di Claudio Martini
Neutralità attiva ed operante
Era questo il titolo di un articolo, a firma di Antonio Gramsci, uno dei più grandi, apparso nel 1914 sull'Avanti di Benito Mussolini, uno dei più piccoli. L'autore proponeva un compromesso, un “ponte” tra le posizioni interventiste e quelle pacifiste, mediando tra il rifiuto di prendere parte a il grande delitto e la necessità che il proletariato, in quanto classe, si assumesse la responsabilità di guidare della nazione.
Spero che a me vada meglio che al povero Antonio. Adoro le analogie storiche: eccovene una bella grossa.
Noi siamo come nel '15. Scenario dell'epoca: in Europa si fronteggiano due tremende coalizioni, una mitteleuropea, apparentemente reazionaria, l'una occidentale, apparentemente progressista.
Quella occidentale è la peggiore. Essa è la vera responsabile dello scoppio della guerra, per interposta Russia (e Serbia, ma sono la stessa cosa); essa vuole conservare il dominio del mondo, ed allargarlo al medio oriente, allora sotto sovranità ottomana. Deve perciò distruggere il suo più terribile concorrente, il grande Reich Tedesco.
A parte alcuni teatri particolari, come quello balcanico, dove la guerra è sentita come lotta di popolo, questo conflitto è ovunque affare di cancellerie. Contadini e operai non riescono a vedervi un senso. Questo è particolarmente vero nei territori dell'ultimo arrivato, il Regno d'Italia, che ci metterà un anno a convincere i sudditi della necessità che loro si facciano scannare sul Carso, per maggior gloria di Casa Savoia.
Non vi ricorda niente?
Pensateci: due coalizioni in lotta feroce, due coalizioni simili nella loro fredda barbarie, un popolo europeo (passatemi questa astrazione) che deve essere convinto a combattere una guerra per conto degli industriali…
Per chi non ci fosse arrivato rivelo: l'analogia è con l'attuale situazione politica italiana.
La coalizione anti-berlusconiana è PEGGIO di quella berlusconiana, ma ciò non significa che bisogna appoggiare l'una piuttosto che l'altra. È necessario che nel popolo si radichi e si rafforzi la consapevolezza che noi, noi vera opposizione, ma anche noi cittadini, con questa guerra non c'entriamo, che non alzeremo un dito per nessuna delle due parti, che il kaiser (Berlusconi) e le banche occidentali (da Fini a Bersani, da Vendola Casini) non devono poter reclutare milioni di marionette nei loro scontri, CHE NON CI DOBBIAMO LASCIARE COINVOLGERE.
Neutralità, dunque, ma attiva ed operante. Eh sì. A noi non interessa il qualunquismo che lascia tutto com'è. Il nostro non è anti-parlamentarismo o anti-partitismo, ma lotta contro questi partiti e contro questo parlamento. In attesa di avere la forza di sostituirli, per via elettorale, sciopero del voto!
P.S. In accordo con l'analogia testé riportata, il ruolo di Mussolini, quinta colonna interventista, è oggi ricoperta dall'antiberlusconiano bilioso, liberale e sionista, Paolo Flores D'Arcais. Dà da pensare.
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Il mio sciopero del voto è cominciato un decennio fa. Non credo che basti lo sciopero. Anzi sono certo che serva a poco.
Servirebbe una dottrina, una guida che sappia persuadere alla capacità di sacrificio e una non esigua minoranza che scelga il rischio del sacrificio. Poi, se non si vuole riproporre l'assurdo divieto assoluto della proprietà privata dei mezzi di produzione (e spero che non si voglia riproporlo), serve un'alleanza con una parte del capitale: dividere il capitale, questo è l'imperativo. Questi gli elementi essenziali. Ovvio, infine, che servono le condizioni esterne: una lunghissima crisi o addirittura il crollo. La crisi spirituale potrebbe aiutare in astratto. Ma mi sembra che le trasformazioni antropologiche che la logica e l'organizzazione del capitale hanno provocato e provocano in ogni luogo della terra non lascino molte speranze sul rilievo che potrebbe assumere questo profilo della crisi.
La mutazione antropologica profetizzata da P.P.Pasolini c'è stata, è in atto, tuttavia le vicende tunisina ed egiziana dimostrano che le rivoluzioni sono ancora possibili, almeno laddove ci siano un'alta percentuale di giovani ed energie vitali alimentate da avanguardie organizzate e combattive.