Andrà tutto bene
di GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
Adesso tutti, ma proprio tutto, vogliono “più Stato”. Tutti si sono resi conto che senza Stato siamo morti.
Negli ultimi otto anni abbiamo dedicato la nostra militanza politica a sottolineare la necessità di riconsegnare allo Stato i poteri di controllo sull’economia nazionale e per questa posizione che ci differenziava da tutti siamo stati oggetto di scherno da parte di destra, sinistra e 5 stelle, tutti uniti dall’obiettivo di ridurre ai minimi termini lo Stato con i tagli alla spesa pubblica utilizzando l’ambigua locuzione di “taglio agli sprechi”.
Così gli ospedali con bacini ridotti sono stati considerati sprechi, le scuole che servivano i paesini con pochi alunni erano visti come degli sprechi, i tribunali sotto una certa “produttività” rientravano tra gli sprechi, le risorse destinate ai territori erano sempre sprechi…
Oggi la pandemia di Covid19 ha trasformato tutti questi liberali antistatalisti in sovranisti che chiedono l’intervento dello Stato in ogni ambito. Dai berlusconiani-salviniani ai piddini, tutti chiedono aiuto allo Stato.
Quando in questi anni parlavamo di incrementare la spesa pubblica, di rinazionalizzare il sistema bancario e le imprese strategiche, di raddoppiare la spesa per i servizi pubblici essenziali per garantire anche più del necessario, ci dicevano che eravamo fuori dal mondo, che erano utopie.
Quando dicevamo che il controllo dei movimenti di capitali, persone, merci e servizi è la precondizione per garantire l’uguaglianza sostanziale e la giustizia sociale ci dicevano che appartenevamo a un altro secolo, che eravamo legati a un’idea del passato che non sarebbe mai più ritornato.
Invece noi, consapevoli dei corsi e dei ricorsi storici e della fallacia della visione liberale che non vedeva alternative al modello esistente e che annunciava la “fine della storia”, parlavamo con lucidità del futuro, un futuro che che oggi si manifesta come presente.
Attenzione, non ci illudiamo che questo processo possa seguire le direttrici da noi auspicate, né che l’inversione del processo storico si risolva in breve tempo. Tuttavia oggi possiamo gridare a gran voce che avevamo ragione noi, che non eravamo pazzi, che eravamo un’avanguardia e che avevamo previsto tutto quando il mondo intero andava in un’altra direzione.
Continueremo a batterci per portare a compimento il nostro piano, per far crescere questa formazione politica che vuole entrare in parlamento per indirizzare e guidare il paese nel processo di recesso dall’Unione Europea, che comporterà un passo indietro nel processo di integrazione, cioè la disintegrazione del mercato unico.
Sarà solo il primo passo verso la riconquista della sovranità, la precondizione per riaffermare il ruolo centrale dello Stato.
Andrà tutto bene.
Ci libereremo!
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