Imperialismo (il mio 25 marzo)
di ALBERTO BAGNAI
(…avrei avuto tanto da fare. Poi, scorrendo i tweet del mattino, ho visto che i simpatici gazzettieri continuavano a diffondere terrore. Loro sono il nemico, e io lo so, e loro sanno che io lo so, e che grazie a me lo sapete anche voi, e io so che loro sanno che io lo so. “Che fare? Che fare?” mi chiedono accorati e tremebondi i “qualcosisti”, quelli che vogliono fare qualcosa, qualsiasi cosa, e che così agendo riescono a fare sempre e solo il gioco del nemico, legittimandone gli scherani quando accordano loro dignità di interlocutori, prestando il fianco ai suoi sicari quando si esibiscono in smanie esagitate, e via “qualcosando”. Che fare è semplice: ve lo dice il nemico. Fate il contrario di quello che vi chiede. Oggi il nemico voleva che noi non partecipassimo (e troppi ci son cascati). Morale: ho chiamato Luciano, gli ho chiesto dove andava, e ho detto: “Vengo anch’io…”. Dopo di che, mi sono fatto altre due manifestazioni. Alla prima delle tre mi hanno fatto parlare, si sono fidati, nonostante, si sa, io del tema sia inesperto, in quanto ultimo arrivato, e il mio discorso è stato questo, che copio dagli appunti, scritti mentre ascoltavo distrattamente discorsi di botanica – roba sulle radici – che con il problema c’entravano ben poco – e se anche c’entrassero, le radici, a parlarne sarebbe legittimato chi le conosce…)
Ringrazio Giorgia per avermi dato la parola. Oggi non pensavo di muovermi, né tanto meno di venire qui, né di parlare. Sono venuto qui perché mi hanno detto di non farlo i media, con la loro simpatica campagna di terrorismo, e i miei compagni di sinistra, quelli che “non ti invitiamo alle nostre manifestazioni perché tu parli con Salvini”. Allora, tanto per chiarirci: io, uscito da qui, andrò a piazzale Tiburtino ad ascoltare Marco Rizzo. Posso parlare lo stesso? Sì?
Bene: destra batte sinistra uno a zero, e andiamo avanti.
Immagino quello che pensate: ora arriva l’economista e ci parla dell’euro. Ma perché parlare dell’euro, anche oggi? Non è il tema del giorno e non ci aiuta a capire cosa non va nella costruzione europea. Il problema è un altro, politico, o se volete logico: l’idea malsana che siccome le nazioni hanno portato i conflitti del XX secolo, allora dobbiamo creare una supernazione, gli Stati Uniti d’Europa, nella quale le sovranità nazionali si dissolvano, portando per sempre la pace nel mondo. Insomma: sconfiggere il nazionalismo con una supernazione, che ci aiuti a combattere contro la Cina (e la sua concorrenza).
Un’idea non molto logica, non trovate? E da una logica così distorta, quali frutti vogliamo aspettarci?
Vedete, anche l’imperialismo è contro il nazionalismo: naturalmente contro il nazionalismo degli altri, cioè contro il desiderio di autodeterminarsi dei paesi che la potenza egemone ha predestinato al ruolo di colonie.
Il progetto europeo è imperialista, quindi, ma soprattutto illogico, e non credo si possa dirlo meglio di così:
Cedere sovranità a questa Europa perché questa Europa non funziona, cioè affidarsi totalmente a un medico perché è un ciarlatano!
L’Europa non ci ha dato la pace: quella ce l’ha data, a modo suo, la NATO. L’Unione Europea è stata strumento di una rimozione psicanalitica del conflitto fra i suoi membri. Il suo scopo è stato quello di gestire in modo non democratico, trasferendolo presso istituzioni controllate dalle lobby monopolistiche, il legittimo conflitto fra legittimi interessi nazionali che legittimamente differiscono. Negare che gli interessi possano divergere, demonizzare la nozione di conflitto, per occultare che se ne sta impedendo una mediazione democratica, non significa assicurare la pace: significa porre le premesse per una guerra più sanguinosa, una guerra fra poveri, una guerra civile.
Ci dicono che siamo nazionalisti, xenofobi. A voi l’hanno sempre detto, perché siete di destra, e magari avranno anche avuto ragione. A me, che sono di sinistra, lo dicono da quando ho iniziato a dire la verità. Ma le cose stanno in un altro modo.
L’euro è nazionalismo, e basta poco per rendersene conto.
