“Ok, ma nel frattempo che si fa?!”
di MARTINA CARLETTI (FSI Umbria)
Una risposta ai “FATE PRESHTOOOO!“, da parte di una operaia emigrata frontaliera per 8 mesi l’anno.
La vera risposta a questa domanda, quella vera, è “NEL FRATTEMPO SI SOPRAVVIVE“.
Servono anni per creare un partito Sovranista popolare. Nel frattempo, come è ovvio che sia, ognuno di noi si organizza (come fa dalla nascita…) per non morire di fame.
È inevitabile che, prima di migliorare, le cose peggioreranno ancora di molto.
È una ovvietà che nessuno vi dirà, ma essere rivoluzionari significa anche questo: rendere consapevoli i nostri interlocutori della gravità della situazione, e dei tempi necessari a ribaltarla.
La vera differenza è che chi sopravvive lottando per ciò in cui crede, si sveglia meglio ogni mattina, ed incontra suoi simili che aderiscono agli stessi ideali, i quali nel momento del bisogno pur se non potessero aiutarlo materialmente, lo farebbero sentire meno solo. Chi campa galleggiando e disperandosi si fa distruggere dalla paura e dall’oppressione dei tempi post-moderni, ignorando la dimensione di un eterno che trascenda le nostre vite ed il nostro interesse particolare.
Sopravvivere… una volta si trattava di mettere in tavola un pasto e avere un tetto sulla testa, poi si incrociavano le dita e si sperava nella buona sorte. Era possibile sopravvivere e coltivare i propri sogni, speranze, la fiducia in un futuro migliore.
Ma si investono miliardi (decine…) nello sviluppo di nuovi chip (nano- ) e le politiche relative a sicurezza, salute, istruzione si fanno sempre più “aggressive” (nonostante l’evidente controsenso). Si finanziano e si incoraggiano flussi migratori e, contemporaneamente, non si da risposta alle problematiche economiche e sociali né dei paesi di partenza né di quelli di arrivo. Questioni sotto gli occhi di tutti evidenziano il moltiplicarsi di criticità in relazione all’ordine pubblico, la sicurezza, la salute. Questo vortice di eventi e (non)decisioni politiche sta provocando una degenerazione dello stato, un degrado del tessuto sociale, un affievolirsi delle capacità critiche e organizzative sia dei singoli individui che delle associazioni (sindacali, politiche, culturali). SI manifestano tutta una serie di falsi bersagli contro cui si accentra la protesta e la rabbia e, intanto, vengono applicati provvedimenti il cui scopo reale è per lo meno dubbio. Si può anche non essere “complottisti”, ridere del NWO, pensare che il Britannia sia solo un pub genovese e confidare nel futuro più roseo (Ci libereremo!) ma non si può non sospettare che la situazione attuale non abbia una regia, un progetto, uno scopo e molti strumenti in atto. Ma se così è, e con la prospettiva di avere nei prossimi anni (con il trend attuale entro il 2032) fino ad un 50% di bambini autistici (Intervista a Stefano Montanari, nanopatologo, al minuto 5:30 : https://www.youtube.com/watch?v=lSYCg2R1zJM), dovremmo, per il principio di cautela, considerare che le tradizionali strategie (organìzzati, cresci, attendi il momento opportuno e agisci) potrebbero non essere adeguate o sufficientemente rapide: fra quindici anni potremmo semplicemente non essere più in grado di far nulla, altro che rivoluzione! E’ adesso che si deve elaborare una strategia, iniziando dai fondamentali (l’ideale, l’utopia, la motivazione, l’identificazione del nemico, l’analisi degli strumenti utili e disponibili. le possibili anche provvisorie alleanze….)
Aspettare, tener duro, teorizzare, disquisire di risorgimento ed eroismi, non è inutile, ma non è abbastanza.
Il problema ormai lo si deve affrontare secondo la filosofia di Carl von Clausewitz.
Sono d’accordo. Il problema è che NON di può (più) sopravvivere.
Ovviamente intendevo scrivere “si” può. Purtroppo non vedo il tasto “modifica” e non posso correggere.