevemente descritti di seguito.
Sorveglianza unionista e controllo sui budget degli stati membri
Il Patto di Stabilità e Crescita, siglato nel 1997, ha dimostrato di essere l’aspetto più controverso e contestato dell’Unione Monetaria e più in generale dell’Unione Europea. Esso impone due tetti di spesa ai governi: (1) il rapporto debito pubblico / PIL deve rimanere sotto il 60% e (2) il deficit annuale degli stati membri non può andare oltre il 3% del PIL.
Il potere di sorveglianza e controllo della Commissione sui budget degli Stati membri venne significativamente rinforzata nel 2011 con l’adozione del Six-Pack e nel 2013 con il Two-Pack e infine con la firma del Fiscal Compact, un trattato intergovernativo.
Il Semestre Europeo è il programma annuale di coordinamento delle politiche economiche all’interno dell’Unione, introdotto dalla Commissione nel 2011. Ha come scopo principale quello di sottoporre i budget di spesa degli stati membri all’esame,alla modifica e all’approvazione della Commissione e del Consiglio prima di sottoporlo al voto del Parlamento nazionale. Il Semestre Europeo incorpora i requisiti del Patto di Stabilità e Crescita e della Procedura per gli Squilibri Macroeconomici, così come riforme strutturali di più vasto respiro sotto la strategia di Europa 2020. Come risposta ai piani provvisori di budget inviati dagli stati membri la Commissione indirizza delle raccomandazioni specifiche a ogni singolo paese.
Individuazione del servizio sanitario per i tagli di spesa
Il report esamina il ruolo del Patto di Stabilità nell’accentuazione del trasferimento di ricchezza dal lavoro al capitale all’interno dell’Unione Europea, in particolare a partire dalla crisi finanziaria globale. Esamina la esatte modalità con le quali il Patto ottiene questo risultato esaminando il contenuto delle raccomandazioni espresse dalla Commissione sulla base del Patto medesimo e della procedura per gli squilibri macroeconomici. Esamina inoltre l’impatto corrosivo del Patto di Stabilità e della sua struttura
operativa sulla democrazia all’interno dell’UE e le conseguenti implicazioni. Il report analizza il contenuto di tutte le raccomandazioni specifiche per paese formulato sotto il Patto di Stabilità e la Procedura per gli Squilibri Macroeconomici dal 2011 al 2018. Evidenzia come in aggiunta a coerenti richieste di riduzione della spesa pubblica, la Commissione ha selezionato per tali tagli pensioni, servizio sanitario, crescita dei salari, sicurezza sul lavoro e sussidi alla disoccupazione.
Contenuti delle raccomandazioni specifiche per paese formulate dalla Commissione alla luce del Patto di Stabilità e Crescita e della Procedura per gli Squilibri Macroeconomici 2011-2012
ANNO Aumento dell’età pensionabile/ Tagli alla spesa sanitaria/ Riduzione della crescita Riduzione della sicurezza Riduzione dei sussidi tagli ai contributi pensionistici privatizzazione dei servizi sanitari dei salari dei diritti dei lavoratori disoccupazione, fragilità, disabilità
2011 14 2 7 5 8
2012 13 3 6 7 10
2013 15 10 6 9 6
2014 17 16 13 10 9
2015 13 9 8 3 3
2016 10 8 4 2 3
2017 10 5 4 2 3
2018 13 10 2 0 3
TOTALE 105 63 50 38 45
Fonte: calcolo dell’autore sulla base dei dati 2011-2018 della Commissione CSR
Dall’introduzione del Semestre Europeo nel 2011 e fino al 2018 la Commissione ha formulato 105 singole raccomandazioni a specifici stati membri per innalzare l’età pensionabile e/o ridurre la spesa pubblica per le pensioni e la cura degli anziani. 63 sono state le domande di tagli alla spesa sanitaria e/o di esternalizzazioni o privatizzazioni dei servizi per la salute. Per 50 volte ha chiesto il contenimento della crescita salariale. Istruzioni volte alla riduzione della sicurezza sul lavoro, delle garanzie contro i licenziamenti e dei diritti di contrattazione collettiva dei lavoratori e dei sindacati sono state espresse per 38 volte.
In aggiunta alle routinarie richieste di tagli alla spesa pubblica per i servizi sociali in generale, la Commissione ha anche formulato 45 raccomandazioni volte a ridurre o rimuovere sussidi per i disoccupati, per i disabili e per le persone vulnerabili, tra cui l’adozione di misure punitive per forzare queste persone a entrare nel mercato del lavoro o – per lo meno – a cercare un impiego. Con la scusa di limitare il debito e il deficit, la Commissione Europea sta inoculando l’austerità in ambiti sui quali non ha nessuna autorità.
L’attuale attenzione politica sarà naturalmente rivolta alle risposte immediate da dare alle enormi sfide poste dalla pandemia. Ma dato che stiamo per trovarci di fronte ad una recessione probabilmente molto più pesante di quella seguita alla crisi finanziaria, abbiamo anche bisogno di effettuare una valutazione onesta delle politiche pubbliche fallimentari che hanno lasciato i servizi sanitari europei in una posizione così debole e con risultati così devastanti.
Fonte: Emma Clancy
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