Il dollaro
di Mensa Andrea
La vicenda di DOMINIQUE STRAUSS-KAHN riporta alla ribalta un antico e recente problema del quale dovremmo tutti, a livello mondiale e non solo Italiano, cominciare ad interessarci. Man mano che la globalizzazione rende gli interscambi più frequenti e di sempre maggior valore, il problema della moneta con cui pagare tali merci e servizi, diventa sempre più pressante e cocente.
Innanzitutto alcuni dati, già di per se inquietanti: quando Saddam Hussein annunciò di voler quotare il petrolio irakeno in euro , anziché in dollari divenne immediatamente una persona da perseguire, e l’Irak, con una scusa miserevole venne invaso, Saddam Hussein impiccato, ed ancora oggi il paese è destabilizzato, ma il petrolio irakeno confluisce in quelle che sono le “riparazioni di guerra”. Quando Geddafi, riunì diversi paesi africani, esportatori di materie prime, e propose di far pagare tali beni in oro, divenne subito un tiranno da perseguire e uccidere, ed anche in questo caso , nato e forze USA e Regno Unito stanno combattendo una guerra all’insegna di non si sa bene cosa. Strauss-Kahn, porta avanti la proposta di effettuare i regolamenti internazionali mediante i diritti speciali di prelievo del FMI, e guarda caso si trova invischiato in una vicenda giudiziaria, perlomeno molto sospetta. Ma c’era un precedente, per lui. Nella vicenda Irlandese delle banche nazionalizzate, si era espresso contro le banche, ed a favore del fatto che fallissero. Invece esse sono state salvate a spese del tesoro, e i costi riversati sulla popolazione. Ora appare evidente una cosa: chi tocca il dollaro , muore. Perché ?
Per capire cosa ci stia dietro a questa questione occorre , appunto, pensare al valore globale degli scambi internazionali. Ma facciamo un passo indietro. In un sistema monetario aureo, il denaro non è un problema, perché costituito dall’oro, che, essendo anch’esso un bene, anzi IL bene per eccellenza eretto a tale immagine da 5000 e più anni di storia umana, trasforma ogni scambio in un baratto. Tu dai a me una merce, ed io do a te dell’oro. Alla fine della WWII , si ricorse a qualcosa come un sistema monetario con copertura al 100%. Il deposito era a fort Knox, e spostando lingotti da una stanza all’altra si saldavano i conti tra nazioni. Poi venne il dollaro con copertura aurea, il che portava ad avere dollari o oro indifferentemente, ma nel ’71, Nixon turlupinò il mondo intero denunciando tale convertibilità. Così chi aveva dollari, si accorse di avere molto meno, visto che l’oro passò dalle 35 $ l’oncia, a 900, con buona pace di coloro , che detenendo dollari, pensavano di avere una riserva sicura. Tutti gli stati del mondo, possedevano dollari, e con tale svalutazione gli USA fecero pagare buona parte dei costi della seconda guerra del Vietnam, a costoro, svalutando di fatto il dollaro. Ma dato che viviamo in un contesto di moneta Fiat, ovvero creata dal sistema bancario ed imprestata, vediamo cosa implica tale fatto nell’ambito nazionale ed internazionale. Abbiamo già visto in altri miei scritti, come il valore di una moneta fiat risieda solo nella fiducia che una volta accettata tale moneta in cambio di un bene, si possa scambiare ancora per un bene. Questa fiducia è imposta e mantenuta da quella istituzione chiamata “corso legale” imposto dalla massima autorità e che obbliga chiunque ad accettare, all’interno dello stato, tale denaro in pagamento. Senza tale istituto, senza tale obbligo, nessuno accetterebbe dei pezzi di carta in cambio di beni reali. A meno che esista un accordo tra le parti, con sanzioni definite e applicabili, nel caso che l’accordo non venga rispettato. Ora eleviamo il “sistema” a livello internazionale. L a fine della WWII vide la maggior parte delle allora potenze economiche/industriali distrutte dal passaggio della guerra, ad eccezione degli USA, che invece avevano sviluppato una capacità produttiva spaventosa. Soprattutto per cosa riguardava acciaio e carbone. Tutta l’Europa, distrutta dalla guerra, aveva un bisogno enorme, prima di tutto , di tali materiali. Gli USA imprestarono dollari a tali nazioni distrutte, permettendo loro di acquistare quella loro sovra produzione. Fu un accordo benefico per entrambi, ma che portò il dollaro ad essere la moneta di scambio internazionale, soprattutto garantito dalla sua convertibilità in oro. Possedere dollari, quindi , era come possedere oro. Ma i prestiti vanno resi, pertanto poco per volta una certa quantità di beni prodotti in Europa, veniva venduta negli USA, recuperando così quei dollari che avrebbero potuto esser resi, e finito di rendere quelli dovuti, la cosa continuò, perché se si voleva petrolio, materie prime, generi alimentari, occorreva pagarli in dollari, ma quei dollari occorreva prima ottenerli. Ottenerli portando merci e vendendole negli USA, beni reali, in cambio di dollari=oro, che veniva accumulato come riserva, per poter acquistare quanto occorreva come materie prime e alimenti. Poi nel ’71, con la denuncia della convertibilità, i dollari smisero di equivalere all’oro, ma ormai ogni stato aveva i forzieri pieni di dollari, e ogni commercio avveniva in