La solitudine dell’avanguardia
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Siena)
L’esperienza valida e significativa dell’avanguardia storica consiste nell’aver spezzato, insieme col fondamento della creazione estetica, il velo che impediva di scorgere l’abisso; consiste nell’aver chiesto impietosamente la propria fine medesima, il proprio superamento nella prassi sovversiva e rivoluzionaria. […] Ma non è questa la via tenuta dalla così detta nuova avanguardia; che anzi proprio in questo e solo in questo, ripeto, si differenzia realmente dalla precedente. Come ho già detto, la novità è nella rinuncia alla oltranza e alla trasgressione pratica.
Franco Fortini
Questo scritto verifica il fenomeno dell’avanguardia e delle sue caratteristiche che ritiene incompatibili con il progetto sovranista.
1. La verifica dell’avanguardia
Se la prima infatti cerca la verità di un contenuto (economico, politico, filosofico), per il secondo è fondamentale invece la simultaneità che quest’ultimo assume insieme alla pratica. Ovvero, il sovranismo ambisce all’instaurazione di relazioni sociali tese alla costruzione del partito senza il quale qualsiasi proposta teorica rimarrà una questione di specialismo erudito.
Per questo motivo l’obiettivo sovranista si risolve, prima di tutto, nell’aggregazione attiva dei militanti sulla base di un disegno decentrato rispetto al pensiero di singoli intellettuali, in quanto si rapporta piuttosto alla comunità con la quale si confronta. Come sappiamo, il presupposto popolare che garantisce l’incrocio di posizioni eterogenee, in Italia, è già stato una volta possibile e può essere ancora concesso dalla Costituzione del ’48, quale fattore di equilibro tra le diverse classi sociali, misura e disciplina del capitale.
2. Lo stato delle cose
Viceversa, l’avanguardia, in qualità di soggetto iper-centrato, subordina l’elaborazione di un paradigma concettuale al contenuto che ha scoperto, a prescindere dalla Storia degli uomini cui appartiene. E, anzi, ritiene che sia il contenuto stesso l’elemento di sintesi sul quale erigere la struttura organizzativa. Quindi, mentre il sovranismo reputa la visione economica, ideologica, politica, da organizzare a partire dall’interno della realtà associata, nella prospettiva dell’avanguardia, al contrario, è la teoria scientifica a costituire lo spettro di riferimento che servirà a preparare anche la militanza futura.
Quest’ordine di valori appare attualmente molto confuso nella coscienza degli autori di riviste che spesso compongono la galassia del sovranismo medesimo, e degli altri soggetti che gravitano intorno all’area post-keynesiana. Intervengono altresì meccanismi di rimozione ad aggiustare un tale rovesciamento per cui si è diffusa l’idea che la realtà cambi in assenza di azione.
Cercheremo ora di capire il perché.
3. La censura della coscienza
Dunque, la contraddizione dell’avanguardia consiste, da una parte, nella ricerca di un pensiero rilevante (oggi giorno principalmente espresso dalla teoria macro-economica)i, che rimane fuori l’orizzonte sociale. Dall’altra, però, ogni sua proposta particolare vorrebbe imporsi proprio verso quella collettività senza la quale, d’altronde, è consapevole di non esistere. Perciò, essa si pone come soggetto che esaurisce l’attenzione dell’analisi sul contenuto teorico senza mai fare oggetto di riflessioni la forma del suo agire politico.
L’Io allontana la propria scissione all’esterno quando la proietta sulle altre fazioni politiche, accusate paradossalmente di quello che l’avanguardia predica ma non fa: ovvero, di edificare rapporti umani diversamente da quelli alienati che si sono imposti nelle circostanze attuali ii.
4. La sanità di Zeno
Al lettore che non ha familiarità con la psicanalisi rammento La coscienza di Zeno, di Italo Svevo, probabilmente letto alle scuole superiori iii. Nel libro narrato in prima persona, la voce di Zeno Cosini registra gli eventi quotidiani su di un diario, così che, là dove nascevano delle incongruenze, la coscienza del personaggio le ricuciva per mezzo della parola, trasformando la sua vita in romanzo. Per questo la scrittura diventava terapeutica, avendo premura di salvaguardare la sanità del soggetto che si proteggeva dietro enunciati mendaci.
