Sovranità, consapevolezza
di ROSSANO FERRAZZANO (FSI Varese)
Uno comincia a porre la questione del sovranismo. Il sovranismo è un’idea, e come ogni idea verace diviene causa di movimento interiore, e spinge ad immaginare una realtà possibile, non limitandosi più ad una realtà probabile, e ancora meno ad una realtà sedicente TINA – sia maledetta in eterno.
Dunque uno comincia a chiedersi se sia proprio necessario limitarsi a rivendicare quello che si aveva fino a pochi decenni fa, un tempo in cui i mesozoici come me c’erano già e si ricordano come fosse e come si vivesse, oppure se non si possa cominciare a pensare ad una prospettiva storica ben più ampia ed ambiziosa. Uno comincia a chiedersi se sia davvero sensato limitarsi a rimpiangere un Craxi perché il confronto attuale è con un Renzi, o se invece non sia possibile – quindi necessario, inevitabile, imperativo – andare oltre e cominciare ad immaginare un’Italia diversa e migliore, che ambisca per la prima volta nella sua storia a liberarsi in maniera davvero sostanziale dai condizionamenti, esterni ed interni ma soprattutto esterni, che ne comprimono irragionevolmente la sua naturale posizione. E dico la sua naturale posizione, non una sua irragionevole e stolta ambizione a recitare una parte marziale nel gioco mondiale dell’accaparramento di risorse ed influenze, secondo la logica della competizione avente come unico obiettivo la reciproca sopraffazione su scala globale. L’osceno macello del tutti contro tutti derivato da un’ideologia malsana e contraria ad ogni principio di civiltà. Liberismo, darwinismo; europeismo, globalismo; nazionalismo, imperialismo: vade retro.
Sorge cioè il germe di un processo ideologico perché ideale, sostenuto da uomini e donne che sono idealisti perché ne hanno la forza intellettuale e morale, perché sanno e sentono di poter fare di più e meglio, con più spirito di sacrificio e più abnegazione degli esseri meschini che si adattano ad ogni umiliazione per il timore e per il profitto. Prende forma una visione delle cose quotidiane che, pur rimanendo pragmatica e razionale, già vaccinata dalla stagione dei furori romantici ottocenteschi, sorpassa gli schemi asfittici imposti dal calcolo dell’utilità, e sdegna gli schemi obbligati che oggi vorrebbero ridurre l’uomo, l’umanità intera, ad una piccola frazione dello spazio umano, esistenziale, civile che esso potrebbe occupare. Che quindi esso DEVE occupare, ovvero tendere consapevolmente e responsabilmente ad occupare, senza fanatismi ma senza remissività.
I ladri della sovranità nazionale italiana – sì, di quella italiana, prima e meglio di tutte le altre – non sanno cosa hanno scatenato.
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