di LUCIANO BARRA CARACCIOLO
1. L’argomento di cui cercheremo di trattare oggi è in realtà un classico di questo blog; la sua rinnovata attualità, però, discende da un ritrovamento di Arturo, relativo a uno scritto einaudiano del 1936, complementare, o meglio “rivelatore”, del senso di un successivo discorso dello stesso Einaudi, svolto il 14 marzo 1947 in Assemblea Costituente. Il tema, come vedrete, è quello del gold standard e della sua relazione con la doppia moneta (doppia circolazione, contemporanea, di due diversi strumenti di pagamento) di cui pure, oggi, da più parti si parla (sia pure, al momento, con diverse finalità).
2. Per chiarire (ancora) il tema generale del gold standard, che è sempre utile rammentare, riportiamo in premessa due “definizioni”, rispettivamente di Guido Carli e di Eichengreen. Ci servono per mostrare la distanza, di Einaudi, dalla realtà (socio-politica) della sua esposizione “scientifica”, nonché, pure, la sua abilità…affabulatoria.
Dunque
Eichengreen, descrive così la storica transizione tra l’ottocento e il novecento proprio con riguardo al senso politico, prima che economico, del gold standard (
da ultimo, qui, p.7):
“Ciò che era critico per il mantenimento di cambi fissi,.., era la protezione dei governi dalla pressione di dover sacrificare la stabilità dei cambi ad altri obiettivi. Vigendo il gold standard ottocentesco, la scaturigine di questa protezione era l’isolamento delle politiche di cambio dalle politiche interne.
La pressione portata sui governi del XX° secolo a subordinare la stabilità della valuta ad altri obiettivi non costituì una caratteristica del mondo ottocentesco.
A causa della limitazione del suffragio, i lavoratori comuni che maggiormente soffrivano la durezza dei tempi, avevano scarse possibilità di obiettare agli aumenti dei tassi di interesse decisi dalle banche centrali per difendere i cambi fissi. Né i sindacati nè i partiti che potessero rappresentare i lavoratori nei parlamenti, si erano sviluppati al punto che i lavoratori potessero insistere nel rivendicare che la difesa del cambio potesse essere temperata dal perseguimento di un adeguato livello di occupazione.
[ndr; …questa difesa democratica della classe lavoratrice dagli effetti del vincolo monetario, è esattamente ciò che “il manifesto di Ventotene” indica come i “sezionalismi” guerrafondai (?) da combattere, attribuendo al conflitto sociale il ruolo di uno scontro periferico rispetto ad un indefinito e, a questo punto misterioso, interesse generale, perseguibile solo da parte del solido stato internazionale!]
La priorità attribuita dalle banche centrali alla difesa dei tassi fissi (ndr; siano essi conseguenza del gold standard ovvero, come oggi in €uropa, di una moneta unica), rimaneva fondamentalmente incontestabile. I governi erano perciò liberi di difendere il mantenimento dei cambi fissi intraprendendo qualunque passo fosse ritenuto necessario”.
Globalizing Capital (Princeton University Press, New Jersey, 2008, pag. 2).
“Carli (sempre in “Cinquant’anni di vita italiana”, 1996 [1993], pag. 187) ci dà un’illuminante descrizione dell’effetto squisitamente “sociale” del gold standard, incontrovertibilmente, abbiamo visto, alla base del concepimento €uropeo della moneta unica (ed infatti Carli fa riferimento proprio alle “uscite” di Werner, del 1965, riportate da Ann Pettifor, sopra citata, ed altri, in particolare Rueff, consigliere economico di De Gaulle, favorevoli alla moneta unica come sistema opportunamente aggiornato di gold standard): “Nelle Considerazioni finali pronunciate nel maggio del 1965 avevo dato ampio spazio alle implicazioni sociali della scelta di un sistema monetario piuttosto che di un altro.
E mi riferivo a Rueff quando scrivevo:
L’argine contro il dilagare del potere d’acquisto che movendo dagli Stati Uniti minaccia di sommergere l’Europa, si continua a sostenere, potrebbe essere innalzato esclusivamente mediante il ripristino del gold standard. In realtà, concezioni del genere incontravano, un tempo, un coerente completamento nelle enunciazioni che attribuivano al meccanismo concorrenziale il compito di realizzare, mediante congrui adattamenti dei livelli salariali, il riequilibrio dei conti con l’estero.