Intanto, non dobbiamo mai dimenticare che l’euro ci è stato proposto come status symbol: i popoli del sud l’hanno visto come occasione di riscatto di una identità nazionale mortificata e vilipesa ad arte dai media controllati dal capitale estero predatorio. Siamo entrati nell’euro per far vedere che anche noi italiani (o spagnoli, o greci), eravamo una grande nazione, meritavamo la prima classe. Insomma: non c’è stata un’adesione razionale (che non poteva esserci, perché c’è stata solo propaganda e non dibattito), non abbiamo potuto valutare se ci conveniva, ma siamo partiti dal principio che, siccome eravamo peggiori degli altri, avremmo avuto bisogno di questo dischetto di metallo per riscattarci, per dimostrare di essere all’altezza come italiani. E questo non è nazionalismo?
E poi, quelli bravi, gli intellettuali che sanno di politica, te lo dicono anche: “Sai, Bagnai, tu fai la maestrina, ma la verità è che l’euro non è un progetto economico ma politico, serviva a creare un’identità europea che è bella, mentre quella nazionale è brutta”… E perché mai? Perché un’identità che esiste dovrebbe essere peggiore di una che non esiste? Perché se il problema per gli europeisti è l’identità nazionale, allora la soluzione non può evidentemente essere una costruzione (l’Europa) della quale ci dicono che non funziona per colpa nostra, perché non ci sentiamo europei, cioè perché non abbiamo un’identità… che non c’è!
Ma scusate: in tutto il mondo si commercia, ci si accorda per controllare o non controllare frontiere, si coopera su tanti piani, e lo si fa senza darsi una singola moneta e senza affidarsi a quella caricatura di istituzioni nazionali che sono le istituzioni europee, dove un Parlamento che non fa le leggi viene imbrigliato da un esecutivo che ha potere legislativo mentre una Corte di Giustizia smantella le Costituzioni esistenti per sostituirle col nulla.
Darsi un ordinamento sovranazionale che non esiste in nessuna parte del mondo, pensando che quello che gli altri non hanno fatto perché è irrazionale a noi riuscirà perché “noi europei” siamo migliori degli altri è la peggiore forma di nazionalismo!
Non a caso questo progetto è stato propugnato e sostenuto da quelli che avevano appena smesso (a suon di spezzoni incendiari) di credersi superiori agli altri in quanto ariani. Ma hanno veramente smesso?
Ci dicono xenofobi…
Noi non siamo xenofobi, io non sono xenofobo, lo straniero non mi fa paura: i leader tedeschi, francesi, quei leader che a casa loro non rappresentano ormai nessuno, e che vengono a casa nostra pretendendo di rappresentare tutti, quelle marionette delle banche, sconfitte in casa propria dai propri elettori, loro che schierano 5.000 uomini per difendersi dagli italiani, che evidentemente considerano un popolo straniero da colonizzare, loro sono gli xenofobi.
Non prævalebunt!
(… poi me ne sono andato ad ascoltare Rizzo, passando per la manifestazione del polo sovranista, dove ho fatto per tigna una foto con Alemanno, così la compagna Visinskij la prossima volta potrà direttamente mandare quella. Ovunque, poche persone. Da Rizzo circa 400, ma molti giovani, e molti, moltissimi di voi, direi più che dagli altri, o forse solo meno timidi. Ma il massimo è stato quando mi si avvicina e mi fa: “Scusi, lei è comunista?” E io: “Ma, direi molto più di tanti altri. Perché?” “Perché somiglia a uno che va in televisione e che dice delle cose che non sono di sinistra.” “Veramente? Mi interessa: e cosa dice questa persona?” “Ma, sa, vanno nei talk show, sono sempre le stesse persone, questi borghesi, difendono l’euro.” “Interessante. Ma saprebbe dirmi una cosa di destra che ha detto questa persona che mi somiglia?” “No, ma tanto chi va in televisione è semprecoi padroni.” “Bene: allora faccia come faccio io: la televisione non la guardi. Io la guardo solo quando vi vado, e ci vado a dire cose di sinistra. Se non lo ha capito, me ne spiace, qui l’hanno capito quasi tutti, la prossima volta stia più attento.” “Ma lei come si chiama?” “Alberto Bagnai. Non è mai troppo tardi…“)
(…per inciso, il 6 aprile siamo qui:
Vi aspetto, ma tutti no, perché noi siamo più di loro, di qualsiasi loro… Se mai entrerò in politica, la cosa più difficile sarà abituarsi a parlare in privato!…)
fonte: http://goofynomics.blogspot.it/2017/03/imperialismo-il-mio-25-marzo.html
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