Ragione, fine e principio organizzativo dell'ARS
Il fine è costruire il partito sovranista italiano
Il criterio che proponiamo a tutti i sovranisti è di non essere fanatici: si aderisce a un partito o a un’associazione che promuove la formazione di un partito sovranista, se si condivide l’80% del tutto (contenuti, progetto, linguaggio, organizzazione); e quando si aderisce, si accetta il 100% e, ovviamente, si concorrere a decidere per il futuro.
Noi, peraltro, per umiltà, non ce la sentiamo di dire: vogliamo dar vita a quel partito. Diciamo, invece: vogliamo dar vita ad una frazione di quel partito. Per ora siamo un’associazione che nel giugno 2016 ambisce a creare una frazione del futuro partito sovranista (o alleanza, se non sarà possibile il partito unico – ovviamente è molto meglio il partito unico), frazione radicata nel maggior numero possibile di città, cittadine e contrade italiane.
Crediamo che 1500-2000 persone siano un’ottima frazione, soprattutto se mediamente di alto livello.
Perché perseguire il fine di costruire il partito sovranista?
Perché il partito sovranista non esiste. Non ha senso l’obiezione che già esistono molti partiti, perché nessuno dei partiti esistenti è il partito sovranista. Molti partiti esistenti sono finti partiti, piccoli o grandi centri di potere, espressione di un’unica linea politica. Lo spazio politico sovranista è vuoto; manca l’offerta politica sovranista, che perciò bisogna creare.
La legislatura scadrà nel 2018. Molti cittadini, che hanno passione politica, non si riconoscono in nessuno dei partiti esistenti. Cosa vogliono fare questi cittadini fino al 2018? Continuare a informarsi e informare? Bah! Si rendono conto che questo è il passatempo che il sistema ha inventato per intrattenerli? Non temono questi cittadini di diventare lamentosi quaquaraquà? Come mai non salta ad essi in mente che i cittadini che hanno passione politica e non si riconoscono in nessuno dei partiti esistenti devono secondo logica e secondo la morale impegnarsi per dar vita ad altri partiti? E’ davvero strano e inaccettabile che stiamo diventando schiavi, se chi ha passione politica e non si riconosce nei partiti esistenti fa prevalere la propria pigrizia, il proprio fanatismo “egoista” (ma quale egoismo se si diventa lamentosi quaquaraquà! è piuttosto masochismo), la propria piccolezza, i propri miserabili timori, sullo slancio vitale, sul senso del dovere, sull’esigenza di essere grandi almeno quanto ci è possibile e di sfidare i nostri limiti e difetti?
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