Un quadro: popoli, democrazie e populismo
di STEFANO D’ANDREA
Fa capolino negli Stati Uniti il populismo, termine che designa le democrazie popolari – funzionanti o meno, ben dirette o mal dirette, fondate su partiti popolari o su programmi politici popolari espressi dall’alto, e tentate da popoli storicamente e culturalmente diversi-, le quali si appuntano su un uomo, necessariamente un po’ volgare e duro nella forma (proprio perché parte del popolo).
La democrazia liberale, dunque, si indebolisce, a favore di quella popolare, persino negli Stati Uniti e il popolo statunitense mostra tutta la sua identità a tutti i popoli del mondo (ogni popolo è radicalmente diverso dagli altri).
L’islamismo salafita combattente ha dato vita a due esperienze (lo Stato Islamico e, in Siria, l’alleanza dell’esercito della conquista) destinate a generare frutti in futuro.
La classe dirigente turca ha retto a un golpe statunitense che voleva destabilizzarla ed è entrata in posizione autonoma in una guerra che coinvolge anche gli Stati Uniti, costringendo gli alleati degli Stati Uniti a indietreggiare.
L’Iran è stato baciato dalla fortuna (a causa della totale deficienza degli Stati Uniti) ed è potente perché ha un sostegno fanatico di una parte rilevante della popolazione (non pochi iraniani accettano ciò che non condividono per il futuro dell’Iran; e moltissimi condividono e si sentono parte).
I BRICS procedono nelle loro “alleanze” e la Cina… ce lo disse Napoleone: quando si sveglierà – e si è svegliata da tempo – il mondo tremerà.
Putin e la classe dirigente russa mostrano grandi abilità e senso dei tempi storici: il popolo russo è disposto a grandi sacrifici anzi la parte più pericolosa vuole una politica di radicale indipendenza. La Bulgaria si riavvicina a Mosca e così la povera Moldavia.
In Europa, l’euro è perduto e l’ Unione politica europea perde addirittura senso sul piano astratto. I popoli, invece, ormai ridotti a pubblico, non riescono a generare partiti politici ma solo aziende o strutture aziendali o grandi ammucchiate destinate a dissolversi. Si affacciano non segretari di solidi partiti popolari (i moderni principi), ma mediocri capi-popolo. Ovvio, quindi, che i concetti di sovranità e di indipendenza risuonino per ora soltanto come valori.
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