Banchetto sovranista a Bologna (non c’è due senza tre)
Sabato 17 giugno il FSI Emilia-Romagna ha concluso col suo terzo banchetto settimanale consecutivo la “serie” svolta all’ingresso dei Giardini Margherita, nel capoluogo felsineo. Io e i soci Luciano Del Vecchio, Carmine Morciano e Angela Pedrini abbiamo allestito il banchetto verso le 15 e volantinato all’ingresso e dentro i Giardini fino a sera. Il pomeriggio di militanza si è svolto come di consueto: abbiamo consegnato molti volantini e intrattenuto conversazioni con cittadini avvicinati per la consegna del volantino o avvicinatosi loro stessi incuriositi dal nostro simbolo. In varie occasioni le persone incontrate hanno promesso di approfondire la nostra conoscenza in rete e un ragazzo ha chiesto di poter essere inserito nel gruppo Facebook regionale per ricevere aggiornamenti sulle nostre attività. Tra gli incontri da ricordare: 1) il dialogo con due ragazze giovanissime che volevano saperne di più sulle nostre proposte e che si sono fermate a lungo a parlare con noi; 2) un signore pensionato che appena ha sentito della nostra proposta di abbandonare la moneta unica e di tornare ad una nostra valuta nazionale ha subito fatto riferimento al “pericolo svalutazione” e ai rischi per il suo reddito fisso (la pensione, appunto): dopo avergli spiegato che il rischio svalutazione (in relazione all’impatto reale sul tenore di vita del popolo italiano) viene ingigantito e agitato soprattutto come spauracchio dai media e che quello che perdiamo sotto il regime dell’Euro è molto più fondamentale per il suo interesse di pensionato e di fruitore di crescenti servizi sanitari (interesse che dipende dalla capacità dello Stato di spendere socialmente e di affrontare la crisi con le opportune politiche anti-cicliche di marca keynesiana che l’austerità imposta dalla “logica dell’Euro” ci vieta, senza contare la spinta al riequilibrio della nostra bilancia commerciale) ho potuto capire come quest’uomo avvertisse la perversione insita nel sistema attuale e fosse in realtà più spaventato che favorevole ad esso: aveva però bisogno che qualcuno gli fornisse degli spunti alternativi alla propaganda eurista: dopo avermi ascoltato ho capito che in realtà era d’accordo con l’esigenza di un cambiamento e che le nostre proposte gli sembravano degne di nota; 3) infine l’incontro con un uomo che si è qualificato come agente di polizia (in quel momento non in servizio), che aveva letto il volantino datogli all’ingresso e al momento dell’uscita ha voluto scambiare due chiacchiere. Oltre ad apprezzare le nostre proposte ha voluto condividere con noi la sua preoccupazione per il fatto che le forze dell’ordine hanno sempre meno risorse per la garanzia dell’ordine pubblico: naturalmente, mentre parlavo con lui, non ho potuto non portare alla sua attenzione l’origine “macroeconomica” del problema citandogli l’austerità imposta dal Euro e UE. L’agente ci ha tenuto anche a dirci, seppur con qualche comprensibile accenno di imbarazzo, che il lavoro della polizia prevede la difesa di una classe politica che lui (e molti suoi colleghi) reputa indegna e incapace, ma che questo è il dovere del poliziotto (anche se il cittadino che è in lui si sente frustrato): a quel punto gli ho detto che il suo dovere è sacrosanto e che sta a noi cittadini attivarci democraticamente per far sorgere una nuova classe dirigente che possa rendere lui e i suoi colleghi orgogliosi fino in fondo di svolgere il loro fondamentale mestiere per l’interesse pubblico, così come previsto dalla legge. Quest’ultimo incontro, come molti altri che abbiamo avuto con la cittadinanza, rafforza in me una convinzione, e cioè che una parte fondamentale della militanza sia anche “semplicemente” l’ascolto dal vivo dei problemi e del disagio dei cittadini, declinato nelle sue varie manifestazioni a secondo del segmento sociale che incontriamo nelle nostre azioni sul campo: il popolo vuole parlare a qualcuno che lo ascolti e il rapporto della politica con gli elettori deve assolutamente tornare ad essere quanto più personale e umano possibile: questo rapporto diretto, oltre che ovviamente far cogliere il polso del “Paese reale” e delle sue esigenze, fa sentire responsabile il militante dei destini delle persone che vorrebbe coinvolgere e rappresentare e, se mi si consente una digressione “psicologica”, credo faccia anche “stare bene” il cittadino che si sente finalmente ascoltato, e “parte di qualcosa”: credo che anche questo sia un buon punto di partenza per ridare dignità a qualcosa che dovrebbe essere nobile: la Politica (con la p maiuscola). Infine non posso che citare l’evento certamente più lieto della giornata: un nostro simpatizzante che ci segue da tempo, nei nostri eventi pubblici e su Internet, Roberto Mazzotta, ha colto l’occasione della sua visita al nostro banchetto (dopo opportuna segnalazione su Facebook) per associarsi, pagando la quota e ricevendo la tessera direttamente sul nostro banchetto tricolore (e credo che luogo migliore non ci possa essere!). Roberto si è trattenuto a parlare con noi per un bel po’ ed è stata l’occasione per lui per vederci in azione “sul campo”, e non vedo l’ora che sia dei nostri in future analoghe azioni. Socio dopo socio, azione dopo azione, passo dopo passo, CI LIBEREREMO!
Antonio Gisoldi
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