Donald Trump vuole annettere agli Usa la Groenlandia senza escludere l’uso della forza? Al di là della stravaganza, il tycoon ha ottime ragioni per ritenere strategico quel territorio. Eccole, riepilogate in un lungo articolo della Cnn.
UNA POSIZIONE GEOPOLITICA UNICA
L’isola più grande del mondo che attualmente è un territorio autonomo della Groenlandia dopo esserne stata una colonia, occupa una posizione geopolitica molto particolare, essendo posta a metà strada tra gli Usa e l’Europa (ma la capitale Nuuk è più vicina a New York che a Copenaghen).
Tutto ciò rende la Groenlandia un posto chiave per la sicurezza degli Usa, che, come ricorda Ulrik Pramgad, ricercatore del Danish Institute for International Studies, la considerano un prezioso avamposto da cui respingere un potenziale attacco russo.
Forze Usa sono presenti in Groenlandia dalla Seconda guerra mondiale, rimanendovi anche nel dopoguerra stanziate nella base di Pituffik. Risale al 1951 la firma dell’accordo tra Usa e Danimarca che prospettava un ruolo significativo per i primi nella difesa del territorio dell’isola e concedeva agli stessi anche il diritto di installarvi basi militari.
La Pituffik Space Base è considerata fondamentale soprattutto in caso di attacco nucleare russo, in considerazione del fatto che la via più breve per i vettori passa dal Polo Nord e dalla Groenlandia.
LE RISORSE NATURALI
Ma se The Donald già nel 2019 avanzò l’idea di acquistare la Groenlandia è anche per un altro motivo materiale: l’isola, sottolinea Klaus Dodds, docente di Geopolitica alla Royal Holloway, University of London, possiede immensi depositi di risorse naturali, in larga parte inesplorati.
Stiamo parlando di petrolio e di gas, che fanno gola non meno del litio, del nickel e del cobalto presenti in gran quantità e di cui è altissima oggi la domanda in funzione della produzione delle EV e delle turbine eoliche fondamentali per la transizione verde.
È lo stesso Dodds a ricordare l’attuale predominio cinese nell’estrazione di minerali e la minaccia di Pechino di bloccarne l’export come ritorsione per le guerre commerciali scatenate contro il Dragone. Per Dodds anzi “non vi è alcuna questione sul fatto che Trump e i suoi consiglieri siano molto preoccupati” del ricatto cinese, e considerano quindi la Groenlandia come una preziosa alternativa.
Attualmente sull’isola c’è un’unica miniera attiva, riflesso delle difficoltà delle operazioni estrattive derivanti dalle condizioni climatiche, logistiche e infrastrutturali. Ma lo scioglimento dei ghiacci ha moltiplicato il numero delle licenze attive, una delle quali espressione e di una società finanziata anche da Bill Gates, Jeff Bezos e Michael Bloomberg.
NUOVE ROTTE MARITTIME
Nonostante Trump sia scettico sui cambiamenti climatici, sono proprio questi ultimi a determinare un altro fattore di attrazione per l’America sulla Groenlandia.
L’innalzamento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico hanno già aperto nuove rotte marittime, che possono essere sfruttate per un maggior ammontare di tempo durante l’estate. Inoltre navigare lungo l’Artico abbrevia il percorso di circa il 40% rispetto al passaggio da Suez.
Secondo i dati dell’Arctic Council, il traffico commerciale è incrementato del 37% negli ultimi dieci anni proprio grazie allo scioglimento dei ghiacci.
Sono proprio questi motivi però ad attirare l’attenzione anche degli avversari come la Cina e la Russia, che mostrano pari interesse e a novembre hanno anche siglato un accordo per sviluppare insieme le rotte artiche.
Ma questo fenomeno produce direttamente vantaggio, rendendo più accessibili i giacimenti di risorse naturali della Groenlandia.
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