L'ideologia della condivisione
Questo concetto ha avuto fortuna nell'ambito del cattolicesimo, in particolare del cosiddetto catto-comunismo – pensiamo alla fortunata frase di Tonino Bello 'convivialità delle differenze' – per arrivare poi a permeare il gergo quotidiano, anche quello professionale e istituzionale.
Il significato etimologico rinvia alla "adesione, partecipazione a idee o sentimenti altrui". Insomma, allo stare e al sentire in profondità l'altro per quello che è; un atto, insomma, di profondo riconoscimento.
Il termine appare oggi usurato, abusato, svuotato; ha perso consistenza diventando mera tecnica per stare ed agire efficacemente 'dentro le cose di questo tempo': l'altro e la sua diversità, di fatto, non sono valore ma ostacolo da aggirare abilmente.
Il nostro tempo, articolato e complesso, ci pone inesorabilmente di fronte al concetto di limite: l'attrezzatura teorica per affrontare la diversità, come afferma Umberto Curi, si sta clamorosamente indebolendo, al suo fascino si sostituisce un senso di nausea e di estenuazione. Non reggiamo più la diversità e abbiamo il bisogno di allontanarla, tenerla distante, anche negarla. La democrazia stessa, afferma Angelo Panebianco, risulta incapace di contenere tutta questa quantità e qualità di diversità.
Lungo il mio percorso spesso ho tentato di mettermi di fronte alla diversità: in alcuni casi ci sono riuscito, in altri ho fallito. Sicuramente non ci sono riuscito con gli zingari: mi sono accostato a questo 'mondo', ho provato a starci dentro sentendomi più tollerato che accettato, fino ad arrendermi accettando di non stare dove nessuno mi voleva.
Non ritengo sia un dramma non riuscire ad accogliere la diversità, è più pericoloso assumere una posizione ideologica: dal 'dagli allo straniero' all' 'amore incondizionato senza se e senza ma'.
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Foto: Museo delle Scienze di Renzo Piano
C'è molta ipocrisia nel concetto di condivisione. Non è chiaro nemmeno se esso riesca ad avere un autonomo spazio semantico. Educazione, gentilezza, disponibilità, rispetto, curiosità forse bastano. Quando si sono esercitate tutte queste virtù, l'esito non è scontato. Può ben essere il disprezzo per l'altro. Non abbiamo l'obbligo di essere buoni nei nostri giudizi. Abbiamo soltanto l'obbligo di non avere pregiudizi.
La condivisione può essere un concetto (astrazione) oppure una prassi. Questo sito offre spazi di condivisione. C'è chi scrive articoli e chi li legge, oltre a chi come me adesso, li commenta. E' un'Agorà molto più reale che virtuale, e si basa sulla condivisione di idee, sogni e proposte.
Viceversa l'ideologia della condivisione contiene in sè tutti i pericolosi germi delle peggiori astrazioni. E' una trappola linguistica, che non identifica nessun fatto reale, ma delinea solo un territorio semantico dove il significante è molto scollato dal pur precario significato.
Al massimo tale astrazione può essere annoverata tra le buone intenzioni con cui, ci ammoniva Marx, sono lastricate le strade dell'inferno.