Anti-sovranisti e nazionalismo
di PAOLO DI REMIGIO (FSI Teramo)
La parolina magica degli anti-sovranisti è ‘nazionalismo’: è derivato di nazione e sinonimo di imperialismo, e dunque ha il potere di riflettere i disastri dell’imperialismo sullo Stato-nazione.
L’equivoco nasce dal chiamare ‘epoca dei nazionalismi’ la seconda metà dell’Ottocento, quando Inghilterra e Francia, che come Stati-nazioni si sono costituite già in età rinascimentale, costruiscono i loro imperi coloniali.
Le stesse due guerre mondiali non hanno quasi nessun movente nazionale (a parte quello dell’Italia che deve acquisire Trento e Trieste, o della Francia che deve recuperare l’Alsazia e la Lorena): la Germania, arrivata tardi all’industrializzazione e al colonialismo, sconfitta dal ’12 al ’14 la sua penetrazione economica nei Balcani e nell’Impero Turco dalla concorrenza degli imperialismi inglese e francese, cerca con due guerre il suo retroterra coloniale, ma viene ogni volta sconfitta.
La riprova della natura imperialistica di ciò che si chiama ‘nazionalismo’ è nel fatto che contro questo ‘nazionalismo’ Lenin (e poi Wilson) reclamarono il diritto dei popoli all’autodeterminazione, cioè a costituire uno Stato.
Eccellente Paolo di Remigio, non cada anche lei nella guerra delle parole.
Nazionalismo non è una bestemmia, e non c’è da chiedere alcuna scusa per il fatto che le nazioni, in determinate circostanze, tendano a prendersi a schiaffi esattamente come le persone.
Come si fa ad affermare che il nazionalismo non ha nulla a che vedere con la seconda guerra mondiale? Se è vero che i grandi stati-nazione e che esiste anche un nazionalismo “buono” legato all’autodeterminazione di un popolo, è altrettanto vero che il nazionalismo inteso come cura dei propri interessi territoriali, comporta egoismo, prevaricazione e conflitti. L’idea di nazione appartiene all’involuzione dell’uomo e segna il passaggio da una forma di stato eticamente superiore che è l’Impero (superiore perchè connessa direttamente al Divino) ad una forma caratterizzata da interessi essenzialmente terreni quali quelli dei comuni prima e delle nazioni poi. La degenerazione del “sentimento nazionale” tocca il culmine nella metà dell’ottocento quando i fascismi (gli stessi che oggi si ripropongono come sovranisti) assorbono e fanno proprio l’ideale del nazionalismo-iperialismo. Con la fine del colonialismo anche le popolazioni islamiche, (nonostante all’Islam sia estranea l’idea della nazione) fanno proprio il sentimento del nazionalismo. In poche parole il nazionalismo, come il capitalismo e il comunismo sono sono le attuali forme storico-politiche che sono alla base di qualsiasi compagine sociale e sono la causa di tutti i conflitti e crimini commessi dall’uomo dalla fine del Medioevo ad oggi.
Precisazione: I fascismi, con i loro tratti particolari diversi da nazione a nazione, rappresentano il culmine dell’esaltazione del primato della della nazione che si afferma a partire dalla metà dell’ottocento.
Il nazionalismo attuale benchè ripulito della retorica fascista e dalla cultura della supremazia dell’uomo europeo oggi non più proponibile, rimane un fattore essenziale che si accompagna al sistema capitalistico o a qualsiasi altro sistema economico-politico esistente.