Esemplare è la vicenda del primo capitolo, dove il racconto si ingegna nell’escogitare dei complicati stratagemmi che permettano a Zeno di violare ogni volta il divieto di fumare giustificando quella trasgressione per mezzo di una coerenza razionale macchinosa e bislacca.
5. La prigione del linguaggio
Anche molte associazioni divulgative sovraniste si sottraggono al dovere della militanza per mezzo di alcune astuzie della ragione. E ciò accade nella misura in cui queste ultime si sforzano di soddisfare solamente i criteri della propria egoità, la quale preferisce rimanere del tutto estranea alle relazioni sociali come davvero si realizzano iv. Perciò, l’istanza della prassi viene sostituita con quella dell’estetica: il rifugio astratto dove coltivare l’immagine iper-idealizzata del Sé, il cui scopo vorrebbe essere quello di offrire una verità di carattere universale v.
Mentre, al contrario, ci troviamo di fronte ad una posizione solitaria che non smette mai di arroccarsi su se stessa, ora sulla base di una disciplina settoriale, ora di un’altra: prima post-keynesiana, poi marxista, oppure genericamente filosofica. In questo modo, il discorso teorico finisce per assolvere un meccanismo di difesa alla stregua della funzione che il linguaggio aveva assunto nel romanzo in favore di Zeno.
6. L’autoreferenzialità
In altre parole, l’Io giustifica la sua condizione di monade chiusa quando fissa l’attenzione su una conoscenza da esibire piuttosto che su forme sociali e responsabili che è chiamato a costruire insieme agli altri vii. Pertanto, mentre la divulgazione, da una parte, si lancia nella critica contro la letteratura ortodossa (es: l’economia neo-classica), dall’altra rimane isolata, perdendo infine anche l’elemento trasgressivo di cui inizialmente ancora disponeva. Ovvero, l’avanguardia, che è fallo-centrica, invece di usare la componente intellettuale per fare egemonia con il popolo, se ne serve per catturare il compiacimento da parte di un pubblico.
La nevrosi scientifica che colpisce alcuni microcosmi post-keynesiani non è una malattia circoscritta all’epoca odierna, ma un tratto riconoscibile anche dell’avanguardia storica. E la sua rigidità tiene separato il Sé dal mondo invece di calarlo nella realtà dei militanti del popolo che la compongono.
7. L’incontro con l’Altro
Di conseguenza, l’unica via d’uscita che permette di risolvere l’attuale impasse rimane essenzialmente politica. Ciò significa che sarà urgente riconoscere gli angusti confini dell’Io, e porre sotto costante verifica prima di tutto se stessi così da superare velleità personalistiche ix. E questo equivale a rendersi consapevoli di quell’individualismo capitalista introiettato da ognuno di noi a livello inconscio col fine di prenderne le distanze, e scegliere di lavorare invece nell’ambito di un organismo più grande, oppure di iniziare a fondarne uno in modo autonomo, assumendosi la responsabilità degli errori così come del fallimento.
Il valore del contenuto di una verità macro-economica, infatti, oppure di una teoria (anche politica), viene completamente neutralizzato dal sistema contro cui ci si illude di ribellarsi se non si socializza, ma nemmeno ci si organizza x.
Note
i La dottrina macro-economica è di fondamentale importanza, ma in questi ultimi decenni è diventata monopolio del dibattito pubblico a causa di una progressiva infiltrazione delle scienze positiviste di stampo liberale, dapprima nelle università e nelle istituzioni, e successivamente nella vita quotidiana. Per usare il linguaggio di Foucault, si è tramutata in un codice dominante. Dunque, rimarrà sempre doveroso per alcuni militanti armarsi delle più sofisticate teorie eterodosse, in modo da potersi confrontare all’occorrenza anche sullo stesso piano discorsivo così come viene imposto dall’esterno. Tuttavia, l’obiettivo finale sarà evitare il paradosso per cui un cittadino riuscirà a sentirsi al sicuro da chi lo minaccia di perdere la casa, la famiglia, e il lavoro, solo in forza della presunta coerenza instaurata tra un grafico ed una formula che finalmente sembrano dargli ragione. La sfida del sovranismo consisterà, quindi, anche nel ricollocare la macro-economia in una posizione subordinata, recuperando invece il piano dei valori e delle relazioni sociali nell’ambito della lotta politica.
