Un voto che prepara la guerra
di FRANCO CARDINI e GIULIETTO CHIESA
Ho ricevuto lunedì 20 scorso questo articolo attraverso l’amico Giulietto Chiesa, con il quale sono d’accordo su moltissime valutazioni. Non ho nemmeno un micromillesimo delle sue competenze in questioni russe, baltiche, esteuropee e asiatiche, ma per quel che ne so si tratta di un esperto senza dubbio “schierato”, ma che non ha mai nascosto le sue scelte di campo e ch’è, del resto, sempre molto preciso e attendibile. Specie quando dice cose scandalosamente fuori del coro, come in questo caso. Dal canto mio, pur non condividendo del tutto certe espressioni lessicali di questo articolo, lo propongo integralmente alla vostra attenzione perché mi sembra molto importante. E, a costo di sembrare più radicale del suo Autore, mi e Vi chiedo: ma che ci facciamo ancora noi europei nella NATO? Che cosa ci fa la NATO qui in Europa (e nel Mediterraneo)? A quali interessi corrisponde? E – visto che il “sovranismo” va di grande moda – non è forse la NATO il primo e più pesante ostacolo alla sovranità (non solo a quella, riduttivamente, monetaria) dell’Europa? Consiglio chiunque avesse simpatìe “sovraniste”, prima di accordar il suo appoggio a qualunque gruppo politico le manifesti, di porre ai suoi responsabili questo quesito pregiudiziante: et hoc primum censeo: delenda NATO.
“Nella mia qualità di Presidente io sono guidato dalla volontà del mio popolo e indirò un referendum sulla questione dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO”.
Con queste solenni parole Poroshenko annunziava, il 9 febbraio scorso, le intenzioni sue e dei suoi burattinai per “chiudere” il cerchio del colpo di stato che lo portò al potere a Kiev nel febbraio 2014.
La citazione testuale, nello strano silenzio di tutti i media occidentali, venne pubblicata dall’importante quotidiano tedesco “Frankfurter allgemeine Zeitung”. Ed era a corredo della notizia di un recente sondaggio d’opinione, secondo il quale il 54% degli ucraini sarebbe ora favorevole a un immediato ingresso nella Nato. Il condizionale è d’obbligo, ma la cifra potrebbe essere credibile se si tiene conto del martellamento propagandistico cui gli ucraini sono stati sottoposti negli ultimi tre anni da tutti i media del regime (cioè da tutti i media).
Il contenuto di un tale martellamento non è stato diverso, in sostanza, da quello subito dalle opinioni pubbliche di tutti i paesi occidentali, e i suoi contenuti sono noti: la causa di tutti i mali dell’Ucraina, remoti, passati, presenti, è la Russia (inclusa l’Unione Sovietica); la Russia ha aggredito l’Ucraina e l’ha invasa; la Russia ha “annesso” con la forza la Crimea; la Russia ha preso il Donbass etc.
Se si tiene conto che l’ultimo sondaggio prima del colpo di stato a Kiev del 22 febbraio 2014, aveva detto che i favorevoli a un ingresso dell’Ucraina nella Nato erano soltanto il 16%, si può misurare l’efficacia di un tale martellamento. Del resto identico a quello cui sono stati sottoposti i cittadini di Estonia, Lettonia, Lituania, già membri della Nato e convinti in maggioranza di una cosa del tutto assurda e priva di elementi di supporto, secondo cui la Russia di Putin sarebbe in procinto di invaderli.
Ma il punto non è questo. Il punto è che il governo fantoccio di Kiev ha già riavviato la guerra contro le due repubbliche di Donetsk e di Lugansk, in plateale violazione degli accordi di Minsk 1 e 2, bombardando i centri abitati, moltiplicando gli attentati terroristici. Ultimi in ordine di tempo l’assassinio di Mikhail Tolstykh (Givi) comandante del Battaglione Somalia dell’esercito della DNR, quello del capo di Stato Maggiore dell’esercito popolare di Lugansk, colonnello Oleg Anashenko, e quello del colonnello Arsen Pavlov, delle forze armate del Donetsk, dello scorso 16 ottobre. A queste provocazioni terroristiche si aggiungono quelle, anch’esso sanguinose, sventate dai servizi russi, contro la Crimea.
Il proposito è chiaro ed è perfino pubblicamente e ripetutamente proclamato. Come ha detto recentemente il ministro di Kiev per le “regioni temporaneamente occupate”, Jurij Grymciak, “noi riteniamo che nel prossimo futuro, un anno e mezzo all’incirca, noi ci riprenderemo i territori (del Donbass e della Crimea, ndr) quando il loro mantenimento si rivelerà troppo costoso per la Federazione Russa”.
