Ma Erdogan non ha forse realizzato la governabilità?
di LUCIANO BARRA CARACCIOLO
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Erdogan-vince-ma-Osce-boccia-il-referendum-Manipolate-2-mlioni-e-mezzo-di-schede-001cc814-8054-4207-bb3a-b5776957bd0b.html
- La Venice Commission stronca la riforma costituzionale di Erdogan: non solo in sede di approvazione parlamentare sarebbe stata violata la segretezza del voto dei singoli deputati, non solo è apparso inappropriato deliberare e approvare una riforma costituzionale durante una fase di “stato di emergenza” (con la chiusura di oltre 150 tra giornali e televisioni, senza possibilità di ricorso giurisdizionale), ma gli emendamenti apportati concentrano nel presidente della Repubblica poteri eccessivi e privi di bilanciamenti da parte del parlamento, garantendogli, mediante competenze di nomina del tutto autonome da ogni altro potere, il sostanziale controllo del potere giudiziario e un potere legislativo praticamente monocratico (sia pure subordinato alle fonti legislative parlamentari in caso di contrasto tra norme).
La Commissione, preso atto che si tratta di una riforma in senso presidenzialista, utilizza come principale e reiterato metro di paragone la Costituzione USA, e, stranamente, non quella francese che, pure, sarebbe evidentemente più “europea” (con riguardo alla Francia, la Commissione si rende peraltro conto che anche in quel paese permane ancora uno “stato di emergenza”, dichiarato dal Presidente in relazione all’ondata di terrorismo islamico, ma rileva che “le misure applicate risultano significativamente meno impeditive del funzionamento delle istituzioni e dei diritti politici e civili“, p.40).
Il parere, tra l’altro, ci regala anche una chicca sulla funzione di garanzia democratica assolta dal…bicameralismo (!), sia pure collegandola, con un certo salto logico, al (solo) presidenzialismo e criticando la riforma di Erdogan per non averne previsto la reintroduzione (p.97).
- L’occhiuta e minuziosa critica operata finisce così per stabilire un principio: il presidenzialismo in generale è meno “conduttivo” verso la democrazia del regime parlamentare, ma se lo si vuole attuare occorre fare riferimento alla Costituzione statunitense. Erdogan non se ne cura e, in più, ha represso il pubblico dibattito con violazioni dei diritti umani, secondo gli standards europei, in particolare con riguardo alla neutralità dei media e alla libera espressione del pensiero da parte di partiti, associazioni e “organizzazioni non governative“.
- Scevra da ogni considerazione sulla reale neutralità, – in indefinite condizioni “fisiologiche” di “vera” democrazia-, dei media e sull’effettivo pluralismo di “accademia”, associazioni e organizzazioni non governative, che considera essenziali al necessario “ampio dibattito”, la Commissione pone dunque una serie, molto empirica, di condizioni e limiti alla emendabilità delle Costituzioni che aveva in precedenza, tuttavia, così perorato:
“Una revisione costituzionale, più in generale, sarebbe perciò giustificata dal fatto che a volte le Costituzioni sono imposte da regimi politici al tramonto “… al fine di proteggere i loro interessi contro la volontà democratica dei loro successori …” e, anche nei casi in cui ciò non accade, comunque tutte le Costituzioni mature rifletterebbero “… non l’impegno della generazione presente, ma piuttosto quella delle generazioni precedenti. I critici hanno fatto notare che troppa resistenza alla revisione e alla riforma implica un principio democraticamente discutibile permettendo che la società sia “governato dalla tomba” (a volte mitizzata) lasciando che siano i “padri fondatori”… a determinare i problemi politici e le sfide di oggi …” (punto 87).
In definitiva, “…non è possibile per i creatori di una costituzione creare un testo che è eterno, e che può servire la società attraverso i processi di sviluppo e trasformazione …” (punto 83).
3.1. Insomma, purché “democraticamente” ci sia il voto di una maggioranza, -non importa quali siano i meccanismi di pre-orientamento culturale e mediatico di tale “conta”- si dovrebbe poter modificare le costituzioni a piacimento, cioè “senza limitarsi”, (a meno che non si sia Erdogan…per dire):
“… Una democrazia costituzionale dovrebbe in linea di principio acconsentire ad una discussione aperta sulla riforma dei suoi più elementari principi e strutture di governo. Inoltre, fintanto che la Costituzione contiene regole severe in materia di revisione, allora questa fornirà normalmente una garanzia adeguata contro l’abuso e se la maggioranza, seguendo le procedure prescritte, vuole adottare la riforma, si tratta quindi di una decisione democratica che in generale non dovrebbe limitarsi ...” (punto 218).