dollari, ma cosa teneva ancorati i cmmerci al dollaro era la divisione bipolare del mondo. Una parte usava i rubli e veniva “difeso” ovvero “protetto” dalla potenza militare sovietica, l’altra parte da quella Statunitense. Ecco quindi che l’accordo di usare il dollaro nei commerci, era mantenuto in vita anche da ragioni di difesa, di appartenenza ad un “blocco”. E coloro che anche non appartenevano ad uno dei due “blocchi” erano economicamente insignificanti pertanto incapaci di imporre una diversa moneta. Emissione sempre maggiore di dollari, legata allo sviluppo dei commerci internazionali ( più commerci esistono, più è alta la necessità di denaro) , portò infine tutte le nazioni a crearsi ampie riserve di dollari ( o titoli del tesoro americano, espressi in dollari). Caduto il muro di Berlino, il mondo si trasformò gradatamente da bipolare in multipolare , con l’emergere ed il consolidarsi di altre potenze economiche continentali dalla Cina, all’India, al Giappone, America latina (Brasile, Argentina, Venezuela, ecc…), e dall’emergere della Russia e dell’unione Europea, con la sua moneta unica. A questo punto anche l’esigenza della difesa, cade, e rimangono solo più le grandi riserve di dollari, nelle banche centrali, a imporre di continuare ad usare il dollaro negli interscambi internazionali. Ecco quindi che le ragioni che conferivano “autorità” a livello mondiale agli USA e che potevano dare un senso all’accordo di continuare ad usare il dollaro, si ridimensionano. Non vi è più nulla che simuli un “corso legale” internazionale, non accordi, non sanzioni, null’altro che il residuo di una autorità in decadenza Inoltre la politica monetaria assurda degli USA , portata avanti dalla FED e dal tesoro americano, con la determinazione di far pagare al resto del mondo il costo del proprio benessere e delle disastrose manovre finanziarie, atte a mantenere tale assurdo livello di vita della propria popolazione ( o almeno di una parte di essa) mette in seria discussione tale dominio della loro moneta. Essendo infatti la FED autorizzata a emettere dollari, valutando solo ed esclusivamente la convenienza del proprio paese, e quindi svalutando contemporaneamente le riserve di tutto il resto del mondo, porta quest’ultimo a richiedere che la moneta mondiale, non sia più sotto l’arbitrio di un solo paese, benché potente e forte, ma che gli accordi sulla sua gestione siano più collegiali, visto anche che la forza economica relativa degli USA è apertamente in declino. Oggi, nel mondo e fuori degli USA, ci sono più di 25 trilioni di dollari, quasi 2 volte il PIL degli USA, il che significa che, se tutte le nazioni del mondo, decidessero di non tenere più dollari nelle loro riserve, e chiedessero dei beni agli USA in cambio di quei dollari posseduti, gli USA dovrebbero lavorare e produrre, senza consumare nulla per due anni, solo per creare la ricchezza corrispondente a tutti quei dollari che hanno creato nel giro di questi 60 anni, e messo in circolazione fuori dai loro confini. Diventa allora chiaro, che livello di minaccia, al loro status, al loro benessere, rappresenta anche solo l’idea che si possa usare qualcosa di diverso dal dollaro, per gli interscambi internazionali. Un pericolo chiamato default, con tutto ciò che ne consegue. —————————————————— Questione Italiana ”Il sistema Italia appare vulnerabile, e più vulnerabile di qualche anno fa”. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, presentando il rapporto annuale dell’istituto alla Camera dei deputati, alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. “……. le famiglie hanno ridotto drasticamente il tasso di risparmio per sostenere il loro tenore di vita e i vincoli di finanza pubblica rendono minimi gli spazi di manovra della politica fiscale” E il loro tasso di risparmio, “è sceso per la prima volta al di sotto di quello delle altre grandi economie dell’Uem …………. il valore più basso dal 1990″. L’Italia, afferma, ”ha colto la ripresa anche se
in maniera lenta, ovvero meno veloce rispetto a quella degli altri Paesi” ma “la crisi ha portato indietro le lancette della crescita di ben 35 trimestri, quasi dieci anni” e l’attuale “moderata ripresa” ne ha fatti recuperare 13. con “un graduale scollamento della performance italiana rispetto alle altre maggiori economie dell’Unione che è divenuto più evidente nella fase di ripresa 2006-2007 e si è aggravato con la crisi”. i tecnici dell’Istat spiegano inoltre che “lo stock delle imprese si è ridotto di 43 mila unità, per 363 mila addetti Inoltre, il rapporto fa notare che “il principale fattore trainante per la ripresa è stata la domanda estera, che comunque era anche stata la componente che aveva guidato la caduta nel corso della recessione”. Peccato che non sia sotto il nostro controllo e si stia smorzando. ”In Italia l’impatto della crisi sull’occupazione è stato pesante. Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità”. I più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d’età in cui si registrano 501 mila occupati in meno. Se questi sono i dati ufficiali che fotografano la situazione Italiana, ognuno tragga le proprie conclusioni.
