Enrico Mattei e l’ENI, orgoglio italiano senza tempo
In onore di Enrico Mattei riproponiamo un articolo del 6 marzo 2016 di Azione culturale per ricordare l’anniversario della morte di questo grande personaggio della storia economica italiana.
di AZIONE CULTURALE (Simone Nasazzi)
In un’era dove lo strapotere dei grossi gruppi finanziari e industriali privati sembra avere il controllo sull’economia e il sopravvento sugli interessi nazionali a discapito delle classi meno abbienti, non possiamo che riscoprire la storia economica italiana e rivalutare le figure più meritevoli e capaci di divenire esempio per il futuro. Una di queste non può che essere quella di Enrico Mattei.
Mattei iniziò la sua carriera nel settore energetico con la nomina a commissario dell’Agip (Agenzia Italiana Petroli), e ne intuì le potenzialità fin dall’inizio. L’Agip era un’obsoleta macchina statale ereditata dal fascismo, che il nostro seppe valorizzare investendo in tecnologia e cultura del lavoro, e riprendendo ciò che di meglio, ebbene sì, l’eredità fascista aveva lasciato nell’azienda.
Mattei per rinnovare l’Agip arrivò ad ipotecare beni personali per ottenere credito dalle banche, cominciando le prime efficaci perforazioni nella Val Padana , dove in precedenza le esplorazioni avevano confermato la presenza di riserve di gas naturale. Ovviamente tutto questo rese Mattei inviso alle società petrolifere private americane, in primis alla Standard Oil (Esso), che fece pressioni sul governo americano affinché arrivasse a minacciare il governo italiano, che non stava, sempre secondo la ESSO, garantendo le regole del libero mercato energetico in Italia.
Le pressioni della Esso volevano ricordare chiaramente che l’Italia era una potenza sconfitta nella guerra e quindi totalmente controllabile nelle sue politiche. Ma dopo i successi dell’Agip, Mattei si rese conto che il settore energetico italiano aveva le capacità tecniche e finanziarie per diventare un grande ente statale, cominciando ad esplorare e conquistare anche i mercati esteri. Fu quindi creato l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi ) di cui Mattei divenne presidente.
L’ENI era un’azienda statale con una struttura innovativa. Il neo presidente chiamò alla sua guida personaggi di spicco del mondo culturale italiano, che lavorarono con i migliori tecnici del settore e persone di fiducia. Creò l’istituto tecnico dell’ENI a San Donato Milanese, a cui tutti i giovani avevano accesso e dove il lavoro e la meritocrazia erano le prerogative per una solida carriera.
L’ENI garantiva vacanze gratuite e spesate ai suoi dipendenti, aveva una sua cassa previdenziale aggiuntiva, garantiva asilo e scuole per i figli dei lavoratori, insomma era una grossa macchina statale dotata di una straordinaria funzione sociale per tutte le famiglie coinvolte. Oltre che portare grossi introiti nelle casse dello stato, garantiva l’indipendenza energetica fondamentale per il rilancio economico del paese e per la creazione di una sempre più rivendicata sovranità nazionale.
Tutto ciò fece di Mattei un nemico agli occhi delle potenze petrolifere e finanziarie anglo-americane, che ritennero inaccettabile tale situazione. Caparbi e tenaci furono il ministro delle finanze Ezio Vanoni e il primo ministro De Gasperi, che con l’appoggio della sinistra di Togliatti (Mattei iniziò a fare affari con la Cina e Unione Sovietica) respinsero le minacce di Washington e dettero tutta la fiducia politica necessaria a Mattei.
Quando il presidente dell’ENI decise di esplorare i mercati stranieri , soprattutto quelli africani e mediorientali, lo fece con un approccio nuovo rispetto a quello delle potenze petrolifere private straniere. Innanzitutto cominciò a trattare con i governi locali con la dovuta uguaglianza, anticipando i costi di esplorazione e di produzione, per poi dividere i profitti non più con la politica americana del fifty/fifty , ma con percentuali ben più vantaggiose per gli stati detentori di riserve di idrocarburi e gas arrivando, come nel caso dell’Iran, al 70% di partecipazione governativa.
Ovviamente queste percentuali mettevano al riparo ENI da eventuali fallimenti, in quanto gli stati stranieri erano coinvolti pesantemente in caso di rimborsi. Mattei rivoluzionò il sistema di fare impresa, lanciando l’idea di una vera propria collaborazione per un mutuo beneficio e sviluppo. Purtroppo nel 1962, quando l’ENI era già una multinazionale di cooperazione tecnologica e industriale nel settore energetico, le minacce estere divennero sempre più forti e in un tragico volo aereo l’apparecchio di Mattei scoppiò, con lui ed il pilota a bordo.
Un mistero e una morte mai chiarite, in cui l’analisi dei fatti non può non accompagnarsi ad un pensiero ricorrente, ovvero al fatto che probabilmente Mattei si trovò a pagare con la vita l’essere stato un grande italiano, un intelligente imprenditore e un grande riformatore statale e sociale, in un mondo in cui la gestione dei feudi post-Seconda Guerra Mondiale era una priorità essenziale per le potenze vincitrici, che mal tolleravano personaggi integerrimi e in grado di fare la voce grossa anche con loro.
Alla luce della situazione geopolitica e industriale odierna, non si può non sentire la mancanza di una figura come Mattei, di un metodo di lavoro e organizzazione quale quello dell’ENI, che ancora beneficia delle sue innovazioni, facendo impresa con successo in un paese praticamente privo di risorse naturali. Una azienda dove lo stato diventa esso stesso imprenditore, scommettendo sui giovani, sulle proprie risorse sociali e sullo sviluppo dei paesi più poveri , prevenendo quei conflitti e quegli esodi di massa che tanto stanno pesando oggi sulla nostra economia.
Quello a cui stiamo assistendo oggi è esattamente l’opposto, con un’istruzione che soffre i tagli di fondi causati dal debito e dall’austerity, e una politica estera sempre più accodata ad architetture sovranazionali che non corrispondono agli interessi patri. Una politica scriteriata che appoggia destabilizzazioni coprendole col mantello della democrazia.
Non sappiamo se riavremo uno come Mattei, ma l’ENI è rimasta, e resta tuttora un’azienda capace di rappresentare l’orgoglio e l’efficienza dell’italianità nel mondo, una politica seria ha il dovere di rilanciarla, rifacendosi ai principi che hanno contribuito a crearla.
Fonte:https://www.azioneculturale.eu/2016/03/enrico-mattei-e-leni-orgoglio-italiano-senza-tempo/
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