Una guerra anche nostra
di ALBERTO NEGRI
La guerra a colpi di attentati lanciata dall’Isis contro la Turchia è anche la nostra. Non solo perché gli Usa, su iniziativa dell’ex segretario di Stato Hillary Clinton, la Francia e le monarchie del Golfo lo avevano incoraggiato ad abbattere Assad aprendo “l’autostrada della Jihad” ai combattenti sunniti.
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Se perderanno il controllo di tutti i territori, andranno nei deserti iracheno, siriano, tunisino, algerino, in Afghanistan, in Libia, nel Sinai, in Somalia, nello Yemen. La tesi che i guerrieri torneranno in Europa a farsi catturare o nei loro paesi a farsi torturare e uccidere, soltanto per compiere qualche attentato suicida, è tanto ridicola quanto diffusa. E’ evidente che gli occidentali immaginano che i guerrieri dell’IS e i loro capi siano dei deficienti .
E’ vero che alcune province dello Stato Islamico sono lontane e finte. Molte formazioni dichiarano di volersi affiliare allo Stato islamico ma quest’ultimo ormai accoglie la richiesta soltanto se proveniente da chi controlla territori e può esercitare giurisdizione amministrazione e indottrinamento (di recente ha rifiutato un gruppo di Gaza, sebbene a Gaza sembra che il 9% dei cittadini parteggi per lo Stato Islamico). Tuttavia, altre province, per esempio, Afghanistan, Yemen, Sinai sono vicine e sufficientemente forti. Saranno questi i luoghi di attrazione della eventuale diaspora.
Non darei per certo che la diaspora ci sarà.
L’autore, come pressoché tutti i giornalisti, non si chiede per quali ragioni le sette iraniane che facevano il lavoro sporco per gli USA abbiano lasciato sopravvivere nel deserto lo Stato Islamico in Iraq dopo la ritirata strategica del 2008. Io proponderei a credere che i membri dello Stato Islamico siano così profondamente radicati che non li si può sconfiggere totalmente, se non con un genocidio.
Aggiungo che, per oltre due anni, più di otto milioni di persone hanno vissuto (e ancora vivono) sotto lo stato islamico. Quante decine di migliaia sono i ragazzi maschi che inizialmente avevano 15 anni e ora ne hanno 17, che sono stati indottrinati e ora sono guerrieri? E quante decine di migliaia avevano 14 anni e l’anno prossimo saranno guerrieri con tre anni di indottrinamento e di addestramento?
Anche l’intelligente Alberto Negri dà per scontato ciò che non è per niente scontato: che lo Stato Islamico perda il controllo di tutte le città; che perda il controllo anche del deserto e dei villaggi; che non sia riuscito ad infiltrare almeno in discreta misura la società (lo stato islamico era una organizzazione, immaginiamo di tipo mafioso, che si è prefissata di farsi Stato e di permeare la società: per esempio, tutti i giovani valutati più intelligenti nel 2012-2013 furono fatti sposare con le figlie dei dignitari, individuati da spie che avevano lo scopo di cercare i dignitari tribu’ per tribu’, villaggio per villaggio, città per città).
Lo Stato Islamico ha dimostrato di avere menti raffinatissime. I mezzi che hanno sono limitati. Ma le menti sono superiori. Gli occidentali non vogliono prenderne atto. Perciò credo che saranno ancora stupiti dallo Stato Islamico. Non si combatte bene un nemico se non lo si conosce.