Emergenza coronavirus: il dibattito sul fine
di STEFANO D’ANDREA (Presidente FSI Riconquistare l’Italia)
Il fine della “IMMUNITÀ DI GREGGE” è dubbio perché non si conosce il virus, potrebbe essere momentaneo in caso di rilevante mutamento del virus, e richiede molto tempo – due anni dice l’istituto Koch – perché a causa dell’alta contagiosità e del rischio di collasso del SSN, è necessario prima portare, attraverso draconiane misure restrittive, la contagiosità a un livello molto basso, per poi farla oscillare per due anni tra due parametri negativi (per esempio tra 0,3 e 0,6).
L’unico altro fine alternativo, in astratto, è lo “SRADICAMENTO”.
Tuttavia vi è necessità di lavorare nei campi, dove per fortuna la contagiosità è bassa ma è impossibile un completo distanziamento sociale, e dunque vi sarà comunque contagiosità.
Vi è necessità di lavorare nei lavaggi e nelle industrie di trasformazione dei prodotti della terra, dove il distanziamento sociale è impossibile e può soltanto, forse, in parte essere ridotto.
Vi è necessità di tenere aperte le fabbriche, le quali possono stare chiuse due settimane, magari quattro e magari sei – però bisogna stare attenti al collasso – ma poi devono riaprire. Nelle fabbriche, trattandosi di luoghi chiusi, la contagiosità è per forza alta.
Vi è necessità di tenere aperte le caserme e i presidi locali di polizia, carabinieri, vigili urbani, ecc..
Vi è necessità di tenere aperti gli ospedali.
Vi è necessità di tenere aperti alcuni organi e uffici pubblici che svolgono funzioni essenziali che non possono essere espletate da casa.
Tutti i nuovi infettati contageranno familiari a casa.
Ciò spiega perché portare la contagiosità a 0 è impossibile, salvo dopo che si siano infettati tantissimi operai, impiegati, dirigenti, militari, carabinieri, poliziotti, medici, infermieri e sia raggiunta, in quegli ambienti, l’immunità di gregge (sempre che essa funzioni).
L’esempio della CINA non sta in piedi, perché in Cina si è fermata una regione, che per popolazione è come la Toscana per l’Italia (un ventitreesimo della popolazione) e hanno potuto bloccare l’intera attività produttiva, dal lavoro dei campi alle industrie trasformatrici alle fabbriche, e probabilmente hanno potuto distanziare socialmente i soldati ecc.. Lo hanno fatto per per tre mesi ma se fosse stato necessario avrebbero potuto bloccare l’intera regione per uno o due anni, perché il resto del paese, sia pure all’80-90% continuava ad andare avanti. Ciò spiega le previsioni del PIL in crescita della Cina, sebbene con una percentuale che si aggira intorno al 3%.
Sembrerebbe, dunque, che lo sradicamento non sia un fine perseguibile e che arrivati a un certo basso tasso di contagiosità sia obbligatorio far oscillare questa contagiosità (per esempio tra 0,3 a 0,6) alternando misure restrittive di qua o di là.
Sembrerebbe che in un modo o nell’altro con Covid 19 ci si debba convivere.
Mi auguro che questa analisi abbia una falla. In questi giorni pensando e ripensando mi sono orientato ora verso una ipotesi ora verso l’altra, come è giusto che faccia il pensiero.
Tuttavia credo che abbiamo il diritto di sapere dalla classe politica quale è il fine, quale la strategia e come si superano i problemi, apparentemente logici, qua sopra sollevati. Dalla classe politica, non dal solo Governo, perché è dalla dialettica Governo-opposizione che deve nascere la linea più efficace.
E invece in Italia, se il Governo tace, l’opposizione non parla.
Siamo sicuri che se non parlano stiano pensando? E siamo sicuri che pensare senza parlare – senza dialettica – conduca alla verità?
Una classe politica paternalista, che si prende cura dei cittadini senza spiegare fine e strategie, e senza sollevare dubbi che i cittadini sono in grado di sollevare, merita di essere totalmente cestinata, senza alcuna eccezione. Essa infatti non suscita il dibattito, parola sacra che ho invocato fin da principio, e rischia di portare il Paese in una strada catastrofica che si sarebbe potuta evitare se dibattito vi fosse stato.
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