Banchetto sovranista e Giostra del Saracino ad Arezzo
Oggi Sabato 17 giugno il sottoscritto Luca Russi e Jacopo D’Alessio (in trasferta dall’Amiata) hanno allestito un banchetto in centro ad Arezzo, zona Corso Italia-Piazza San Jacopo. Giornata caldissima per la prima volta che volantiniamo con queste modalità, verso le due arriviamo con il materiale e ci rendiamo conto che il punto in cui ci dovremo piazzare è in pieno sole, essendo l’unica ombra a nostra disposizione quella del porticato alle nostre spalle che però è area di pertinenza del bar. Ci mettiamo l’ anima in pace («il militante sovranista volantina anche sui carboni ardenti», scherza Jacopo baldanzoso), ma ci ripromettiamo che la prossima volta faremo un sopralluogo prima di decidere dove chiedere la concessione del suolo pubblico. Mentre montiamo il banchetto un tipo ci vede al lavoro e ci chiede “a che ora sarà la sfilata”; lì per lì pensiamo ad una battuta, ma poi mi ricordo che in serata ci sarà la Giostra del Saracino, popolarissima e molto sentita tra gli aretini, e quindi ora siamo sicuri che – caldo o no – la piazza, che ora è deserta, più tardi si popolerà di sicuro, perché proprio da lì partirà la sfilata di uno dei quartieri che si contenderanno la Lancia d’Oro (quello di Porta Santo Spirito). Mentre io mi rifugio al tavolo del bar a bere una bottiglia d’ acqua, Jacopo sotto il sole impietoso presidia coraggiosamente il banchetto, e fa bene perché nel frattempo si avvicinano in rapida sequenza tre o quattro persone incuriosite dalla bandiera bianca rossa e verde del Fronte, che non porta i colori del Santo Spirito (giallo-blu) ma sventola lo stesso orgogliosamente sollevata dal libeccio rovente che a folate improvvise rischia di portarci via i volantini, costringendoci a fermarli con quel che avevamo a disposizione. I primi commenti non sono molto incoraggianti («il nome “sovranista” fa un po’ paura») e ci confermano che evidentemente la propaganda unionista che accomuna i “sovranisti” ai vari Trump, Le Pen etc. incomincia ad essere recepita dalle persone più facilmente suggestionabili, ma noi non ce la prendiamo più di tanto perché sappiamo che ci vorrà tempo perché incominci a passare il nostro messaggio; le bugie hanno le gambe corte e noi invece guardiamo lontano: non abbiamo fretta, il tempo semmai è un nostro alleato. Verso le quattro e mezza arrivano anche mia moglie con mia figlia Lavinia (8 anni), la quale dopo aver insistito durante tutta la settimana per aiutare il babbo a verniciare il banchetto dopo cena, ha voluto a tutti i costi essere anche lei della partita («Andiamo a “vendere” i volantini»? «Amore, non li vendiamo, li regaliamo»). Per lei è un gioco, e così prendiamo un po’ di coraggio anche noi perché nel frattempo il sole ha girato e l’ ombra dei palazzi finalmente si è distesa almeno su metà della piazza. Diversi passanti sono giovanissimi e passano in gruppi vocianti, molti hanno al collo il fazzoletto con i colori del quartiere del cuore, qualcuno intona qualche canto; però incominciano ad arrivare anche famiglie e persone di tutte le età. Mi avventuro in mezzo ad un crocchio di pensionati parecchio arzilli che all’inizio provano a scherzare: «ma che sei per Grillo»?, e giù battute (ad Arezzo “grillo” ha lo stesso significato che ha “belìn” a Genova); poi al solito chiedono se siamo “di destra o di sinistra”. Riusciamo perfino a ragionare di lavoro, debito pubblico, spesa dello stato e UE, qualcuno ripete la storia dei greci che hanno truccato i conti, insomma: mi sciorinano davanti tutti i cliché che noi oramai conosciamo molto bene, dalla corruzione alle riforme che sarebbero necessarie per ripartire, però intanto un paio di loro annuiscono e incominciano apertamente a darmi ragione. Alla fine quei due che mi avevano attaccato subito, uno mentre parla mi tiene stretta la mano e non me la lascia più, e l’ altro mi racconta tutti i lavori che ha fatto e «nessuno mi aiutato, a me». Vado via che discutono animatamente anche tra di loro adesso, e penso che anche se probabilmente non c’ho cavato un ragno dal buco in ogni caso ognuna di queste discussioni vale 150 di quelle che faccio di solito in rete. Naturalmente incontro anche diversi conoscenti, e mi sorprendo a confessare a me stesso che un po’ di tempo fa la cosa mi avrebbe imbarazzato; invece con uno di loro e con il suo amico s’è parlato di Iavoro e sovranità monetaria, e a tutti ho lasciato il volantino (tranne ad una che è fuggita letteralmente appena gli ho indicato il banchetto da lontano, strappandomi una risata). Alla fine saremo riusciti a lasciare all’ incirca 40 volantini, ma la sensazione è che il sistema funzioni molto meglio del semplice volantinaggio: il banchetto tricolore, il simbolo ed il nome colpiscono, diverse persone si sono avvicinate spontaneamente e abbiamo avuto altre occasioni di scambiare opinioni sulla situazione economica e politica del Paese. Ci fermiamo a guardare la sfilata di Porta Santo Spirito (che in serata vincerà la Giostra per la quarta volta consecutiva), per la gioia di Lavinia. Sabato prossimo saremo di nuovo in piazza
Luca Russi
Bravo Luca. Volare bassi ma consapwvoli e orgogliosi di ciò che si fa.