di ORIZZONTE48 (Luciano Barra Caracciolo)
1. Chiunque, – visionando un qualunque programma televisivo in cui uno/una qualunque (che
ce l’abbia fatta o meno) ci enuncia, inevitabilmente, i suoi “sogni”, o un analogo programma in cui anche un VIP racconta se stesso-, insomma, chiunque sia sottoposto alla
proiezione identificativa del pop (con gli…”oppressori“), può sentirsi narrare che l’aspirazione massima del de cuius, – VIP, neo-VIP, o donna/uomo qualunque-
, è viaggiare-vedere-il-mondo: quindi, vedere gente “diversa” (per scoprire, a tesi, che è
tanto eguale, ma diversa, ma eguale), e, in sostanza, associare al viaggio quella sensazione di pace e di esperienza diretta (?) della vita che, non infrequentemente, è riassunta nella locuzione “
fare il cazzo che ti pare“.
Si va in viaggio, per adempiere al “sogno” (unico e unificato: globale, insomma), e muniti del bagaglio essenziale delle pre-conoscenze e della pre-comprensione, indotte dagli slogan riforniti dalle ONG e dall’industria (mediaticamente dissimulata, per lo più) del grande turistificio globalizzato.
2. E questa sarebbe la “libertà” – molto teoricamente e senza tollerare verifiche, come vedremo-, che è poi IL sogno, che poi sarebbe consentito dall’euro.
E siccome sarebbe consentito (solo) dall’euro, e il sogno è libertà-irrinunciabile, anche l’euro non è rinunciabile.
Vuoi mettere nel caso del ritorno alla liretta svalutata del millemilapercento, la scomodità di andare in giro a fare l’autostop o di prendere una “carrettera de segunda classe”, portandosi dietro una carriola piena di lire svalutate, per potersi aggirare tra le montagne di qualche sierra remota, o nella “selve lacandone”, o nelle jungle dell’Indocina?
Insomma, il sogno del
turista-che-non-è-turista, ma l’individuo libero e progressista alla scoperta di se stesso, amico del mondo e di
tuttalagente che si abbraccia pur nella sua infinita varietà, – ché la varietà nel mondo si sa che c’è, anche se
tutto il mondo è sottoposto alla stessa condizionalità di un unico paradigma che va, però, ostentatamente ignorato- sarebbe inscindilmente legato all’euro.
I confinibrutti si superano solo se non hai una cariola di lirette al seguito e se prendi tutto quello che ti viene dall’€uropa come un’educazione, nel senso più alto del termine, magari talora severa, ma certamente necessaria per il “bene” delle persone buone&tolleranti.
3. Naturalmente, il turista-che-non-è-turista, ma un vero buonotollerante in cerca di se stesso e della cultura “dell’altro”, persegue un sogno, irrinunciabile e coincidente con l’euro, che pone al vertice della spiritualità umana il “viaggiare” (possibilmente per tutta la vita) come strumento che poi ci fa scoprire che siamotuttieguali (e come altrimenti potresti scoprirlo? Si conosce la cucina universale solo assaggiando in concreto tutte le pietanze, possibili e immaginabili di tutti i popoli viventi e pure in estinzione, per capire che tutti, in fondo, vogliamo mangiare, pensate, e possiamo farlo secondo le condizioni, prima economiche e poi geo-climatiche, che determinano certe soluzioni gastronomiche).
Dunque, poiché siamo proritariamente in cerca di noi stessi e della realizzazione di un sogno, tutti Ulisse e tutti titanici nel riscoprire ab imis, da soli e a mani nude, la ruota e il fuoco, anche gli emigranti sono solo dei “diversamente-non-turisti-in-cerca-del-sogno” e chi siamo noi per toglierglielo?
4. Ma sarà poi vero che
grazie all’euro, che non svaluta mai a differenza della liretta in cariola,
questo sogno è meglio realizzabile e alla portata di tutti?
“Un’altra precisazione importante riguarda invece il concetto stesso di turismo, che ha un significato più ampio di quello del “fare vacanza”, per cui i dati riportati includono anche i viaggi e i soggiorni per affari o per altre motivazioni, che complessivamente hanno riguardato 34,774 milioni di soggetti, pari al 57,2% della popolazione residente in Italia. A questo proposito i ricercatori precisano che il numero dei pernottamenti degli italiani all’estero è stato da loro depurato delle lunghe permanenze per ragioni di studio o di lavoro o per visite a parenti e amici, allo scopo di renderli coerenti e raffrontabili con quelli dell’ISTAT che, come abbiamo visto, considera soltanto le presenze relative alle strutture ricettive classificate. Di conseguenza il totale di 101,806 milioni di pernottamenti stimati dai ricercatori risulta inferiore a quello indicato dall’Indagine alle frontiere sul turismo internazionale della Banca d’Italia”.