Insomma, il ritorno alla convertibilità aurea generalizzata implicava governi autoritari, società costituite di plebi poverissime e poco istruite, desiderose solo di cibo, nelle quali la classe dirigente non stenta ad imporre riduzioni dei salari reali, a provocare scientemente disoccupazione, a ridurre lo sviluppo dell’economia.”
4. Dunque, il problema sempre avuto presente dai vari euro-fondatori è quello del “dilagare del potere d’acquisto”.
“
… noi abbiamo attraversato, prima del 1914 un’epoca felice che io temo non si riprodurrà mai più. Il secolo trascorso dal 1814 al 1914 è stata una parentesi nella storia del mondo, parentesi la quale probabilmente noi della generazione attuale e forse di parecchie generazioni avvenire non vedremo più…Uno degli aspetti caratteristici di quel secolo felice è stato il mito dell’oro, vorrei piuttosto chiamarlo la magia dell’oro.
Se parlasse, invece di un economista, una nonna ai suoi nipotini e volesse raccontare quello che accadeva prima del 1914, quando anche i bambini potevano soddisfare le loro esigenze di zucchero e di pane bianco, essa certamente direbbe: c’era una volta un mago, uno di quei nani o gnomi che voi bambini avete contemplato quando siete andati alla rappresentazione di Biancaneve e i sette nani; uno di quei nani di cui nessuno poteva prevedere a priori le decisioni, ma che intanto guidavano gli uomini e che impedivano che gli uomini facessero del male … Se dovessi dire in quale paese del mondo vi sia una moneta perfetta, imparziale, neutra, come ora dicono gli economisti, direi che questo paese si trova in un’isola sperduta del Pacifico, nel quale la leggenda ha immaginato che in tempi remotissimi cadessero nell’isola una quarantina di grossi massi…
…
Tutti i contratti di quell’isola – che…certo dal punto di vista monetario è di esempio a tutto il mondo – tutti i contratti si fanno con la trasmissione ideale di quei massi. Tutti quelli che vendono qualcosa o trasferiscono un diritto acquistano quei massi e gli acquirenti vanno a contemplarli e se ne ritengono i padroni. Nessun uomo di governo, nessun capo tribù può variare il numero di quei massi di oro. Ciò che accade in quell’isola fortunata è accaduto nel secolo dal 1814 al 1914, in misura attenuata, perché la quantità dell’oro esistente nel mondo era allora variabile. Essa però variava al di fuori della volontà di qualsiasi uomo di governo o di stato. Nessuno invero poteva impunemente agire sulla quantità della massa circolante…
Era il mito dell’oro che faceva sì che … coloro i quali contraevano dei debiti si sdebitassero delle obbligazioni introdotte con la medesima moneta; l’onestà la quale, considerata sempre uno dei dieci comandamenti, era diventata miracolosamente una regola d’azione alla quale neppure gli uomini di stato potevano sottrarsi, pretestando la cosiddetta ragione di stato. Era un’epoca nella quale, in conseguenza della onestà monetaria che dipendeva dal mago mitico dell’oro, gli scambi internazionali di beni e di uomini erano facili…
Nel 1914 gli uomini immaginarono di poter guardare dentro al meccanismo meraviglioso e lo ruppero; e al posto di esso istituirono quella che fu chiamata la moneta manovrata, moneta che non è più abbandonata al caso, che non è più abbandonata all’arbitrio, che non è più abbandonata alla scoperta fortuita di miniere d’oro, tutte cose del passato, cose che devono essere soppresse, perché non il caso, ma la volontà dell’uomo, la sapienza dell’uomo deve dominare anche il mercato monetario…Abbiamo visto che cosa è successo con la sostituzione della sapienza dell’uomo al caso, al caso fortuito della scoperta di miniere d’oro rispetto alla lira. La lira oggi ha una potenza d’acquisto che forse è la duecentesima parte di quella che era la potenza d’acquisto della medesima lira nel 1914…
Questi sono i risultati della sostituzione al caso della volontà preordinata da parte degli uomini. Questa sostituzione, in molti paesi del mondo, è la grande colpevole dei trasporti di ricchezza dall’uomo all’altro. La svalutazione monetaria … è la colpevole dell’arricchimento degli uni e dell’impoverimento degli altri e del sorgere di odii e di invidie fra le classi, che non furono mai tanto gravi come negli ultimi trent’anni. La mancanza di una base solida della moneta ha fatto sì che gli odii e le invidie si inasprissero e portassero ad uno stato d’animo rivoluzionario in tutti i paesi del mondo…” [L. EINAUDI, Assemblea Costituente, 14 marzo 1947].
