Gli USA in Yemen: i rischi dell’alleanza con Riad
di LOOKOUT NEWS (Manuel Godano)
Nonostante la netta superiorità militare, la coalizione saudita continua a subire ingenti perdite nella guerra contro i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran. A Trump conviene entrare nel conflitto?
Dopo settimane di combattimenti, le forze governative yemenite hanno preso il controllo del porto di Mokha, situato nella provincia di Taiz. Si tratta di un sito dall’alto valore strategico poiché finora aveva consentito ai ribelli sciiti Houthi di ricevere ingenti quantitativi di armi via mare. La fine dell’assedio al porto è stata annunciata oggi, venerdì 10 febbraio, dal portavoce dell’esercito yemenita Mohammed al-Naqib. Negli scontri sono stati uccisi dieci soldati lealisti e oltre venti miliziani sciiti.
L’obiettivo delle truppe yemenite, supportate in quest’area da contingenti di terra, navi da guerra e caccia forniti dalla coalizione arabo-sunnita guidata dall’Arabia Saudita, è concentrare adesso l’offensiva più a nord verso Hodeida, dove si trova un altro importante porto.
L’avanzata rientra nell’operazione militare chiamata “Golden Spear”, scattata il 7 gennaio nel distretto nord-occidentale di Dhubab, situato circa 30 km a nord rispetto allo stretto di Bab el-Mandab, e ha come scopo quello di riprendere il controllo delle aree in mano ai ribelli situate lungo i 450 chilometri di coste occidentali bagnate dal Mar Rosso. In questo mese di combattimenti i lealisti hanno guadagnato molto terreno, ma la strada che li separa da Hodeida è ancora lunga (180 chilometri) e il bilancio delle vittime – finora i morti sono stati 400 – è destinato a salire.
Gli attacchi subiti dall’Arabia Saudita
Nonostante la netta superiorità militare, la coalizione arabo-sunnita continua infatti a prestare il fianco agli attacchi degli Houthi. Riad nelle ultime settimane ha messo all’angolo l’Oman, l’unico Paese che ancora non era allineato alle sue posizioni all’interno del Consiglio di Cooperazione del Golfo, obbligando Muscat a congelare i rapporti con l’Iran – il principale alleato dei ribelli sciiti insieme alle milizie dell’ex presidente yemenita Saleh – e a rafforzare i controlli lungo i confini che condivide con lo Yemen, in particolare nel governatorato del Dhodar dove, secondo i sauditi, negli ultimi mesi non ha impedito che carichi di armi inviati da Teheran arrivassero ai ribelli.
Ma sul piano militare Riad subisce attacchi e perdite a ripetizione. Il 6 febbraio gli Houthi hanno dichiarato di aver colpito con un missile balistico Borkan-1una base militare nella zona di al-Muzahmiyya, a ovest della capitale Riad, coprendo una distanza di quasi mille chilometri. Il 31 gennaio, sempre attraverso il lancio di un missile Borkan-1, hanno colpito un’altra base militare della coalizione situata nell’isola di Zuqar nel Mar Rosso, uccidendo un numero imprecisato di soldati. Mentre il 30 gennaio nell’attacco alla fregata saudita Al Makkah i morti erano stati cinque e oltre dieci i feriti.
(Parata militare di miliziani Houthi a Sanaa)
Quale sarà la mossa di Trump?
Una mano i sauditi potrebbero riceverla presto dalla nuova Amministrazione americana che in Yemen, già durante i due mandati di Barack Obama, effettua regolarmente raid con droni e operazioni di terra mirati a eliminare cellule di AQAP (Al Qaeda nella Penisola Araba). Il presidente Donald Trump sembra però intenzionato ad andare oltre, iniziando a fornire supporto a Riad anche nella loro lotta contro gli Houthi.
«Washington vuole aumentare il numero di bombardamenti con i droni, il numero di consiglieri militari nell’area e anche il numero di raid con i commando […] contro gli Houthi – scrive Daniele Raineri sul Foglio – Tra le novità ci sono anche una revisione della procedura per lanciare attacchi militari contro i miliziani in Yemen, per renderla più spedita rispetto all’Amministrazione Obama, e un incremento degli sforzi per intercettare i carichi di armi iraniane che arrivano agli Houthi […] Dal punto di vista di Trump, la lotta contro l’Iran in Yemen non soffre dell’ambiguità che c’è in Siria, dove la presenza della Russia a fianco di Teheran non permette sfide dirette. Però porta l’Amministrazione molto vicina all’alleato saudita, il che suona bizzarro considerate le posizioni intransigenti in altri settori. In questo quadro, ci sono anche le azioni contro Al Qaeda».
Dunque Trump già nelle prossime settimane potrebbe decidere di scoprire definitivamente le carte in Yemen, rafforzando l’alleanza con Riad. È un intervento che potenzialmente offre agli Stati Uniti un’arma in più in chiave anti-iraniana, esponendoli però al contempo ai rischi di un conflitto insidioso. I ripetuti attacchi subiti dalle navi da guerra americane stanziate nello stretto di Bab el-Mandeb e il blitz del 28 gennaio delle forze speciali americane andato a vuoto nella provincia di al-Bayda, dove non è stato centrato l’obiettivo di uccidere il comandante militare di AQAP Qasim al-Rimi, lo dimostrano.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/yemen-arabia-saudita-trump/
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