Ci sono forse meno sognatori, più carriole, o meno occupazione e reddito? Diavolo, forse l’euro non funziona, neanche per il sogno! Non può essere…
Tabella 5 – Confronto tra arrivi e presenze in Italia e all’Estero degli Italiani – Anno base: 2008 = 100
5. La ital-tendenza al sogno, quando c’è, cioè quando si viaggia per turismo e non per altri motivi, parrebbe, parrebbe, piuttosto rigida e quindi correlata alla (non) crescita del reddito e del PIL (e quindi in crescita ma mooolto moderata, austera, dunque, credibile, verrebbe voglia di dire…): siamo costanti, come viaggiatori (non necessariamente sognatori), probabilmente grazie all’assenza della carriola, come dimostra l’andamento degli ultimi tre anni rilevati:
Ma
andando sui dati Istat, di un significativo anno 2014 (se non altro un
bench mark nel segnare il “punto di caduta” dei viaggiatori in cerca di se stessi…e che ce lo dicono quando vanno in televisione), si scoprono i dettagli del grande €sogno:
“Nel 2014, i residenti in Italia hanno effettuato 63 milioni e 632 mila viaggi con pernottamento, il 9,5% in meno rispetto all’anno precedente (erano 70 milioni e 350 mila).
La durata media dei viaggi resta stabile a 5,8 notti (6,2 per quelli di vacanza e 3,5 per quelli di lavoro), per un totale di 370 milioni di pernottamenti.
Diminuiscono le vacanze brevi (-23,6% e -21,2% in termini di pernottamenti), mentre i viaggi per vacanza lunga (29,9 milioni) e quelli effettuati per motivi di lavoro (8,2 milioni) rimangono sostanzialmente invariati (anche in termini di pernottamenti).
Il calo si registra tra i viaggi in Italia (-15,2%), che rappresentano oltre i tre quarti del totale, mentre quelli all’estero aumentano (+19,7%), a seguito della crescita dei viaggi di lavoro nei paesi dell’Ue (+23,8%).
La diminuzione dei viaggi si concentra nel primo semestre dell’anno: -17,5% tra gennaio e marzo, -11,9% tra aprile e giugno.
Francia e Spagna sono le destinazioni europee preferite per le vacanze: nella prima si trascorre circa un terzo (32,8%) delle vacanze brevi, mentre nella seconda il 16,5% delle lunghe. La Germania è, invece, il paese più visitato per motivi di affari (21,9%).
Tra le destinazioni extra-europee, il Marocco e la Tunisia sono i luoghi più visitati per le vacanze (3,5% e 2,7%) e gli USA per i viaggi di lavoro (8%).
In Italia, oltre il 10% delle vacanze lunghe estive è trascorso in Toscana (13,2%) e Puglia (10,2%), mentre le mete invernali preferite sono Trentino-Alto Adige (27,6%) e Lombardia (16,7%).
6. In sintesi:
a) le vacanze brevi diminuiscono anche rispetto ai minimi già toccati a seguito della crisi (difficile un recupero rispetto ai livelli ante-crisi: esattamente come per il PIL);
b) rimangono costanti le vacanze lunghe all’estero: segno che qualcuno, che può permettersele, non risente eccessivamente della crisi, chissà perché, e che qualcun altro,
crede talmente tanto nel “sogno” che non ha problemi a indebitarsi…per trovare se stesso.
Cioè il credito al consumo, che include anche quello turistico, si impenna senza che ad esso corrisponda un maggior consumo (nel caso…spesa effettuata all’estero), ma solo maggiori debiti, – che facilmente possono trasformarsi in sofferenze (cioè in incapacità di restituzione)-, contratti dalle famiglie “per mantenere il vecchio, dignitoso livello di vita“. E notare che la tendenza, dentro l’€urone-senza-carriola, risaliva a ben prima della crisi finanziaria del 2008!c) significativo aumento dei viaggi di lavoro all’estero, certamente non effettuati per motivi altamente spirituali di ricerca di se stessi “nell’altro”: non necessariamente un segno positivo perché, quantomeno, significa che sopravvivono solo gli affari legati all’export o, peggio, all’importazione, mentre, infatti, diminuiscono i viaggi in Italia: e notare, sia per motivi turistici che per lavoro. La domanda interna langue e con essa l’occupazione. E se cala la domanda interna e ristagna l’occupazione, con un’alta disoccupazione (EURO)STRUTTURALE i redditi disponibili diminuiscono e con essi, appunto, i sognatori in viaggio…
7. Ma niente paura: se diminuiscono i viaggiatori-sognatori che considerano l’euro il sogno irrinunciabile, aumentano i precari stagionali che, invece di viaggiare e fare le vacanze alla scoperta di se stessi, passano l’estate a lavorare.
Dentro l’euro, naturalmente, laddove il “sogno” assume una versione, nei fatti, leggermente diversa da quella che “si” raccontano in televisione. Oh, non crediate che si sia persino pagati: non nel senso previsto dall’art.36 Cost. Si tratta di fare formazione e continuare a sognare…con gli stage. E va bene solo se avete studiato:
fonte: http://orizzonte48.blogspot.it/2017/03/in-viaggio-cioe-in-sogno-snza-carriola.html
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