Perché lo facciamo
di LUCA MANCINI (ARS Lazio)
“Perchè lo fate?”, è questa la domanda principale che molte persone ci rivolgono, cercando di capire cosa spinge i militanti sovranisti ad usare una parte del proprio tempo libero e delle proprie energie in un progetto politico mastodontico: l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea.
La maggior parte dei cittadini italiani, giustamente, fa una fatica enorme a comprendere una serie di discorsi economici teorici che gli propinano tutti i mass media o una serie di svariate associazioni o pseudo-partiti. Molti cittadini non hanno ben chiaro il significato di parole come “inflazione” e “deflazione”, anzi spesso e volentieri confondono svariate statistiche o non sanno come vengono calcolate. Molte persone non hanno ben chiaro perché le cose vanno male e il più delle volte attribuiscono le colpe di tutto ciò alla corruzione o a presunti sprechi da parte dello Stato, ma soprattutto non riescono a capire perchè noi vogliamo fare questa lotta e perchè ci ostiniamo a voler uscire dall’Unione Europea. Pertanto al di là degli specialistici discorsi economici, cerchiamo di capire quali sono le motivazioni pratiche che ci spingono a condurre questa lotta contro l’Unione Europea.
In questa ricerca, la primissima scoperta che si fa è che le ideologie non sono morte, al contrario di ciò che si dice in giro. L’Unione Europea persegue un’ideologia: il liberalismo, la quale è a tutti gli effetti un’ideologia, esattamente come il fascismo, il comunismo o il nazionalsocialismo.
L’obiettivo principale del liberalismo è sempre stato uno soltanto: ridurre al minimo le aree di intervento dello Stato o addirittura eliminarlo, al fine di aumentare i profitti per l’iniziativa privata. Questo perchè lo Stato è sempre stato l’unico vero avversario del capitale in ogni sistema che si sia dichiarato anti-liberale, sia stato esso fascista, comunista o socialdemocratico.
Pertanto l’Unione Europea, essendo liberale, fa esattamente questo: cerca di distruggere i singoli Stati nazionali. Bisogna sottolineare il fatto che non lo fa per costruire un altro Stato più grande, sarebbe un paradosso per l’ideologia liberale, ma lo fa proprio per aumentare le aree d’intervento dell’iniziativa privata. Giungiamo così alla nostra seconda scoperta: l’Unione Europea non è uno Stato. Semplicemente perchè essa non possiede quello che è il principale potere di uno Stato, ossia fare leggi, dal momento che il Parlamento Europeo non possiede un potere legislativo vero e proprio. Il suo presunto potere legislativo risiede nella Commissione europea, la quale non è eletta dal popolo, perciò è antidemocratica, se non addirittura dittatoriale, mentre il Parlamento non possiede l’iniziativa legislativa. Tuttavia l’UE non fa leggi, ma agisce principalmente tramite direttive, che devono essere recepite dai vari ordinamenti dei singoli stati membri.
Dunque se l’Unione Europea non è uno Stato, allora che cos’è? Semplicemente è un mercato con delle regole comuni. La regola principale è: lo Stato non deve intervenire nell’economia o lo deve fare il meno possibile senza sforare alcuni parametri (è il famoso 3% che sentite continuamente alla TV, ma la matematica non ci interessa stavolta), ed è la nostra terza grande scoperta. Il perchè di tale scelta a questo punto dovrebbe essere chiaro: limitando il più possibile la spesa pubblica si creano più spazi d’intervento per l’iniziativa privata nell’economia. Ma cosa significa tutto ciò in termini pratici? Cosa cambia nella vita delle persone?
Dal momento che lo Stato è prigioniero di queste forze politiche ed economiche, esso si trova con le mani legate nel fare spesa pubblica. Ciò significa che non può spendere molti soldi e tutto ciò si traduce principalmente in due cose: l’aumento della disoccupazione e la totale distruzione dell’offerta dei servizi pubblici.
Nel momento in cui allo Stato viene limitata la possibilità di assumere direttamente personale all’interno di varie istituzioni e la facoltà di nazionalizzare importanti imprese private che stanno per fallire e quindi per licenziare migliaia di operai, è naturale che vi sia un aumento della disoccupazione. L’aumento della disoccupazione è funzionale al progetto liberale dell’Unione, poiché permette una compressione dei salari e quindi un aumento dei profitti da parte dei capitalisti. In parole più semplici: maggiore è il tasso di disoccupazione e maggiore è la manodopera di cui il capitale può disporre, pertanto tale manodopera è costretta ad abbassare le sue pretese salariali se vuole lavorare. La disoccupazione in cui siamo piombati negli ultimi anni non è un accidente, ma il risultato di un processo espressamente voluto dall’Unione.