3.2. La democrazia, si sa (e se non lo sapete: sappiatelo), è relativizzabile e mutevole nei suoi stessi fondamenti, purché il processo di votazione sia approvato secondo la “evoluzione” essenzialmente ammessa “a livello internazionale”. Ed è qui che, ci pare, che Erdogan si sia allargato (cioè non ha chiesto il permesso di divenire un autocrate, che, pure, avrebbe potuto essergli concesso):
“… Alla luce di quanto precede, i principi e concetti protetti dalle disposizioni non revisionabili dovrebbero, in una certa misura, essere aperti all’interpretazione dinamica. Concetti come “sovranità”, “democrazia“, “repubblicanesimo“, “federalismo” o “diritti fondamentali” sono tutti concetti che nel corso degli anni sono stati oggetto di continua evoluzione, sia a livello internazionale che a livello nazionale, e correttamente dovrebbe continuare a essere così negli anni a venire …”.
Ad esempio, la nozione di “democrazia” e quella “principi democratici” non è intesa nel 21° secolo come lo era nel 19 ° o 20 ° secolo. Lo stesso vale per concetti come “sovranità” e “integrità territoriale” che, secondo il diritto internazionale in maggior parte europeo, assumono un significato diverso da quello che avevano solo pochi decenni fa …” (punto 221).
3.3. Giungendo perciò a questa lapidaria conclusione: “… Se non vi sono disposizioni speciali sulla inemendabilità, di solito può essere arguito che tutte le parti della Costituzione sono soggetti a possibili modifiche …” “Tutte le parti”, tranne che per Erdogan?
Questo enunciato porterebbe ad un’amplissima giustificabilità di ogni (ben poco limitata) revisione costituzionale.
Un metro di giudizio che, se applicato alla riforma turca, avrebbe coerentemente portato a un ben più elevato grado di sua approvazione…in nome del “fatto compiuto” (ovvero, della prevalenza della “costituzione materiale”) che se, come vedremo, vale come principio, dovrebbe pure essere preventivamente precisato quanto alle sue eccezioni, per non portare a censure che risultano imprevedibili, se non arbitrarie, su come e quanto si può “riformare”:
“… La modifica costituzionale dovrebbe preferibilmente essere emanata con revisione formale … Quando sostanziali modifiche informali (non scritte) si siano sviluppate, queste preferibilmente dovrebbero essere confermate da successive modifiche formali…” (punto 246). I principi fondamentali sono stati disattivati di fatto? Tanto vale ratificare sul piano formale tale “sviluppo”:
Dovrebbe essere possibile discutere e modificare non soltanto le disposizioni costituzionali sul governo (cioè gli assetti istituzionali), ma anche disposizioni in materia di diritti fondamentali e tutte le altre parti della Costituzione (punto 248)
Principi e disposizioni di inemendabilità dovrebbero essere interpretati e applicati in modo restrittivo (punto 250)”.
- L’impressione, un po’ ingenua da parte nostra, è che se una riforma analoga a quella di Erdogan fosse stata deliberata in un paese dell’eurozona, senza stato di emergenza e senza chiusura di giornali, radio e televisioni, – ma, anzi, col sostegno molto prevedibile del sistema dell’informazione-, considerato che certamente tale riforma conduce ad un alto grado di realizzazione del supremo principio della “governabilità” (p.2.1.4.-2.1.6.), auspicato dalla Venice Commission come pure, ad esempio, dal sistema mediatico italiano, non ci sarebbero state eccessive obiezioni.
L’errore di Erdogan, almeno in termini di relazioni con L€uropa, è stato di comunicazione. Può darsi che non se ne curi affatto, ma avrebbe avuto una diversa “recensione” se, nel giustificare la riforma, avesse richiamato esigenze di governance tecnica più “efficiente” e un’attenzione privilegiata ai “mercati”.
Ma è sempre in tempo…Ci vuole così poco di questi tempi.
Anche perchè (v. immagine in apertura), Trump si è già congratulato…Magari l’Int€ndenza seguirà.
fonte: http://orizzonte48.blogspot.it/2017/04/ma-erdogan-non-ha-forse-realizzato-la.html
Commenti recenti