La ricchezza – seconda parte.
di MENSA ANDREA
Abbiamo visto nella parte precedente come, per definizione, un qualcosa di desiderato, di ambito, rende ricco chi lo possiede e povero chi lo desidera, o almeno più ricco l’uno e più povero l’altro.
E questo semplicemente perché è il desiderio per quel bene da parte di qualcuno che crea il valore del bene stesso.
Sempre parlando di valore commerciale e non sentimentale o affettivo.
Regola valida anche per quei beni vitali che possono esser sottratti a qualcuno, e che rende la loro disponibilità da parte di qualcun altro particolarmente odiosa e deprecabile.
Ma io qui sto parlando di economia, non di morale o etica.
Ma la domanda che sorge immediatamente è “rispetto a quale livello ? limite ? quantità di beni ? e quale qualità ?”
Potessimo stabilire un livello di ricchezza in cui tutti ci sentissimo appagati allo stesso modo, allora quello sarebbe il livello di riferimento sopra al quale qualcuno sarebbe ricco perché avrebbe qualcosa di più che non avrebbe colui che invece ne sarebbe privo , pertanto povero.
Purtroppo, o per fortuna, il valore è un attributo personale, e pertanto ciò che per me ha valore, può benissimo essere che non ce l’abbia, o ce l’abbia in misura diversa , per qualcun altro.
Ricordate il grasso di tricheco, vero ? per qualcuno è un valore, per molti altri no !.
È quindi teoricamente impossibile stabilire tale “livello medio”, ma è possibilissimo comprendere gli eccessi, sia in una direzione (verso la ricchezza) che verso l’altra (la povertà).
Ovviamente tale “livello medio” è abbastanza facile da stabilire con una certa approssimazione, se si considera una comunità omogenea per abitudini, storia, educazione, tanto che ciò che rappresenta valore per uno lo rappresenti con grado almeno simile per tutti gli altri.
Questa differenza di valore la si può constatare bene proprio osservando la nostra società.
Definito che il prezzo di una merce è il valore che il venditore intende avere in cambio di essa, e che ha stabilito sulla base di quanto costi a lui, ma anche di quale sia il limite massimo che gli acquirenti, nel numero desiderato, sono disposti ad accettare, vedremo che persone che hanno anche possibilità economiche analoghe, acquisteranno certi beni e non altri.
Nella scala delle priorità di ognuno, definito il massimo spendibile, ognuno stabilirà le proprie priorità in ordine ai beni disponibili. E questo perché ognuno avrà dato ad ogni tipo di merce un valore ed una priorità pertanto la acquisterà soltanto se il budget residuo lo consentirà e sarà superiore al suo prezzo.
Tornando alla ricchezza non credo di dover dimostrare come sia molto facile per un ricco aumentare la propria ricchezza, mentre sia estremamente difficile per un povero.
La ricchezza porta con se la capacità di controllo e condizionamento sugli individui (ognuno ha un prezzo, diceva qualcuno), pertanto una buona società dovrebbe tendere a non accentuare la forbice tra ricchi e poveri, mediante una tassazione fortemente progressiva.
Il che significa che all’aumentare della ricchezza, dovrebbe anche aumentare la percentuale di tasse.
E non solo sul reddito, ma anche sui capitali, sulle disponibilità complessive, ma questo è un altro discorso.
E qui entriamo nel commento alla distribuzione dei redditi.
Io spero che siate andati a leggervi il favoloso studio fatto da Mattacchiuz
in quanto è sciocco che stia qui a replicare quanto è già scritto lì, e per chi non avesse il tempo, almeno dovrebbe leggere le conclusioni.
Conclusioni che dimostrano come sia globalmente, che negli USA come in Italia gli ultimi 15 anni abbiano allargato a dismisura la forbice tra ricchi e poveri, come il lavoro sia stato retribuito poco e gli aumenti di produttività abbiano beneficiato essenzialmente il capitale, e soprattutto la classe media sia stata spinta in gran parte verso le classi più povere, e la rimanente parte verso le più ricche, restringendo quell’area che costituiva la base determinante della società e delle scelte politiche.
L’impoverimento drastico operato da questa tendenza, inizialmente ( primi anni del secolo) mascherato da un accesso troppo facile ( che rasenta il criminale) al credito e alle rendite virtuali dovute alle speculazioni finanziarie, alle bolle create e poi scoppiate, all’esplosione dei derivati, ha portato tali persone ad illudersi di poter mantenere il livello di vita grazie al credito.
Caduto il castello di carte, si sono trovati carichi di debiti oltre ad un reddito fortemente ridotto, che ne riduce ulteriormente la capacità di spesa.
Ora, questa malsana distribuzione della ricchezza, sta cominciando a dare i suoi frutti avvelenati, se l’immobiliare è crollato e le vendite di auto sono al -27 %.
Come si vede i più colpiti dalla crisi sono proprio quei beni di elevato valore, case e automobili, il che dimostra che proprio quella parte di popolazione che ne acquistava, sta avendo problemi di disponibilità.
Purtroppo tali beni sono anche quelli che maggiormente alimentano il mercato del lavoro, per cui, una loro contrazione alimenta la spirale perversa della disoccupazione, quindi calo dei redditi, che contrae ulteriormente i consumi.
