Yemen: la nuova frontiera dello Stato Islamico
di LOOKOUT NEWS (Rocco Bellantone)
Il caos generato dal conflitto ha permesso a gruppi affiliati al Califfato di radicarsi soprattutto nel sud del Paese. L’obiettivo è puntare ad Aden
Il 18 dicembre Aden, la città portuale del sud dello Yemen dove ha sede il governo del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi, è stata nuovamente teatro di un attacco sferrato dallo Stato Islamico. Fingendosi disabile, un uomo con indosso un’uniforme della polizia si è fatto largo tra la folla di soldati che di fronte alla base militare di al-Sawlaban, nel distretto di Khor Maksar nella parte nord-est della città, era in attesa di ricevere lo stipendio. Una volta sul posto, l’uomo si è fatto esplodere uccidendo 49 militari e ferendone altri 60.
L’azione, immediatamente rivendicata da ISIS attraverso la sua agenzia di stampa ufficiale Amaq, è stata compiuta da un combattente chiamato Abu Hashem al-Radfani. Una foto del ragazzo sorridente mentre imbraccia un fucile e mostra la sua cintura esplosiva, è stata diffusa in rete dall’agenzia subito dopo l’attentato.
L’attacco è stato compiuto a otto giorni di distanza da un’altra offensiva che era stata effettuata da uomini del Califfato sempre nei pressi della base di al-Sawlaban, occasione nella quale erano state 57 le vittime. Nell’agosto scorso, invece, in un altro attentato in un centro di addestramento dell’esercito yemenita i morti erano stati 70.
Nella guerra iniziata in Yemen dal marzo del 2015, da diversi mesi a questa parte Aden è diventata teatro di attacchi di matrice jihadista eseguiti da cellule affiliate ai due principali gruppi che operano nel Paese: AQAP (Al Qaeda nella Penisola Araba) e, per l’appunto, lo Stato Islamico. Entrambi i gruppi hanno sfruttato il caos generato dal conflitto tra le forze governative yemenite (appoggiate da un’ampia coalizione di Paesi arabo-sunniti guidata dall’Arabia Saudita) e i ribelli sciiti Houthi (sostenuti dall’Iran e dalle milizie fedeli all’ex presidente Saleh), concentrato principalmente nella parte orientale e nord-orientale del Paese, per guadagnare terreno a sud lungo la fascia costiera bagnata dal Golfo di Aden.
Omicidi mirati, sparatorie, imboscate, attacchi con autobomba e kamikaze hanno finora causato decine di vittime tra i soldati yemeniti, nonostante Aden sia presidiata da diversi contingenti dei Paesi alleati del governo del presidente Hadi, in primis dell’Arabia Saudita.
ISIS in Yemen
Dall’ottobre scorso, le offensive subite nel nord della Siria, in Iraq a Mosul e in Libia a Sirte, hanno spinto lo Stato Islamico ad accelerare il graduale spostamento delle proprie forze in altre aree del Medio Oriente. Il sud dello Yemen è una di queste.
La presenza ufficiale di ISIS in Yemen (IS-Y), come riscontrato dall’osservatorio James Town Foundation, risale al 9 novembre del 2014, quando attraverso la diffusione di un messaggio audio pronunciato in lingua araba, intitolato The Yemeni Bay’a to the Islamic State, un gruppo di combattenti jihadisti ha giurato fedeltà al Califfo Abu Bakr Al Baghdadi.
Quattro giorni dopo, il 13 novembre del 2014, Al Baghdadi ha ufficializzato il passaggio. Un’affiliazione che il Califfato ha ritenuto strategica principalmente per tre motivi: espandere la presenza dello Stato Islamico in un nuovo Paese, rafforzando così l’immagine di ISIS quale organizzazione terroristica globale; interferire nel conflitto yemenita e far emergere l’immagine del Califfato quale difensore dei sunniti di fronte all’avanzata degli sciiti Houthi/Zaiditi; sfruttare le spaccature createsi all’interno della leadership di AQAP per guadagnare terreno in Yemen e attirare nelle proprie fila nuove leve, cosa che ISIS ha già dimostrato di saper far bene tanto in Siria quanto in Libia.
Dal novembre del 2014 ISIS in Yemen ha iniziato a rafforzare la propria presenza in una serie di località dello Yemen a maggioranza sunnita situate nelle aree di Aden, Hadramawt, Sanaa, Taizz, Lahij, Shabwah e al-Bayda. Ad oggi il suo leader più noto è Nashwan al-Adeni (Abu Salman), wali(governatore) della Wilayat (provincia) di Aden. Il suo nome indicherebbe che è originario proprio del governatorato di Aden, anche se in realtà si hanno poche informazioni certe tanto sul suo conto quanto su chi risponde direttamente ai suoi ordini: si tratterebbe in prevalenza di yemeniti e sauditi.
La strategia militare
Lo Yemen è importante per ISIS in quanto il conflitto in corso nel Paese può permettere al Califfato di colpire contingenti del Regno Saudita (uno dei target principali del Califfato) e, in prospettiva, coltivare l’ambizione di effettuare attacchi ravvicinati in territorio saudita dai confini settentrionali yemeniti.
Finora, però, le principali operazioni militari dei jihadisti hanno avuto come obiettivo le forze di sicurezza del governo yemenita del presidente Hadi e, in seconda battuta, gli Houthi e le milizie dell’ex presidente Saleh.
Dal dicembre del 2015 la rivista Al-Naba, organo di informazione che fa parte del network del Califfato, ha contato almeno 21 attacchi effettuati da ISIS in Yemen. Di questi, 18 hanno preso di mira le forze governative. In alcuni attacchi, i miliziani jihadisti hanno utilizzato la tecnica dell’attacco con kamikaze o con autobomba, come avvenuto nell’attentato del 28 agosto contro un centro di reclutamento militare ad Aden. Tra questi attentati non è compreso quello del marzo del 2015, quando un gruppo di kamikaze si fece esplodere a Sanaa uccidendo oltre 150 fedeli sciiti nelle moschee di al-Badr e al-Hashahush.
Le differenze con AQAP
A differenza di AQAP, così come di ISIS in Siria, Iraq e Libia, in Yemen il Califfato finora ha quasi sempre evitato di fare vittime tra i civili. Una mossa che potrebbe essere motivata dall’intenzione di ridurre, per quanto possibile, gli attriti con le popolazioni delle aree di cui intendere prendere il controllo.
Eppure, a differenza di AQAP e di ciò che ISIS ha fatto in città come Mosul, Raqqa o Sirte – dove ha assunto pieni poteri amministrativi – ISIS in Yemen non sembra al momento avere alcun interesse a erogare servizi di alcun tipo alle popolazioni assoggettate.
È una strategia che il Califfato potrebbe essere inevitabilmente portato a rivedere in futuro se vorrà concretamente rafforzare la propria presenza in Yemen. I fatti, compreso l’attentato del 18 dicembre, dicono però che allo stato attuale ISIS ha buone possibilità di allargare il proprio raggio d’azione in questo Paese, soprattutto fino a quando questa guerra andrà avanti e fino a quando le attenzioni della comunità internazionale resteranno focalizzate su conflitti di interesse prioritario, vale a dire quelli in Siria, Iraq e Libia.
Fonte:http://www.lookoutnews.it/yemen-isis/
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