ii A. Freud, L’Io e i meccanismi di difesa, Giunti Editore, Milano 2012.
iii I. Svevo, La Coscienza di Zeno, Mondadori, Torino 2006.
iv Altro tratto dell’avanguardia è quella dell’incorruttubilità dell’ideale che allontana da sé il rischio della contaminazione, evitando di interferire con la sfera delle relazioni sociali, le quali comportano invece il conflitto e il compromesso, così come il rischio della fallibilità. Tale immagine di purezza è riscontrabile soprattutto nella fascia d’età degli adolescenti, ma diventa problematica quando permane nella psiche adulta. All’adulto, infatti, compete viceversa la sfera politica e istituzionale, fatta di responsabilità verso gli altri, di sconfitte e conseguente rielaborazione del lutto, in Massimo Recalcati, Cosa resta del padre? – La paternità nell’epoca ipermoderna, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016.
v M. Recalcati, Il narcisismo ipermoderno e Le identificazioni solide, in L’uomo senza inconscio, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016.
vii M. Recalcati, Evaporazione del padre e discorso del capitalista – Il discorso del capitalista come distruzione dei legami, in L’uomo senza inconscio, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016.
viii F. Fortini, Due avanguardie e Avanguardia e mediazione, in Verifica dei poteri, Einaudi, Torino 1989.
ix Il saggio Verifica dei poteri (1964) di Franco Fortini consiste in un lungo processo di auto-comprensione dell’Io politico che prende in esame una vasta parte della tradizione estetica, intellettuale, e militante borghese, tra gli anni ’30 e metà anni ’60 del secolo scorso, di cui l’autore svela le contraddizioni ma, allo stesso tempo, cerca di recuperarne anche la forza conflittuale e la civiltà. In mancanza della verifica dialettica, gli obiettivi dell’avanguardia a lui contemporanea, quali furono ad esempio il Gruppo 63, così come in parte lo stesso Pasolini, si ridussero spesso ad atteggiamenti falsificati di resistenza che, di fronte al rifiuto assoluto di tutta la cultura, Fortini tacciò di nichilismo. Questa fase sopraggiunse quando l’intellettuale divenne inconsapevolmente funzionale al sistema dei consumi, in quanto decise di rinunciare completamente alla componente utopica e di auto-verifica capace di offrirgli proprio una parte di quella forma borghese contro la quale aveva dichiarato guerra.
x È questa l’idea di decentrare l’Io che può essere applicata se il soggetto politico decide di perseguire un corpo etico storico fondato e così trasversale come si presenta la carta costituzionale, che prescinde da soluzioni arbitrarie di sorta. A partire da Antonio Gramsci, sono molti i modelli tra presente e passato che hanno suggerito come la coscienza debba impegnarsi nell’auto-rimozione di sé per approdare alla dimensione oggettiva del partito. Nei termini lacaniani, così come ad esempio vengono interpretati da Massimo Recalcati e Slavoj Zizek, l’Io dovrà sdoppiarsi da sé fino a diventare soggetto dell’inconscio, che altro non è se non la scelta dell’individuo di abbandonare i propri obiettivi strumentali per dedicarsi alla costruzione dell’organismo politico: operazione realizzabile al di fuori di qualsiasi dottrina settoriale, e unicamente perciò attraverso l’incontro con l’Altro (i militanti, la comunità, la patria, la Storia, le istituzioni), il cui desiderio latente di emancipazione, appunto, riesce a prendere forma soltanto nella sua organizzazione intellettuale e materiale, in S. Zizek, Il soggetto scabroso, Raffaello Cortina Editore, Milano 2013.
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