Tale classe media, sino ad ora , è sempre stata quella che ha permesso al “sistema” di non implodere nonostante le crisi ripetute, funzione però che oggi c’è da dubitare che riesca ancora a svolgere, visto il suo peggioramento economico medio.
È una situazione che porta tutti i responsabili istituzionali a mostrarsi ottimisti di maniera ma con molte riserve, tanto che il loro ottimismo appare evidentemente falso, e solo l’evolversi dei fatti nei prossimi mesi chiarirà quale sarà l’andamento dell’economia globale nei prossimi anni.
Gli eventi della settimana sono estremamente contradditori.
Dagli USA giungono segnali contrastanti nel senso che un calo della disoccupazione è però accompagnato dalla previsione di Bernanke che ci vorranno almeno 5 anni per recuperare la disoccupazione creata da questa crisi (ottimista !), che il ministro del tesoro ha chiesto al congresso di elevare il limite del debito pubblico oltre i 14,3 trilioni di dollari, pena la bancarotta del debito sovrano USA, che diversi stati California in primis ed almeno una cinquantina delle principali metropoli, sono già tecnicamente falliti e lo saranno praticamente senza un intervento della FED, ma con quali soldi è tutto da stabilire.
Da questa parte dell’oceano riparte il tam tam delle società di rating ( americane , ovvio, molto brave a veder le pagliuzze negli occhi dell’euro, e non le travi in quelli del dollaro) rispetto ai debiti Greco e Irlandese, con nemmeno tanto velate previsioni catastrofiche per Portogallo e Spagna, e con la Germania che continua a fare la parte della nobildonna offesa.
Tensioni anche sull’Italia, per ora più dovute all’instabilità della politica che della finanza, ma tutto è buono per alzare i rendimenti dei titoli appena piazzati di un buon 0,5 punti percentuali.
Le prossime settimane saranno comunque particolarmente calde, sia per l’euro che dovrà evidenziare come gestire i paesi più deboli, che per il dollaro, in quanto negli USA sarà la volontà della camera appena insediata a maggioranza repubblicana a deciderne la sorte, se cioè far cadere Obama e con lui il dollaro, o salvare almeno il secondo col rischio (per loro) di salvare anche il primo, in un ambiente globale dove anche gli emergenti (Brasile e Cina in primis ) cominciano ad avere dei seri problemi interni.
La classe media americana fu creata dal fordismo, un modo di produzione ormai "superato" dalla matematica finanziaria che regala introiti favolosi alle elites.
Oggi la produzione è un fattore obsoleto, che funziona solo nelle economie emergenti (e fino a quando non si sa). E questo è il vero cavallo di Troia del capitalismo. Senza produzione e quindi senza classe media tutto il sistema collassa.
La produzione d'altro canto ha significativamente devastato il territorio ed il sociale, ed un ritorno ai regimi produttivi di decenni fa sono impensabili: non abbiamo sufficienti risorse da saccheggiare. Il volano si sta inesorabilmente arrestando. Nel frattempo Wall Street brinda a costosissimo champagne.
@ Daniela
mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento al post precedente.
non essendo ancora pratico nell'uso degli strumenti, mi era sfuggito.
@ Andrea
Non devi scusarti. Tu consideri investimento anche un atto di speculazione, ovvero l'atto di colui che cerca di lucrare dalla differenza di prezzo di un bene nel tempo o nello spazio. Certo il soggetto che specula impegna soggettivamente una somma di denaro per acquistare e e poi rivendere, allo stesso modo di un commerciante che valorizza la sua merce acquistandola a basso prezzo quando è abbondante e rivendendola a più alto prezzo quando è diventata scarsa e gli acquirenti le attribuiscono in base ai loro desideri una più alta utilità marginale, però il secondo costruisce dei magazzini, la trasporta, la conserva, svolge insomma un'attività economica. Lo speculatore che acquista titoli oggi e li rivende domani non fa un investimento in senso tecnico, anche se soggettivamente vi "investe" delle sue ricchezze. Lo speculatore non crea valore.
Probabilmente prescindendo da questo punto siamo d'accordo su tante altre cose.
Per esempio sono del tutto d'accordo sul fatto che la forbice tra ricchi e poveri si è allargata a dismisura e troppo, che una buona società dovrebbe contrastare questa tendenza accettando una tassazione fortemente progressiva, che la tassazione potrebbe essere anche attuata con alcune patrimoniali, che il lavoro dovrebbe essere rivalutato e il ricorso al credito ai consumi e alla speculazione finanziaria fortemente contrastati.
@ Daniela
hai detto bene, infatti (e spero che non ti diventi antipatico) il Devoto-Oli come definizione, per l'aspetto economico, cita:
"investimento = (sostantivo maschile) impiegodi una somma di denaroin un'impresa O nell'acquisto di valori"
pertanto è poi l'aggettivo specificativo che lo definisce come "investimento produttivo" oppure "investimento finanziario" oppure "investimento speculativo", ecc….
basta mettersi d'accordo sul significato delle parole, e poi ci si intende….
Complimenti, una serie di articoli veramente istruttivi!