La situazione è altrettanto drammatica per quanto riguarda i servizi pubblici. Gli impiegati sono ridotti al minimo, gli ospedali chiudono, non vengono assunti abbastanza medici o infermieri, le scuole di periferia chiudono e gli insegnanti non vengono assunti. Tutto ciò non accade perchè c’è la corruzione o abbiamo finito i dottori o gli insegnanti, ma accade semplicemente sempre per lo stesso motivo, ossia la riduzione della spesa pubblica, tramite la quale, in questo caso, si mira alla privatizzazione di tutti i servizi pubblici, per aumentare i profitti dei privati. Sfatiamo un altro grande tabù e facciamo la nostra quarta grande scoperta: il problema della corruzione o degli sprechi pubblici è un falso problema. La seconda grande regola dell’Unione Europea è il raggiungimento del pareggio di bilancio, tramite l’abbattimento del debito pubblico. In parole povere, lo Stato si deve comportare come se fosse un individuo e spendere in base alle entrate. Pertanto dal momento che lo Stato non può spendere e i soldi che vengono risparmiati devono essere utilizzati per abbattere il debito pubblico, anche qualora venisse ridotta la corruzione o i presunti sprechi del sistema pubblico, questi soldi risparmiati non verrebbero riutilizzati per costruire ospedali, strade, scuole o per assumere personale.
A questo punto, la nostra quinta scoperta è di una banalità sconvolgente: lo Stato non è un individuo e non c’è alcun motivo razionale per cui esso debba comportarsi come se lo fosse. Anzi esso è l’esatto opposto, rappresenta la collettività e se solo fosse libero opererebbe per essa. Come? Semplicemente come ha sempre fatto, stampando moneta e decidendo liberamente e sovranamente quanta farne circolare e quindi quanta spenderne per migliorare i servizi pubblici o ridurre la disoccupazione. Qui entra in gioco il problema dell’euro, poiché la realizzazione della moneta unica ha imposto un altro divieto allo Stato: esso non può stampare moneta e quindi non può fare le cose appena dette. A questo punto è evidente che l’euro non è il problema principale, ma solo uno strumento con il quale vengono imposte le folli regole stabilite dai trattati europei. Questa potremmo definirla la nostra sesta scoperta, la quale ci invita a diffidare di tutte le associazioni o pseudo-partiti che dicono semplicemente di voler uscire dall’euro, senza uscire dall’Unione Europea. A quel punto rischieremmo di avere una moneta nazionale, ma di sottostare comunque alle folli regole delle quali abbiamo parlato finora e quindi la cosa sarebbe completamente inutile.
Dunque, dopo tutte queste scoperte, è giunto il momento di rispondere alla domanda da cui siamo partiti e capire dunque perchè lo facciamo. Tanto per iniziare, non vogliamo che ci siano padri di famiglia, costretti ad andare a lavorare sottopagati per racimolare qualche soldo a fine mese. Non vogliamo che ci siano giovani che siano costretti ad emigrare perchè qui non gli viene garantito un lavoro. Non vogliamo più vedere ospedali, vitali per le comunità, chiudere miseramente. Non vogliamo più vedere scuole che crollano. Non vogliamo scuole che non formino cittadini, ma meri consumatori. Non vogliamo essere succubi di interessi di potenze straniere, siano esse politiche o economiche, ma vogliamo essere LIBERI di determinare gli interessi del Popolo italiano e di perseguirli con ogni mezzo necessario, ed è per questo che lo facciamo!
Viva la Repubblica Sovrana!
Articolo perfetto ed estremamente chiaro.
Le spese per la scuola, perla sanita’, per la difesa, per la polizia non devono essere fatteper il conseguimento di un utile o pareggio monetario, ma sono un investimento per il benessere sociale, come pure quelle per la Giustizia.
Lo Stato deve poter stampare moneta, i politici devono decidere il modo migliore per spenderla, i tecnici di Bankitalia devono regolarne i flussi per evitare problemi di circolazione.
Lo Stato, mediante la tassazione o prestiti sul mercato puo’ ridurre la quantita’ di moneta in circolazione per i fini piu’ opportuni.
Purtroppo a raccontare certe semplici verita’ E’ RISCHIOSO !
Complimenti, poche parole, concetti espressi in modo semplice che permettono anche a chi non si è mai interessato di tali argomenti di comprendere cosa ci accade intorno.