L’autoritarismo europeo si trasmette poi agli ambiti nazionali, con provvedimenti che vengono variamente spacciati per anticongiunturali o di ordine pubblico o di governabilità, ma nella sostanza finalizzati a fiaccare le possibilità di resistenza e reazione delle popolazioni alle soperchierie che vengono loro inflitte.
Questo accade sia da noi che altrove.
È significativa ad esempio la “Ley de seguridad ciudadana” recentemente approvata in Spagna, che stabilisce precise regole e limiti alle modalità di manifestazione. La legge, passata dopo mesi di dura opposizione sia in parlamento che nelle piazze e vissuta da molti come un ritorno al franchismo, è stata salutata dal governo conservatore di Rajoy come una vittoria del diritto di ogni cittadino a città ordinate e sicure. Ne parla Jordi Borja, urbanista e politico di orientamento marxista, autore di numerosi saggi, in un articolo che trovo sul settimanale on line Sin Permiso, intitolato “Cittadinanza o barbarie”.
Ve ne propongo uno stralcio:
[…] Stiamo assistendo a una trasformazione epocale. La cosiddetta “globalizzazione”, nella sua dimensione finanziaria, ha stimolato la speculazione, l’urbanizzazione senza città, il dualismo sociale e la subordinazione corruttrice dei governi ai meccanismi ciechi e invisibili del mercato. Risultato: crisi dell’economia produttiva, precarizzazione e riduzione della massa salariale, discredito delle istituzioni politiche e dei governanti, graduale demolizione dello stato sociale.
Le città, ambito per eccellenza dell’organizzazione del lavoro e dello sviluppo sociale, sono diventate lo scenario della crisi e del conflitto. La democrazia è nata nelle città; è qui che suo degrado si fa più evidente ed è qui che la resistenza sociale si esprime di più. Il quadro giuridico di riferimento, chiamato erroneamente “Stato di diritto“, si è convertito in molti casi come “Stato contro il diritto“. In questi momenti storici di cambiamento la democrazia si contrappone allo Stato e ai poteri economici dominanti. Le classi popolari, vittime di chi gestisce la trasformazione, sono la forza di resistenza e la speranza di un’alternativa. La questione dei diritti oggi è al centro del conflitto sociale e mette in discussione la natura dello Stato.
La reazione dei governi dimostra che la bandiera democratica non risiede più nello Stato bensì nella società politica mobilitata, e principalmente nelle classi popolari. Governanti e mercati tendono a frammentare, precarizzare ed escludere i lavoratori; criminalizzare i conflitti sociali, modificare le leggi per agevolare la repressione; alimentare la paura come strumento di consenso passivo e rassegnato; applicare il terrorismo di Stato in nome della sicurezza e dell’ordine; degradare la giustizia con l’arbitrio di classe. Negli ultimi decenni in Spagna si è modificato varie volte il Codice penale, e molte municipalità governate sia dal Partito Popolare (destra) che dal Partito Socialista Obrero Español (sinistra) hanno approvato norme civiche che ricordano regolamenti da estrema destra.
Per soprammercato da pochi giorni la maggioranza di destra ha approvato alla Camera dei deputati una “legge di sicurezza urbana” che è subito diventata famosa come “legge bavaglio”. Una legge che criminalizza l’espressione dei conflitti nello spazio pubblico e che di fatto permette reprimere qualunque manifestazione critica contro le istituzioni politiche ed economiche. Uno degli aspetti particolarmente perversi della legge è l’applicazione di enormi sanzioni pecuniarie nei confronti dei promotori, pubblici sostenitori o partecipanti a manifestazioni in spazi o edifici pubblici, o davanti l’ingresso di istituzioni, imprese o residenze di dirigenti politici o economici.
Si penalizzano manifestazioni, assembramenti, occupazioni pacifiche, escraches, picchetti informativi, generiche “resistenze” alla forza pubblica (come non esibire la carta di identità, filmare un agente ecc). Le sanzioni aumentano se le manifestazioni si tengono davanti a sedi di partito o istituzioni, grandi aziende o banche.
La parola di un poliziotto è considerata prova sufficiente. Basta un atto vandalico da parte di qualche provocatore perché la manifestazione venga criminalizzata e promotori e partecipanti sanzionati.
Le sanzioni che si applicano sono amministrative e vengono applicate dal Ministero dell’interno senza l’intervento del magistrato. Le multe possono arrivare a 600.000 euro, e per la maggioranza delle fattispecie arrivano a diverse migliaia di euro. Per esempio, filmare l’intervento della polizia in uno spazio pubblico viene multato con 30.000 euro. Si tratta di una forma di terrorismo di Stato particolarmente perversa, arbitraria, ingiusta. Una forma di repressione propria delle tirannie: non c’è reato, le pene non sono comminate in base a un giudizio della magistratura; non si può ricorrere a un’istituzione che non sia quella che ha imposto la sanzione; coloro che esercitano la repressione sono gli stessi che condannano, prescindendo da testimonianze neutrali; vengono sanzionati non i comportamenti concreti, ma la mera presenza o l’appoggio a una manifestazione.
È il ritorno alla “Stato assolutista” anteriore alle rivoluzioni democratiche dei secoli XVIII e XIX. È quanto sta accadendo con lo Stato spagnolo e il governo del Partido Popular. La barbarie oggi deriva dallo Stato. La cittadinanza si conquista e si esercita nello spazio pubblico in difesa delle libertà e della democrazia contro i Governi che pervertiscono il diritto.
Una risposta
[…] 1) Mauro Poggi in https://www.appelloalpopolo.it/?p=14562 […]