L’Unione europea non è un errore
di PIERLUIGI BIANCO (FSI Otranto)
Le teorie mainstream che oggi ci vengono propinate sotto forma di nuova religione economica non sono scientificamente infondate come alcuni euroscettici anche in buona fede vorrebbero sostenere: semplicemente realizzano la volontà degli ideologi e l’interesse del grande capitale.
Non dobbiamo commettere l’errore di farci distrarre dalle dispute tra sostenitori di teorie scientifiche perché il problema è prima di tutto un problema di volontà.
Non esiste modo di accomodare il sistema o l’Unione europea come molti ancora sognano di poter fare, semplicemente perché come ordine sociale ha una sua logica.
L’UE è forse storicamente la più radicale espressione dell’ortodossia liberale. Ragion per cui le teorie monetariste, liberiste e liberoscambiste funzionano benissimo alla prova dei fatti…
Il fatto che vengano edulcorate, diffuse e insegnate come adatte a rappresentare gli interessi di tutti o accompagnate dalla formula “There Is No Alternative” (tradotto o ti magni sta minestra o ti butti dalla finestra)… ecco è quello l’inganno ideologico.
In pratica viene fatta passare l’idea che quello che decidono i legislatori capitalistici (i tecnici) è valido in sé e non ha bisogno di nessuna legittimazione esterna.
La tradizione liberale si FONDA sull’esclusione di quelli che definisce ‘macchine bipedi’.
Di fronte alla lotta per il riconoscimento dei lavoratori DICE espressamente che la partecipazione alla vita politica non è un elemento essenziale della libertà e che i rapporti di lavoro e le condizioni materiali di vita rientrano in una sfera privata in cui non solo il legislatore non deve entrare, ma la cui immutabilità è consacrata dalla natura.
Alti livelli di occupazione e stabilità dei prezzi (missione fondante dell’Unione europea) sono obiettivi in contrasto… ed ecco quindi il perché di una disoccupazione strutturale implicitamente promossa e finalizzata alla perdita della rappresentanza e del potere contrattuale di un parte della società in nome della competitività.
Laddove sono rappresentati gli interessi di tutti è più difficile che qualcuno imponga il proprio a danno degli altri. Oggi invece gli enti sovranazionali che rappresentano il grande capitale dettano legge liquidando le opposizioni in nome di emergenze che di volta in volta vengono create di fatto a tavolino.
È normale che facciano il bello e il cattivo tempo. Che limitino il ricorso al denaro che non possono controllare, che svalutino il lavoro e deprimano l’inflazione per rivalutare i propri capitali, che diano un prezzo ai diritti umani, che sognino valute e mercati sempre più globali, che mettano gli Stati a garantire i rischi delle loro speculazioni.
I sedicenti sobri esponenti del capitale internazionale, dei think tank e delle istituzioni economiche, deprivano popoli interi facendo impallidire le ruberie di amministratori corrotti, imprenditori disonesti, funzionari fannulloni e tutta la ciurma dei furbi a cui ci piace (e ci lasciano) dare la colpa di quanto accade.
L’istituzione statale è stata senza appello condannata quale responsabile delle 2 guerre mondiali, con assoluzione invece proprio di quelle elite mercantiliste che di quella istituzione (allora come oggi) si erano impossessate.
Si trattava tra l’altro di Stati imperialisti, di distorsioni generate dalla prima globalizzazione, dall’annullamento della naturale funzione statale di redistribuzione della ricchezza improntata alla giustizia sociale.
Le teorie non mainstream, cioè quelle che vengono costantemente screditate e liquidate come cascami del passato, non sono in realtà meno fondate, ma purtroppo oggi mancano della volontà necessaria ad affermarsi.
Perché esse diventino dominanti serve la volontà, serve una lunga militanza, serve pazienza, serve avere appunto un progetto che si collochi nei tempi storici per riconquistare la piena sovranità politica costituzionale.
A tal proposito, non riesco a capire cosa intendano coloro che indicano come prioritario riprendersi la sola sovranità monetaria. Chi se la riprende? Come? Chi la gestisce e di nuovo come? Con quali propositi?
Basta veramente ripetere a pappagallo qualche fesseria sulla proprietà della moneta? La questione legata alla proprietà della moneta è solamente illusoria e secondaria, perché la moneta è sempre di proprietà del portatore, sia che si chiami euro, lira, sterlina, dollaro o cambiale commerciale. La faccenda che cambia davvero le sorti di un’economia non è né la quantità di moneta, né la proprietà della stessa, ma la sua finalità di utilizzo.
Ma per sovranità politica si intende la volontà di rappresentare gli interessi di qualcuno… è chiaro che se si parla di entrare in Parlamento si parla di farlo per uno scopo e tra questi ci sarebbe, ovviamente, quello di riprendersi la capacità di stimolare gli investimenti, l’occupazione, l’autosufficienza produttiva nello stesso luogo di emissione, i rapporti di dipendenza e coordinamento che esistono fra gli enti governativi (che si occupano delle decisioni di spesa e di investimento pubblico) e la Banca Centrale, che ha il compito di emettere i mezzi monetari, acquistare i titoli di debito pubblico, fissare i tassi di interesse, fornire scoperture al conto di tesoreria del governo.
Non è ovvio invece come si possa fare senza prima creare un grande partito.
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