Sbalordisce il silenzio dell’Europa di fronte a queste dichiarazioni, che rivelano le intenzioni di Kiev di non rispettare, né ora né mai, gli accordi siglati a Minsk, che prevedono un negoziato preliminare con le Repubbliche che si sono proclamate indipendenti, e che escludono la legittimità di una ripresa delle azioni belliche nei loro confronti. Un silenzio che non solo protegge l’aggressione, ma che indica la totale irresponsabilità verso le conseguenze. E’ evidente infatti che l’isteria artificialmente creata nei confronti della Russia, sommata a un voto di adesione alla NATO, creerebbe una miscela esplosiva non disinnescabile. Una offensiva ben preparata (e tacitamente approvata dalla NATO) contro la DNR e la LNR metterebbe la Russia nella situazione di dover decidere se lasciare massacrare i russi delle due repubbliche, oppure se reagire. Per non parlare della Crimea che, in quanto parte integrante della Federazione Russa, è impensabile possa essere abbandonata a un destino di tragedia.
A quel punto ogni azione del Cremlino, diversa dallo scenario preparato da Kiev e dagli europei occidentali verrebbe qualificata come “aggressione”. Ma non più soltanto come aggressione della Russia contro l’Ucraina (fake news ripetute anche dai nostri media italiani), bensì come aggressione della Russia contro la NATO. La “logica” di questa concatenazione di eventi dovrebbe balzare agli occhi a qualunque persona responsabile. Fidarsi dei nazisti di Kiev e dei generali Stranamore che guidano la NATO è cosa insensata. Fidarsi della CIA, che ha organizzato il colpo di stato nazista a Kiev e che sta organizzando l’impeachment contro Trump (il quale a sua volta, ha idee assai confuse sulla gestione di questa crisi, tant’è vero che ha fatto dichiarare al suo portavoce l’augurio che la Russia restituisca la Crimea ai nazisti), significa far precipitare la situazione. Come dice il già citato Grymciak, i tempi sono brevi: un anno e mezzo-due.
Infatti Petro Poroshenko, proprio il 9 febbraio, annunziava l’inizio di una esercitazione militare senza precedenti in territorio ucraino, con la partecipazione di ingenti forze della Nato, segnatamente di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Canada. Decine di convogli militari, e di treni speciali sono in movimento in tutta l’Europa centrale: direzione Ucraina. Solo un cieco potrebbe non connettere i punti di questo disegno. L’America di Trump non mostra segni di rinsavimento rispetto a quella di Obama-Clinton. L’Unione Europea tiene bordone. C’è solo una cosa da fare: impedire l’ingresso dell’Ucraina nazista nella NATO. Sappiamo che il governo italiano non muoverà un dito in questa direzione. È dunque un compito del popolo e dei suoi rappresentanti ancora non avvelenati dalla manipolazione dei dementi che spingono verso la guerra. Gli ucraini possono votare quello che vogliono, assumendosene collettivamente la responsabilità. Ma l’Italia ha un voto dirimente per decidere se questa Ucraina può o non può entrare nella NATO. Occorre fare tutto il possibile per costringere il governo a opporre il proprio diniego. Non si tratta qui di uscire dalla NATO, si tratta di impedire che la NATO ci trascini in una guerra insensata e mostruosa, dove molti di noi moriranno. Poiché è di questo che stiamo parlando.
fonte: http://www.francocardini.it/minima-cardiniana-163/#more-599
Il ragionamento svolto nell’articolo è estremamente lineare e credibile diventa il logico sbocco. All’inizio, tra le altre cose, sostiene che la martellante azione propagandistica in Ucraina è riuscita in tre anni a portare i favorevoli all’ingresso nella Nato dal 16 al 54%, poi resta sbalordito dal silenzio dell’Europa su queste vicende ed infine chiede un’azione dell’Italia contro l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Tutto logico, manca però un pezzo, anche in Europa ed in Italia la stessa martellante azione propagandistica ha fatto credere che la Russia sia l’aggressore e i nazisti di piazza Maidan siano i valorosi difensori della libertà. Già vent’anni L’Europa e l’Italia appoggiarono il bombardamento di Belgrado a sostegno dell’eversione del Kossovo. Senza un’azione per una corretta informazione è impensabile che l’Italia e l’Europa possano essere consapevoli del rischio e si impegnino concretamente in difesa della vera libertà , della pace e dell’autonomia dei popoli.