L’esempio e la lotta di mio padre
di MAURO ESPOSITO (FSI Torino)
Il 14 Ottobre del 1980, ovvero 37 anni fa un numero imprecisato di persone, dichiarate 40000 ma non più di 15000 in realtà, con alla testa quadri e dirigenti Fiat scesero in piazza, per la prima volta in vita loro, manifestando contro gli operai che da ormai oltre 35 giorni davanti ai cancelli della suddetta azienda esercitavano il diritto allo sciopero costituzionalmente previsto.
Il motivo ufficiale di tale manifestazione era legato al metodo duro di condotta degli scioperanti nei confronti di chi non sceglieva di esercitare tale diritto, i picchetti duri davanti ai cancelli e le ronde intorno ai muri della fabbrica. Questi 15000, sostenendo che la condotta non democratica non era più sostenibile, al grido di vogliamo lavorare marciarono apparentemente convinti.
Dall’altro lato gli operai coinvolti negli scioperi di quei giorni (tra cui mio Padre) cercarono di difendere, in maniera anche estrema, rimettendoci personalmente, il posto di lavoro di tutti, seriamente minacciato dalle politiche aggressive e crudeli della azienda torinese, che prima con cassa integrazione e poi con la mobilità cercò di liberarsi di personale valutato in esubero. Un numero enorme di famiglie venne coinvolto in quella che fu una vera guerra di classe sociale.
La stragrande maggioranza di queste persone scelsero di lottare per il bene collettivo, cercando di ottenere tramite i sindacati una trattativa seria, con l’appoggio anche del partito comunista e del loro leader Berlinguer, esponendosi a tutti i rischi possibili. Come era ovvio lo scontro tra loro e chi si sentiva “intoccabile e coperto” era inevitabile, è la logica di tali scontri a prevederlo, la vittoria di una fazione comunque avrebbe vanificato il lavoro dell’altra.
In questo clima anche il quartiere di Mirafiori Sud, popolare e notoriamente difficile ai tempi, si schierò dalla parte degli operai. Numerosi aneddoti vissuti sulla pelle dei presenti provarono il grande senso di collettivo e di Popolo che si respirava in quei periodi nonostante i numerosi problemi da affrontare. Senso che negli anni è andato a morire per cause ormai note.
Quel giorno, il 14 Ottobre del ’80 fu sfruttato in maniera cinica da chi aveva interesse a demonizzare quei giorni di lotta collettiva, quei giorni di grande orgoglio e coscienza, distruggendo il lavoro portato avanti con gran sacrificio fino a quel momento, iniziando di fatto una nuova fase storica.
Mio Padre nonostante il triste epilogo mai si è pentito di quei giorni, di avermeli fatti capire e conoscere, anzi li ricorda con affetto ed orgoglio.
Sempre andrò fiero di lui e di chi ha lottato al suo fianco, del quartiere, della gente comune.
Non credo che chi partecipò a tale meschina manfrina quel giorno possa vantare tale orgoglio, tale fierezza, nè in passato, nè ora, nè mai…
Grazie Papà, ti devo molto.
Sarebbe interessante indagare su quanti di quei 40000 furono, a distanza di tempo, licenziati esattamente come gli operai che manifestarono davanti ai cancelli di Mirafiori. L’organizzatore della marcia invece risolse i suoi problemi occupazionali candidandosi (e venendo eletto) nelle file del PRI, casualmente lo stesso partito di Susanna Agnelli.
Grazie di questa testimonianza. A distanza di quasi 40 anni sono possibili alcune riflessioni. L’azienda ha continuato il suo disimpegno e da una posizione importante oggi non solo si è ridotta ma diventa difficile considerarla italiana sia per la sua sede legale all’estero sia per i suoi differenziati interessi. La ” marcia dei 40.000″ , come viene ricordata, è stata sostenuta dalla direzione aziendale , dai principali organi di informazione, tanto per capire chi pagava, e anche in fondo da alcuni sindacati che hanno confermato una loro particolare “sensibilità”. Lo sviluppo di questa deriva ha avuto anche recentemente episodi ” particolari”. Tra questi si può ricordare il decentramento di alcune produzioni in Serbia in seguito a facilitazioni e contributi statali in realtà pagati dall’Europa e pro quota anche dall’Italia.Quindi l’Italia ha contribuito con suoi fondi al decentramento Fiat in Serbia. Le sconfitte hanno sempre code dolorose!