Col M5S toccheremo il fondo
di GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
La rete è una risorsa formidabile di relazioni e uno strumento potenziale di mobilitazione delle masse. Ha praticamente azzerato i costi di transazione nella trasmissione di conoscenza e nella circolazione dell’informazione, che viaggia alla velocità della luce verso un numero considerevole di destinatari ubicati in qualsivoglia angolo del pianeta. Questi possono fruirne in ogni momento e consultarla infinite volte all’occorrenza senza costi aggiuntivi.
È innegabile che la rivoluzione tecnologica in cui siamo immersi stia cambiando i connotati della società e va riconosciuto a Gianroberto Casaleggio il merito di averci visto lungo. Il guru dei 5 stelle aveva capito per primo, in Italia, che il controllo dei contenuti web avrebbe costituito una risorsa strategica e sarebbe stato uno strumento per ottenere un vantaggio competitivo anche sul fronte della comunicazione politica.
Ma a questo punto interviene quella distorsione che ha trasformato l’utopia della democrazia diretta del web nella distopia che viviamo oggi, sommersi da un volume incontenibile di contenuti propagandistici proto-dittatoriali, infarciti di false notizie a contenuto emozionale tipici dei regimi. Forte di questa consapevolezza e nel tentativo di monetizzare l’intuizione, costui ha di fatto creato un sistema perverso di disinformazione, funzionale al reclutamento di una massa critica di individui privi degli strumenti culturali idonei a interpretare la realtà nella sua complessità.
Ha fornito loro una serie di pattern di semplificazione della realtà preconfezionati ad arte ed espressi dai vari filoni del complottismo. Infine li ha chiamati all’insurrezione democratica identificando nella politica il nemico numero uno da abbattere.
Il risultato è che oggi un numero considerevole di individui, che non ha mai letto un libro nella vita e che fino a l’altro ieri si nutriva di reality show e sottoprodotti del mercato “culturale” di massa, ritiene di essere custode di una serie di verità, che sono invero distorsioni della realtà generate dalle predette semplificazioni necessarie a fargli digerire con estrema approssimazione la multifattorialità di problemi molto complessi. Costoro – che chiamo “grillini” per distinguerli dalla più ampia fetta di elettori dei 5 stelle che votano per sfiducia e protesta, pur non riponendo realmente fiducia nel movimento – del tutto privi anche dell’attitudine al pensiero critico, assimilano con inusitata voracità le cazzate propinate dal sistema di “contro-informazione” (che per Casaleggio era la fonte principale di guadagno attraverso pubblicità del blog, vendita di libri e audiovisivi e siti collegati) senza metterle minimamente in discussione, perché per essi non esiste altra verità che quella che passa dal blog, mentre la comunicazione di massa “istituzionale” sarebbe un intreccio di complotti orditi dai “poteri forti” per impedire che il popolo possa alzare la china.
Si capisce che non sono un neoluddista, accolgo gli avanzamenti tecnologici con estremo ottimismo e sono convinto che il web possa in futuro essere un presidio di democrazia e sono certo che potrà fungere da catalizzatore di socialità e di partecipazione politica, ma per farlo è necessario innanzitutto che i contenuti politici siano svincolati dalla logica di mercato e mediati da veri partiti (finanziati dallo Stato e non dai privati, come auspicano stupidamente questi alfieri della legalità, che ignorano che il finanziamento pubblico è un deterrente per la corruzione), che si configurino come aggregazioni reali e non virtuali di persone che studiano, si confrontano, sviscerano le questioni, analizzano i problemi e propongono soluzioni che sono il frutto dello studio, del confronto, della riflessione e della mediazione.
Il contrario esatto di quanto avviene in uno pseudo-partito etereo, fatto di persone che nella realtà spesso non esistono, che affronta votazioni online su contenuti veicolati da un’impresa che propone prodotti di consumo culturale. È opportuno osservare che più il legame tra mercato e informazione si fa vincolante, tanto più, in ossequio alla logica del mercato dell’informazione che stabilisce un rapporto di proporzionalità inversa tra qualità dei contenuti e audience, le argomentazioni vincenti saranno le peggiori, perché un livello più basso di comunicazione penetra una platea più ampia di consumatori/spettatori. I filoni delle teorie del complotto che nascono sul blog e che promuovono letture di “contro-informazione” sono il core business del M5S e in questa evidenza sta la constatazione che il movimento, che aveva l’ambizione di “liberare” l’informazione dalla dipendenza dal potere economico, è finito per diventare una forma diversa di disinformazione, al pari del connubio istituzionalizzato media tradizionali – partiti tradizionali, ma con un target più basso, cioè rivolgendosi a un pubblico meno colto e istruito e ampliando così la platea.
Il M5S si è dimostrato essere “il PD dei poveri” e il blog è la “Repubblica dei sempliciotti”. Il movimento aveva l’ambizione di risvegliare la partecipazione politica dei cittadini utilizzando il potenziale inespresso della rete. Ma il blog, che porta il nome di un uomo non eletto che assume decisioni per una moltitudine come un organo monocratico e che dice di non essere responsabile di alcun contenuto diffuso dal blog che porta il suo nome, è solo uno strumento di manipolazione della base per mezzo dei voti degli attivisti certificati e delle decisioni monocratiche di Grillo.
Nel mondo reale le occasioni di confronto, per chi ha avuto la fortuna di assistere, sono sempre più rare e rarefatte, in termini di quantità e qualità della partecipazione, confermando che l’attivismo militante non esiste, fuori dai professionisti del clic.
Senza dialogo, non c’è confronto, non c’è analisi, non c’è sintesi. Solo comunicazione unilaterale e adesione fideistica.
Ecco perché col M5S toccheremo il fondo. Il complottismo e l’improvvisazione al potere genereranno mostri che si autodistruggeranno quando si ritroveranno ad affrontare la prova dei fatti. In molti, che magari vi avevano riposto speranze, rimarranno delusi. Ma dal fondo, a qual punto, potremo solo risalire.
Ecco perché credo che il movimento, tutto sommato, svolga una funzione sociale fondamentale. Deve mostrarci quanto possiamo arrivare in basso e spronarci a invertire direzione per darci una vigorosa spinta con i piedi e riemergere da questa melma di seconda repubblica, che ha espresso senza dubbio la classe dirigente peggiore della storia di questo paese.
Ci libereremo!
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