George Monbiot – Neoliberalismo, l’ideologia alla radice di tutti i nostri problemi

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2 risposte

  1. Erno Ferri ha detto:

    Grande Monbiot ! ha colto alcuni aspetti importanti,descrie con attenzione ragioni e modi di affermazione del neoliberismo. E’ un’analisi importante su cui credo si può lavorare molto. Credo però si possa valutare meglio come alcuni concetti si sono poturi affermare non solo per la meticolosa preparazione e il grande coinvolgimento suscitato ma anche per la scelta di molti termini in modo improprio per facilitare la loro diffusione. Tutti i termini che come radice hanno la libertà per dare l’idea della valorizzazione dell’individuo e della sua autonomia di scelta . Il mercato come luogo di libero confronto e per sua natura in grado di portare all’equilibrio più efficiente paragonato ai sistemi pianificatori come metodi di costrizione, di sosprusi e inefficienze. La concorrenza, indicata come libera, come strumento quasi naturale per premiare i più bravi quindi il merito come criterio di premio. Questi termini usati in modo improprio erano contraddetti dalle scelte reali e la cosa poteva essere colta anche 40 anni fa, perché non emerse a sufficienza? Credo si debba valutare come un risultato dell’organizzazione dell’enorme armata, che anche l’articolo cita, dei mezzi imponenti messi a disposizione e della conseguente capacità di occupare spazi di formazione e informazione esistenti. Al di la della vera e propria corruzione questa imponente macchina riuscì a conquistare anche una solida egemonia culturale e politica. Che l’uscita dalla crisi non sia possibile con un semplice ritorno al passato è condivisibile ma che la domanda dei consumatori e la crescita siano i motori della distruzione ambientale è dubbio, anche la crescita può essere orientata verso consumi consapevoli e questo è tanto più vero quanto più l’economia risponde a interessi dei cittadini e degli Stati e meno al semplice profitto .

  2. max ha detto:

    articolo largamente condivisibile. il finale però è più liberista del liberismo che si tenta di criticare nell’ articolo. Il potere della domanda e l aumento dei consumi possono essere un problema per l ambiente a livello di produzione di rifiuti, ma sarebbe opportuno osservare che:
    1) per l impresa privata l ambiente è un costo, ma per l impresa pubblica può essere un obbiettivo: scaricare rifiuti tossici in mare è per un impresa privata un metodo per risparmiare sullo smaltimento sicuro degli stessi rifiuti, un risparmio che si traduce in profitto finale che è poi l obbiettivo dell’ impresa privata. l impresa pubblica (di uno stato sovrano, ovviamente), non ha come obbiettivo il profitto, ma la sicurezza dei suoi cittadini e può impiegare delle persone per smaltire quei rifiuti aumentando allo stesso tempo la sicurezza economica (tramite la spesa pubblica degli stipendi) e la sicurezza ambientale dei suoi cittadini. Lo stato può porsi come obbiettivo la massima sicurezza ambientale possibile dei suoi cittadini e creare un gigantesco indotto che bonifica territori, controlla e vigila sull’ ambiente, ricerca su nuove tecnologie, e potrebbe fare tante altre cose che ora non mi vengono in mente, creando occupazione e finanziandosi ad un tasso inferiore all’ inflazione.
    2) per la nostra costituzione il lavoro non è solo quello che concorre al progresso materiale del paese, ma anche al progresso spirituale. dunque l equazione produzione-consumo = danno per l ambiente è se non del tutto, almeno in parte fuorviante.
    Unendo i 2 punti che ho tracciato capiamo che l occupazione (vero faro della nostra costituzione) non solo può non essere un danno per l ambiente, ma può essere una importantissima risorsa.
    Ancora una volta il discrimine è fra impresa pubblica e privata, fra liberismo e intervento dello stato in economia.

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