5. A quali “odii” e “invidie”, “sorti negli ultimi 30 anni” precedenti il 1947, a causa dell’abbandono del gold standard, si riferisse, poi, non è ben chiaro, dato che sia
Mussolini che
Hitler, nella sostanza e pur con diverse strategie, conservarono il gold standard…
Sta di fatto che Einaudi vedeva, ancora in sede Costituente, il gold standard come un “meccanismo meraviglioso” frutto di un sapienziale “mito dell’oro”.
“Per trovare uno sprazzo di verità in Einaudi bisogna andare a scovarlo, come d’altra parte anche nel caso di Eichengreen, nei lavori scientifici di carattere storiografico, in particolare in uno studio sulla “moneta immaginaria”. Si trattava di un aspetto fondamentale dell’istituzione monetaria di antico regime anteriore alla parità aurea fissa: le funzioni di mezzo di pagamento e di misura di valore erano separate, così che il principe poteva intervenire alterarando il potere liberatorio della moneta interna, la c.d. “moneta piccola”, generando in pratica inflazione, adeguandone il rapporto con quella “grossa”, usata per gli scambi internazionali, il che equivaleva a una svalutazione.
Sentite un po’:
“Laddove il sistema odierno della moneta effettiva riesce ad esaltare i sentimenti i quali fanno colpa allo straniero della svalutazione della moneta nazionale, il sistema antico della doppia moneta effettiva ed immaginaria metteva in evidenza il fatto che la svalutazione della moneta è sovrattutto un affare interno, importante nei rapporti fra classe e classe, individuo e individuo della stessa nazione, dove si negozia in lire immaginarie variabili e, alla lunga, irrilevante nei rapporti con l’estero, dove non solo si paga ma si è costretti a negoziare altresì in fiorini effettiva.” (L. Einaudi, Teoria della moneta immaginaria nel tempo da Carlomagno a Napoleone, in «Rivista di Storia Economica», t, n. 1, 1936, ripubblicato in L. Einaudi, Scritti economici, storici e civili, Milano, Mondadori, 1973, pag. 446 riportato in L. Fantacci, La moneta, Marsilio, Venezia, 2005, pag. 212).
Hai capito? Inflazione e svalutazione non sono un problema morale ma di rapporti fra le classi: shoquant! :-) “.
“A riguardo mi sono venuti in mente i minibot proposti dalla Lega. Da quello che ho capito possono funzionare solo nel breve-medio periodo, ovvero con l’unico scopo tecnico di traghettare non bruscamente l’economia verso una nostra valuta unica. (Ed è questa la funzione dichiarata in effetti da Claudio Borghi, v.qui, infine).
Immagino che in caso di coesistenza forzata e prolungata di Euro/minibot (o di una qualsiasi altra ‘doppia moneta’) si potrebbe tentare di realizzare lo scenario descritto (nei limiti della sua assurdità, ma un tentativo di Essi potrei aspettarmelo)”. 8. Ma c’è chi, invece, non la considera una soluzione transitoria, quanto, piuttosto, un “mezzo ritorno” alla sovranità monetaria…Se la vogliamo chiamare così (“La proposta di due monete (una nazionale per le transazioni domestiche ed una comune per le transazioni internazionali) si riferisce ad una situazione in pratica simile a quella che avevamo negli anni 80 e 90 con la lira e con l’Ecu”. Obiettivo dichiarato è un recupero, seppur parziale, della sovranità monetaria dello Stato…). Iscriviti al nostro canale Telegram
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