Dando per acquisito il fatto che il dollaro è strumento di egemonia e che ovviamente gli usa non possono permettersi di perderlo, la previsione di default è economicamente imprecisa: al contrario di paesi come argentina (debito in dollari) e grecia (debito pubblico in euro) gli states hanno pieno controllo sia sulla propria moneta che sul loro immenso debito che è comunque emesso in dollari. Nel caso in cui la Cina o il Giappone che sono i due massimi detentori di riserve di dollari al mondo decidessero di chiederne la conversione ad altra moneta o bene, più o meno semplicemente il dollaro verrebbe spaventosamente svalutato e l'inflazione ovviamente non potrebbe che seguirne la sorti ma non si assisterebbe ad un default, certo con i 100 dollari ti ci puoi tappezzare la casa. Magari inizierebbero a circolare i biglietti stile zimbawe da 1 trilione di dollari. Il debito pubblico americano è garantito dalla casa reale saudita.
Il debito pubblico americano è garantito dalla casa reale saudita.
Forse é per questo che i Saud sono i migliori alleati U.S.A. nella destailizzazione dei regimi arabi?
@ Ferkin
la FED non è il tesoro. ovvio, anche se l'obiettivo della FED è un ibrido tra sviluppo economico e salvaguardia della moneta.
dici giusto quando sostieni che come nazione, avendo sovranità monetaria potrebbe ripagare i bond in scadenza con effimeri pezzi di carta.
la scelta sta tutta nel decidere se svalutare di una certa percentuale oppure distruggere interamente la moneta, cosa che accadrebbe se la FED iniziasse a stampare per permettere al tesoro di pagare.
il problema però è nel "dopo" ….. chi accetterebbe più del denaro da un tale stato ? solo una nazione autosufficiente può pensare ad una manovra del genere.
@ luigiza
la famiglia Saud detiene una bella fetta del debito americano, ma , a differenza di Cina, Giappone, ecc… ha usato buona parte di tale denaro per acquistare dei pezzi di S.U. pare che tale famiglia possieda oggi circa il 7% dei valori americani, pertanto sono forse loro i veri padroni d'america
Caro Andrea,
i beni posseduti da governi stranieri in America sono degli Stati Uniti. Essi infatti hanno la forza militare e la possibilità di minacciare e finanziare e far vincere sommosse all'interno dell'Arabia Saudita e di riuscire ad uccidere (quasi) chiunque vogliono nel mondo, ovunque si trovi. Perciò possono dire: da oggi questi beni che erano tuoi sono miei. Naturalmente non sarebbero così cattivi e sinceri. Comincerebbero a dire che quelli non sono soldi dell'arabia saudita ma della casa reale; che quest'ultima ha attentato agli stati uniti; che le rendite di quei beni sono utilizzate per finanziare il terrorismo; ecc. ecc..
Il "diritto internazionale" è identico alle "leggi della strada" alle quali un tempo si sottomettevano i ragazzini, cercando, nel migliore dei casi, di venirne fuori a testa alta. Colui che è forte e violento detta la legge.
In ogni caso mi interessano più la possibilità e le conseguenze di un grave default italiano e/o di una grave svalutazione della moneta italiana (dopo l'euro: la chiamerei nuova lira o semplicemente lira). Leggiti l'articolo già caricato in draft, che pubblicheremo venerdì. Tramite le tue obiezioni voglio chiarirmi le idee e magari intrecciare un dialogo. Soffermati anche in ciò che di buono trovi nell'articolo. In modo che io possa riflettere sui pro e i contro.
@ stefano
pienamente d'accordo, solo che tutto ciò non avverrà almeno fino a quando in Arabia Saudita ci sarà una goccia di petrolio….. poi si vedrà.
anche perchè una "nazionalizzazione dei beni sauditi, non sarebbe un buon biglietto da visita per chi detiene dollari, e continua ad illudersi di poterli convertire in beni.
furbi i cinesi, ch econ i dollari comprano beni in altre parti del mondo, scaricando così la rogna ad altri.